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Un progetto per l’inclusione delle persone con disabilità intellettive

Si chiama “Mind Inclusion 3.0” il progetto europeo per l’inclusione delle persone con disabilità intellettive.

Un’iniziativa che per l’Italia, oltre a Trento, vede impegnata anche Vicenza. Gli altri due Paesi coinvolti sono Spagna e Romania. Obiettivo dell’iniziativa è una collaborazione che favorisca l’inclusione sociale di tali persone all’interno di realtà produttive a contatto con il pubblico (ad esempio panifici, ristoranti, autoriparatori…).

Per capire meglio come intervenire, quali strumenti utilizzare, programmare un piano di lavoro e di interventi, i partner del progetto si sono incontrati nella sede di Confartigianato Vicenza, come detto uno degli attori assieme alla Cooperativa Margherita di Sandrigo e Social IT – Software e Consulting di Trento, compagnia italiana specializzata nel settore socio-sanitario.

Dalla Spagna sono arrivati i rappresentanti di Polibienestar – Universidad de Valencia e Fundacion Intras, impresa sociale e istituto di ricerca spagnolo sulla sanità, capofila del progetto. Dalla Romania sono gunti a Vicenza Asociatia Pro ACT Suport e Fundatia ROMTENS di Bucarest.

I DETTAGLI

Il punto di partenza

Le nuove politiche adottate all’interno dell’Unione Europea si stanno concentrando sull’inclusione sociale e sull’ “empowerment” anche delle persone con disabilità intellettiva. La Commissione Europea ha pubblicato la Strategia UE 2021-2030 per i diritti delle persone con disabilità. Tuttavia, l’attuazione delle politiche non è sempre facile né uguale in tutta l’Unione Europa e rimane ancora molto da fare per rendere le comunità, e i nuovi strumenti digitali, veramente inclusivi. 

Il progetto

Il progetto avrà durata triennale e ha ottenuto lo scorso anno un contributo di 400mila euro all’interno del programma Erasmus+. “Mind Inclusion” intende combattere le discriminazioni attraverso l’ausilio di nuove opportunità di formazione digitale flessibile, strumenti digitali e miglioramento delle competenze delle parti interessate e, più in generale, delle comunità coinvolte. Proprio in un’ottica di inclusione, l’iniziativa quindi si rivolge a tre target di soggetti coinvolti: persone con disabilità intellettiva (e fisica), persone che le supportano (assistenti, professionisti sociali, ecc.) e proprietari e gestori di luoghi e spazi che le persone con disabilità frequentano o potrebbero frequentare.
“MI3.0” fornirà a questi target un’educazione digitale e aperta, sviluppando un Centro di Apprendimento Online che sarà sostenuto dalla creazione e sviluppo di analoghi centri di apprendimento locali gestiti dai partner, per dare concrete opportunità di formazione per la promozione dell’inclusione sociale. Tale possibilità si avrà sfruttando l’app e la metodologia nata durante il progetto “MI2.0”, creata insieme a persone con disabilità intellettive e fisiche, che ha come obiettivo di supportare le persone con disabilità all’accesso e alla valutazione dei luoghi pubblici in base alla loro inclusività. Una metodologia che favorisce il coinvolgimento dei partecipanti e di tutti i cittadini interessati, che potranno accrescere le proprie capacità e competenze e trasferirle poi all’interno delle proprie comunità, rendendole più inclusive e accoglienti.

Il contesto

Evidenze dimostrano che esiste un rischio maggiore di povertà ed esclusione sociale (fino al 10% in più) per le persone con disabilità (Eurostat 2019). Un rischio che aumenta per le persone con disabilità intellettiva rispetto a quelle con disabilità fisica. All’intero dell’Unione Europea, solo il 50,8% delle persone con disabilità è impegnato in una attività lavorativa, mentre il 37,6% risulta essere inattivo. Più di 1 milione di persone vive in istituti. L’epidemia da COVID-19 ha inasprito la situazione, facendo registrare un aumento della condizione di isolamento delle persone con disabilità. Un ulteriore elemento di esclusione risulta inoltre essere il “digital divide”: le persone con disabilità hanno un accesso inferiore agli strumenti digitali e in tal senso rischiano di non riuscire a seguire il processo di digitalizzazione, che ha subito una consistente accelerazione proprio in concomitanza con l’emergenza epidemiologica. Da qui iniziative e progettualità, di respiro europeo e calate nelle realtà locali, per favorire un cammino di inclusione.