RECESSIONE? TRA FISCO E BUROCRAZIA LE IMPRESE HANNO LE MANI LEGATE
Sbalchiero: “La parola semplificazione rimane un concetto astratto”.
Più di 170 gli adempimenti a carico delle ditte individuali. Alle PMI ben 5 provvedimenti al giorno.
Italia in recessione? Il PIL non decolla anzi segna per l’undicesimo trimestre consecutivo un calo tendenziale? “Il problema è che la parola semplificazione, in questo Paese, è e rimane un concetto astratto”. Ne è persuaso Giuseppe Sbalchiero, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto.
“Da una rilevazione dl nostro ufficio studi, che ha monitorato le scadenze a carico del tessuto imprenditoriale, –spiega il Presidente- tra fisco e burocrazia, gli imprenditori devono affrontare ben 5 provvedimenti al giorno”.
“L’estate 2014 rischia di passare alla storia per la “più calda” per le imprese e di certo non in riferimento al meteo e, come sempre accade, a farne le maggiori spese sono proprio le piccole e piccolissime aziende cui spetta il triste primato”.
Sono più di 170 gli adempimenti a carico di un imprenditore individuale che si trova a dover camminare bendato in un campo minato fatto di difficoltà, bilanci sempre più contratti, burocrazia, scadenze ed obblighi burocratici ed amministrativi.
“Gli imprenditori del nostro territorio -commenta Giuseppe Sbalchiero-, in questi giorni si trovano infatti a dover far fronte non solo alle scadenze di contributi di Inps, Inail, Iva, diritto camerale o alla denuncia dei redditi, ma anche alle richieste, spesso prive di fondamento, della Rai di versamento del canone speciale, della società che gestisce la tassa sulla pubblicità (Ica), che ha intensificato i controlli ed elevato numerose sanzioni, della Tari e una pletora di adempimenti che gravano soprattutto sulla micro e piccola impresa”,
“Raccogliamo quotidianamente gli sfoghi di chi fa impresa –prosegue Sbalchiero-, pressati dalle difficoltà di far quadrare bilanci purtroppo risicati da una crisi, che pare non finire mai e da una burocrazia sempre più opprimente, che crea veri e propri ostacoli alla gestione dell’attività lavorativa. L’economia italiana, e in special modo quella del nostro territorio –conclude- si basa sulla piccola impresa. Continuare a implementare politiche che di fatto penalizzano proprio questo modello è quantomeno strano, per non dire al limite della schizofrenia. I politici continuano a ripetere, come un mantra, la parola semplificazione che, purtroppo, rimane un concetto astratto, da approfondire nei tavoli di concertazione, ma che non trova rispondenza nella realtà. Deve essere invertita la rotta, prima di portare alla chiusura, per eccesso di burocrazia, le aziende che, dal 2008 a oggi, sono coraggiosamente riuscite a contrastare la crisi”.