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DEBITI PA, L’UE APRE PROCEDURA DI INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA

Le imprese non vengono pagate a 30-60 giorni come previsto dalle regole Ue ma con ritardi che arrivano sino a 210 giorni

L’Europa ci bacchetta. E stavolta sarà difficile trovare qualcuno che le dia torto e si scandalizzi per la severità. La Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia perché ritiene che nella pratica non applichi correttamente la direttiva Ue sul ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Le imprese, infatti, non vengono pagate a 30-60 giorni come previsto dalle regole Ue ma con ritardi che arrivano sino sette mesi. Ritardi davvero insopportabili che creano non pochi danni alle imprese. Le Pa italiane, secondo le informazioni raccolte dalla Commissione, impiegano in media 170 giorni per pagare le imprese che forniscono loro beni e servizi e 210 giorni per i lavori pubblici. Alcune applicano poi tassi d’interesse per i pagamenti in mora che sono inferiori a quelli previsti dalla direttiva Ue. Altre Pa, inoltre, ritardano i rapporti sull’avanzamento dei lavori in modo da ritardare anche il pagamento alle imprese. Per sbloccare questa situazione Bruxelles ha deciso di inviare una lettera di messa in mora all’Italia, primo passo della procedura d’infrazione, per chiedere chiarimenti. Il governo ora ha due mesi di tempo per rispondere e se le informazioni fornite non saranno ritenute sufficienti la Commissione prenderà atto della violazione delle norme Ue inviando un parere motivato. Oltre all’Italia, la Commissione ha inviato una lettera di messa in mora anche alla Slovacchia in quanto non ha attuato correttamente nella legislazione nazionale la direttiva sul ritardo dei pagamenti. “Capisco lo stupore del Governo di fronte alla “serietà” dell’UE, non ci è abituato. Ma la procedura di infrazione è un atto dovuto, stante le norme in essere –dichiara Giusppe Sbalchiero- . Il fatto è che le piccole imprese italiane non sanno più a che Santo votarsi per vedersi riconosciuto il sacrosanto diritto ad essere pagate dalla Pubblica Amministrazione. L’unica cosa certa è che il ‘miracolo’ dei pagamenti potrebbe avvenire se si applicasse, come Confartigianato sollecita da tempo, la compensazione secca, diretta e universale tra debiti e crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione”. “Abbiamo sentito anche troppi annunci e promesse. Ora – sottolinea Sbalchiero – non si può più scherzare con una situazione drammatica che, oltre alle incertezze sui debiti ancora da saldare accumulati prima del 2013, anche lo scorso anno ha visto gli imprenditori attendere in media 180 giorni per vedersi saldate le fatture dagli Enti pubblici, come ‘certificato’ dalla Corte dei Conti nel suo Rapporto sulla Finanza pubblica 2013”.