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Donna Impresa 2023: il punto sull’imprenditoria femminile

Alla Convention 2023 di Donne Impresa Confartigianato, intitolata “Femminile, impresa di valore” e svoltasi a Roma, le imprenditrici hanno lanciato un messaggio chiaro: serve una svolta culturale per sostenere il lavoro e l’imprenditoria delle donne.

All’appuntamento era presente anche una delegazione vicentina, la più numerosa tra quelle provinciali (così come quella veneta è risultata la più corposa tra quelle regionali), guidata da Sabrina Pozza, presidente del Movimento Donne Impresa Confartigianato Vicenza, e da Roberta Cozza, componente della Giunta provinciale con delega al Movimento Donne. 

In Veneto le imprese artigiane femminili sono 20.449 (pari al 16,5% del totale aziende artigiane); nel territorio vicentino sono 3.886 (pari al 16,8% del totale aziende artigiane), di cui 481 imprese giovanili e 532 realtà produttive straniere. Questi i dati, aggiornati a tutto il 2021, elaborati dall’Ufficio Studi Confartigianato nazionale.

I TEMI SVILUPPATI

Il dibattito

La Convention di Donne Impresa, i cui lavori sono stati moderati da Luigi Galluzzo, giornalista di Mediaset e conduttore di TgCom24, ha messo a confronto le esponenti di tutti i gruppi politici in Parlamento sulle proposte che la Presidente Daniela Biolatto ha illustrato in apertura dei lavori, dopo i saluti del presidente di Confartigianato Marco Granelli e di Rosa Gentile, delegata al Capitale Umano e Cultura d’Impresa di Confartigianato.

“Le imprenditrici e in generale le donne italiane – ha sottolineato la presidente di Donne Impresa Confartigianato Daniela Biolatto – devono fare i conti con la carenza di politiche a favore dell’occupazione femminile e con un welfare che non aiuta a conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Serve una svolta nelle politiche per il lavoro femminile. Basta con gli interventi-spot: il futuro del nostro Paese dipende anche da quanto e come investiremo, con misure strutturali e stabili, per favorire la piena e duratura partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Anche grazie alle risorse del PNRR abbiamo l’occasione imperdibile di creare le condizioni per sostenere e valorizzare finalmente il talento delle donne e la loro capacità di contribuire alla crescita economica e sociale”.

“È indubbio – spiega la dirigente di Giunta vicentina Roberta Cozza – che il modo in cui si uscirà da questo periodo di crisi, caratterizzato non solo dalla pandemia ma anche da un conflitto che avrà conseguenze geopolitiche sociali ed economiche importanti, dipenderà dalle strategie di ripresa e crescita che verranno adottate e dalle conseguenti azioni che attori politici, economici e di rappresentanza sapranno mettere in atto. In tale contesto, i dati confermano una correlazione positiva tra occupabilità femminile e Pil, raccontando come le imprenditrici gestiscano attività con forte impatto positivo, portando cambiamenti destinati a influire sul futuro”.

“Tuttavia – precisa la presidente vicentina Sabrina Pozza – sono ancora notevoli le barriere di accesso a reti, finanza, e ai modelli di ruolo che le donne devono superare. Ostacoli che vanno rimossi; come Movimento inoltre chiediamo di agire anche sulla leva della fiscalità, prevedendo la detraibilità delle spese sostenute per l’acquisizione di servizi a supporto dei lavori relativi a cura e conciliazione vita-lavoro. Così come riteniamo che sovvenzioni una tantum servano a poco: le donne hanno bisogno di interventi strutturali, che non si identifichino in un modello produttivo a taglia unica. Il Fondo Impresa Femminile, una misura senza precedenti (anche se rappresenta lo 0,21% del budget del PNNR), si è esaurito all’istante e richiede di essere rifinanziato; anzi, programmato per un quinquennio”. 
Al proposito, nel corso della Convention è stato anche preso l’impegno di portare all’attenzione del Governo il fatto che nel Comitato Impresa Donna del Ministero per lo Sviluppo Economico, con preciso mandato di partecipare attivamente alle operazioni di implementazione e monitoraggio delle misure a sostegno dell’imprenditoria, non ci sia il coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro.

I ‘numeri’ femminili

Forse anche per questi motivi l’Italia è il penultimo Paese, prima solo della Romania, per il tasso di attività femminili (55,4% nel 2021), ha spiegato il direttore generale del CENSIS Massimiliano Valeri. Una ‘arretratezza’ che il Paese non può più permettersi, perché se sommata alla denatalità, all’invecchiamento della popolazione e al processo di riduzione della popolazione complessiva, la logica conseguenza è la contrazione della capacità produttiva di tutto il sistema.
La situazione del lavoro femminile è stata descritta da Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, e dallo stesso Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis. In Italia siamo all’ultimo posto nell’Ue per il tasso di occupazione (pari al 58,1%) delle donne tra 25 e 49 anni in coppie con figli a carico, mentre il 71,2% dei “Neet” under 35 è rappresentato da 651mila giovani donne che non studiano, non lavorano e non cercano occupazione.
In questi anni di crisi, tra il 2019 e il 2022, il lavoro indipendente femminile è diminuito del 5,8%. A seguito della pandemia la componente femminile dell’economia ha subìto una flessione del 3,6% del valore aggiunto, superiore al -2% della media, con cali più marcati per i settori della Ristorazione (-28,7%), della Moda (-19,9%) e dei Servizi alla Persona (-16,3%). 

La crisi energetica ha colpito in particolare le 29.066 imprese guidate da donne nei settori energivori (Alimentare, Carta, Chimica, Gomma e Plastica, Metalli, Tessile e Vetro, Ceramica, Cemento). E ora gli aumenti dei tassi d’interesse decisi dalle autorità monetarie potrebbero pesare, su base annua, con 270 milioni di maggiore costo del credito per le 111mila piccole imprenditrici che hanno chiesto prestiti alle banche. Secondo le rilevazioni dell’Ufficio studi di Confartigianato, la spesa pubblica italiana è fortemente sbilanciata a favore degli anziani a scapito degli interventi per famiglie e i giovani: a fronte di 17,07 euro destinati a sanità e pensioni per gli anziani, soltanto 1 euro va alle famiglie e ai giovani. Una situazione che ci colloca in 24° posizione nella classifica europea. Gli effetti si vedono, ad esempio sui servizi per l’infanzia, che in Italia sono meno diffusi rispetto alla media Ue: secondo la rilevazione di Confartigianato, sono 3.400 i Comuni italiani con una grave carenza di asili nido. Inoltre, soltanto lo 0,56% della spesa pubblica e l’1% dei fondi strutturali europei, pari nel totale a 6 miliardi di euro, finanziano interventi per ridurre le disuguaglianze di genere.
Nonostante questi ostacoli, le donne italiane sono le più intraprendenti d’Europa: il nostro Paese conta infatti 1.469.000 imprenditrici e lavoratrici autonome, il numero maggiore tra i Paesi Ue, con un grado di istruzione superiore ai colleghi maschi: il 41,1% è infatti laureato, una percentuale quasi doppia rispetto al 21,4% degli uomini.

L’impegno del Governo

Per sostenere questa propensione delle donne a fare impresa sono necessari interventi che facilitino l’accesso a strumenti per investire e creare occupazione, che consentano di conciliare lavoro e famiglia, che eliminino le disparità di trattamento tra lavoro autonomo e lavoro dipendente.
Su questi fronti si è impegnata la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Maria Roccella, la quale, impossibilitata a intervenire alla Convention per concomitanti impegni in Parlamento, ha inviato alla Convention un messaggio nel quale condivide “la necessità di politiche attive che agevolino la presenza femminile nel lavoro e nell’imprenditoria. C’è bisogno di rimettere al centro il tema della maternità. Per il mio Ministero e per l’intero Governo questa è una priorità. Ne abbiamo dato prova già in occasione della Legge di Bilancio, tirando dalla parte della famiglia una coperta resa cortissima dalle contingenze. E ne daremo prova con gli interventi strutturali che intendiamo mettere in campo per promuovere quella conciliazione tra lavoro di cura e lavoro extra-domestico che è indispensabile per rilanciare al tempo stesso la natalità e il lavoro femminile. Il mio Ministero – ha ricordato la ministra Roccella – può svolgere una importante funzione di stimolo e di raccordo: con gli altri ministeri, con le imprese e le categorie professionali, con il terzo settore, con gli enti locali, per mettere in rete le buone pratiche e fare del ‘fattore familiare’ un criterio preminente nei vari ambiti dell’azione dell’esecutivo. Stiamo predisponendo iniziative per incentivare la conciliazione e rendere la vita più semplice alle donne che vogliono diventare madri senza per questo rinunciare alla propria vocazione professionale. Intendiamo ricostruire quella rete di assistenza, servizi e solidarietà che un tempo era rappresentata una rete parentale oggi molto sfibrata e che può essere rimessa in piedi attraverso il welfare di prossimità, utilizzando anche le potenzialità delle nuove tecnologie. Partecipiamo inoltre, con il Dipartimento delle Pari Opportunità, all’attuazione della misura del PNRR dedicata all’imprenditoria femminile, che mette a disposizione 400 milioni di euro. Serve un salto culturale, che restituisca alla maternità il suo valore sociale. Ma questo salto culturale ha bisogno di iniziative molto concrete, ed è la concretezza la cifra che intendiamo imprimere al nostro agire. Una concretezza, è il caso di dirlo, da artigiani”.

Le altre testimonianze

All’impegno della ministra Roccella si è affiancato quello dichiarato dalle parlamentari intervenute alla Convention: le deputate Ilaria Cavo (Noi Moderati), Sara Ferrari (Pd), Patty L’Abbate (M5S), Catia Polidori (Forza Italia), Laura Ravetto (Lega), le Senatrici Isabella Rauti (Fratelli D’Italia), Raffaella Paita (Italia Viva). Tutte d’accordo nel voler intensificare il confronto con Confartigianato per raccogliere proposte da condividere in iniziative parlamentari trasversali a tutti i gruppi politici in nome della parità di genere e del superamento degli ostacoli che frenano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Altrettanto determinata a sostegno delle pari opportunità l’On. Isabella Tovaglieri, europarlamentare, intervenuta in videocollegamento.

A questo punto, hanno osservato le dirigenti vicentine Cozza e Pozza, “se sull’importanza delle politiche di genere a sostegno delle imprese femminili siamo tutti concordi, compresi i diversi soggetti del mondo politico, l’auspicio è che ora le proposte fatte possano essere attuate quanto prima”.

Premio Sole d’Argento

Al confronto politico è seguita la consegna del Premio Sole d’Argento, il riconoscimento che dal 2005 Donne Impresa assegna ogni anno a una personalità che si è particolarmente distinta, attraverso il proprio lavoro, per l’impegno in campo sociale, artistico, culturale, politico e umanitario. A ricevere il Premio dalle mani della presidente Biolatto quest’anno è stata Viviana Varese, chef stellata da sempre sostenitrice dell’inclusione sociale che sostiene Cadmi, Casa di accoglienza per le donne maltrattate, e che si è sempre battuta per affermare il ruolo delle donne che lavorano nella ristorazione. 

“Donne Impresa Confartigianato – si legge nella motivazione del Premio – conferisce il Sole d’argento 2023 a Viviana Varese per il coraggioso impegno in difesa della libertà delle donne. Esempio eccellente di creatività e di spirito imprenditoriale, Viviana Varese trasforma i valori artigiani in un efficace antidoto alla violenza di genere. Con il suo lavoro è al fianco delle donne per restituire loro coraggio, consapevolezza delle proprie capacità e del proprio talento e la forza di contribuire allo sviluppo sociale ed economico”.