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Cesar presenta Next, indagine sui fabbisogni formativi delle imprese. Pellegrino: “Saper rispondere in maniera tempestiva, coerente e concreta a queste esigenze delle imprese oggi è fondamentale per chi fa formazione”

Capire le esigenze formative delle aziende per giocare ‘d’anticipo’ sulle proposte, studiando percorsi su misura per una formazione tempestiva e quanto più pertinente e coerente ai bisogni espressi, o inespressi ma percepibili. Con questi obiettivi Cesar, ente formativo di Confartigianato Imprese Vicenza, ha realizzato “Next”, indagine condotta da Surf the Market nel corso del mese di febbraio, e che ha coinvolto 190 imprese, rinforzata da una trentina di interviste qualitative personali di un’ora ciascuna.

“Oggi la tempestività e la capacità di risposta alle sollecitazioni esterne è fondamentale. Vale per le imprese e vale anche per chi, come Cesar, offre loro un catalogo di proposte formative. Il rischio, infatti, è di essere troppo generalisti e proporre una formazione ‘a pioggia’ senza individuare invece le reali necessità degli utenti – commenta il presidente del Cesar, Carlo Pellegrino-. Da qui la volontà di Cesar di mettersi in ascolto degli imprenditori distinguendo i problemi professionali (alla base) e quelli formativi (conseguenti), magari facendo anche emergere trend interessanti da coltivare e sviluppare. Il tutto per ottimizzare il catalogo di proposte che offriamo puntando ancor di più sulla loro qualità e sul valore spendibile nell’attività. Una formazione quanto più aderente alla domanda permette inoltre, sia a chi la propone che a chi la fruisce, di non perdere tempo nell’attesa di trovare i giusti strumenti per aggiornarsi o acquisire nuove competenze e di metterle poi in pratica”.
L’indagine ha sentito (nel 61% dei casi) direttamente il titolare d’azienda, nel 21% chi si occupa dell’amministrazione e per il 18% dei casi i collaboratori. Quanto alla ‘provenienza geografica’ degli intervistati si è coperta tutta la provincia, mentre a livello di settori spiccano quelli della produzione (carpenteria, meccanica ed elettromeccanica) con il 29%  e del comparto casa (14%).

Sono tre le principali sfide, tra loro intrecciate, che stanno affrontando oggi le micro e piccole imprese vicentine e che generano precisi fabbisogni formativi: affrontare la volatilità dei prezzi (in particolare dell’energia) e l’incertezza del mercato; rendere l’azienda più efficiente e profittevole; gestire il personale inteso sia come ricerca di nuove risorse sia come la fidelizzazione di quelle già operative.
Quanto ai ‘temi’ della formazione si nota come la sicurezza sul lavoro registri una notevole attenzione sia in termini di aggiornamento che di rispetto della normativa vigente.  Altro tema è la formazione indirizzata alla crescita e allo sviluppo aziendale con particolare interesse per quanto permette un miglior controllo di gestione e la pianificazione economico-finanziaria. Per molte imprese, infatti, risulta urgente acquisire competenze specifiche per misurare le proprie performance e mettere a punto un efficace sistema di controllo della gestione per far fronte, con dati certi, ai continui cambiamenti dello scenario competitivo.
Molto sentita anche la necessità di potenziare le competenze tecniche di base dei propri collaboratori, in particolare dei più giovani. In un contesto organizzativo caratterizzato da maestranze di età media crescente, l’inserimento di nuove risorse, sempre più difficili da trovare, richiede di essere accompagnato con percorsi formativi professionalizzanti per favorire un rapido inserimento nei processi produttivi aziendali e un positivo inserimento nel team di lavoro. La formazione professionalizzante è sempre più importante anche per l’impatto crescente dell’innovazione tecnologica nei processi produttivi, in tutti i settori. Per alcuni comparti poi, ad esempio la moda, la meccanica e la concia, inseriti in specifiche dinamiche di “filiera”, emerge la necessità di una crescita di competenze dal punto di vista della gestione e dell’organizzazione aziendale per rispondere in modo più puntuale alle esigenze rappresentate dalle aziende capo filiera di medie grandi dimensioni (come ad esempio particolari percorsi di certificazione).
Aspetti quindi non solo economici dell’azienda, ma anche legati al grande tema del ‘capitale umano’, in entrambi in casi situazioni emerge una crescente consapevolezza da parte delle imprese: rimanere indietro significa perdere competitività, di conseguenza la formazione diventa fattore di investimento cruciale e necessario.
Gestione del personale (ricerca, inserimento e fidelizzazione, benessere organizzativo e team building) ed efficientamento dei processi produttivi (come l’acquisizione di competenze per l’introduzione di logiche organizzative lean, per l’ottimizzazione del layout produttivo, per la gestione della logistica e del magazzino) sono altre due esigenze formative evidenziate dalla maggior parte delle imprese.

Quando poi devono scegliere un ‘fornitore’ di formazione i fattori determinanti e discriminanti sono sostanzialmente due, dice l’indagine: flessibilità nei tempi di erogazione e luoghi di fruizione (la prossimità delle sedi di svolgimento dei corsi è un elemento ritenuto da molti determinante); personalizzazione dei percorsi e servizio di assistenza con facilitazione nella gestione degli stessi e nell’accesso a contributi.
Quanto alle modalità di corsi, le imprese preferiscono ancora la formazione in presenza, che resta un’esperienza “forte” in termini di costruzione di relazione tra i partecipanti e si presta a tematiche complesse difficilmente gestibili a distanza. Per un quarto degli intervistati però la FAD (formazione a distanza) è un’ottima opportunità per favorire l’accesso del personale a percorsi di crescita compatibili con i ritmi aziendali, imprenditori quindi disposti ad una offerta di formazione da remoto, preferibilmente in modalità sincrona. La maggior parte delle imprese strutturate però vorrebbe poter organizzare formazione dedicata nella propria sede, per ottimizzare i tempi, ma anche per fare del momento formativo un’occasione per fare squadra, allineare il personale con gli obiettivi aziendali e innovare i processi produttivi.
“L’indagine conferma che il mondo dell’artigianato è dinamico, ha presente quali sono le ‘transizioni’ su cui investire per la crescita e lo sviluppo della propria attività – aggiunge Carlo Pellegrino-. Da qui la voce formazione, su una varietà di competenze non solo strumentali, intesa sempre più proprio come investimento e non come costo. Cercare il personale giusto, investire sulla sua formazione e consolidare quella di chi è già operativo cercando di creare al contempo un ambiente di lavoro e un team collaborativo, anche questi sono nuovi elementi che iniziano a fare la differenza, come evidenziano tante altre indagini. Per Cesar, tutto ciò vuol dire nuovi stimoli e la creazione di un’offerta formativa che deve essere in gradi di accompagnare le imprese, passo passo, verso i cambiamenti in atto”.

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Comunicato 51