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UBER SBARCA A PADOVA? I TASSISTI VENETI: “LA TECNOLOGIA NON CI SPAVENTA”

Ha suscitato molto clamore, nei giorni scorsi, l’arrivo in Veneto di piattaforme tecnologiche per il coordinamento di servizi taxifaidate. “Non abbiamo paura di affrontare questa nuova sfida concorrenziale – affermano i Presidenti nazionale e regionale veneto della categoria taxi di Confartigianato il veneziano Alessandro Nordio e Giorgio Bee di Cna Fita Taxi del Veneto– al contrario di molte altre realtà nazionali e internazionali, il Veneto è stato il precursore dell’utilizzo di strumenti tecnologici di ultima generazione per intercettare le esigenze sempre più dinamiche dell’utente. AppTaxi è un’applicazione per smartphone che esiste  da anni, ormai. Ed è tutta nostra. Rappresenta una forma di servizio sempre più consolidato ed efficace. Lo stesso dicasi per il numero unico ed sms taxi che hanno finora garantito la fluidità del servizio al cittadino”. I tassisti veneti non temono confronti, dunque, a patto di non essere gli unici nel settore a subire il profondo handicap, tutto nostrano, di necessitare di scrupolose regole relative alle licenze, autorizzazioni e di sostenere una pressione fiscale divenuta  a dir poco asfissiante.  
“Perché non ci chiediamo come fanno gli autisti di Uber ad offrire tariffe così basse alla clientela? La risposta è semplice ma allo stesso molto amara per le casse dello Stato e, quindi, di noi cittadini: il servizio è esentasse per il prestatore. Chi porta in giro la gente, inoltre, non è iscritto ad alcuna forma di previdenza, di conseguenza, non paga alcun contributo all’Inps. Insomma, mentre per un artigiano che esercita la professione del taxista da anni o per chi intende intraprenderla ora, le autorizzazioni e le varie incombenze burocratiche necessarie sono molteplici, così come le pene in caso di esercizio abusivo dell’attività e gli investimenti necessari per partire, per questi soggetti assoldati da queste società straniere, l’Italia si trasforma improvvisamente in un paese dei balocchi” – continuano Nordio e Bee.
Due gli appelli che i Presidenti si sentono di esprimere in rappresentanza della categoria. Uno rivolto alle autorità competenti sulla disciplina dei servizi di trasporto persone: ai taxisti veneti non mancano ne la capacità di capire ed interpretare la modernità ne il rispetto delle leggi ed il senso civico, a mancare è il senso di responsabilità da parte di chi deve dettare regole certe, che consentano una concorrenza effettiva, basata su principi uguali per tutti! Il secondo monito è rivolto, invece, ai consumatori: attenzione al rispetto dei diritti dell’utenza. Il prezzo basso del servizio cela delle insidie che possono far rimpiangere la scelta dell’autista. Come riscontrato in molti altri Paesi, non ultimi India e Spagna, spesso non vengono garantiti gli standard minimi di sicurezza. I taxi italiani sono obbligati alla revisione annuale del mezzo, gli autisti di Uber usano le loro macchine private, soggette ad obblighi più blandi in tema di regolarità tecnica. L’uso difforme da quanto riportato nel libretto di circolazione del veicolo, da parte degli autisti di Uber, può comportare delle problematiche a livello assicurativo in caso di sinistro. Per non parlare poi dei requisiti morali a cui la categoria dei taxisti artigiani devono rispondere; ad esempio, assicurando l’assenza di condanne penali.
“Insomma – concludono Nordio  e Bee– quello che ci sta più a cuore è poter continuare ad offrire servizi al cittadino, al territorio ed al Paese, che si contraddistinguano da un buon grado di qualità, professionalità, sicurezza per l’utente. L’unico rischio che si teme è che il mercato diventi una vera e propria giungla, dove i primi a farne le spese sarebbero proprio gli utenti finali.”