Credito e Garanzie grazie ai Confidi
“Garanzia” è un termine che evoca – e concretamente può dare – sicurezza, protezione, tranquillità, stabilità.
Quando si tratta di finanza d’impresa, di credito, queste condizioni assumono una rilevanza ancora più importante, necessaria a ogni imprenditore. Solo così egli potrà infatti concentrarsi senza preoccupazioni sulla propria attività. Parallelamente, anche per un Istituto di credito, o per una società di leasing, o per qualsiasi altro soggetto finanziatore, è facile immaginare come una condivisione del rischio, con un garante, sia cosa sempre molto gradita. Certo, il garante deve essere solido e in grado di saldare il debito qualora il debitore garantito andasse in default. Il nocciolo è quindi: come valutare se il garante è o meno “capiente”, per usare un termine comune nel linguaggio bancario? Come “pesare” il valore di una garanzia, ragionando in termini creditizi?
Quale garanzia?
Sono di due tipi le garanzie che generalmente possono essere richieste da un intermediario finanziario: e Garanzie reali e Garanzie di firma.
Garanzie reali: In questa tipologia troviamo ad esempio le ipoteche, che generalmente colpiscono beni immobiliari, anziché i pegni, che colpiscono invece beni mobiliari. In questi casi le richieste di credito vengono garantite da valori reali che, nel caso di incapacità del debitore di fare fronte al rimborso del debito, potranno essere smobilizzati, e monetizzati, e chiudere l’operazione con la liquidità generata.
Garanzie di firma: in questo caso invece si tratta di impegni a pagare da parte del garante, che sottoscriverà contratti di fidejussione specifiche od “omnibus”. Si tratta sempre di impegni a pagare a prima richiesta, ovvero a fronte di semplice richiesta scritta da parte della banca. Nel caso di fidejussioni specifiche, il garante si impegnerà a coprire una specifica linea di credito per uno specifico importo massimo, mentre, nel caso di fidejussioni omnibus, l’impegno varrà per le obbligazioni del debitore, in essere al momento della firma ma anche future.
In entrambi i casi, il fideiussore risulta sempre obbligato in solido con il debitore principale nei confronti del soggetto finanziatore (ad esempio la banca) che potrà chiedere a entrambi, indifferentemente, di adempiere. Da sottolineare che la fidejussione omnibus si estende anche agli eredi.
Il ruolo dei Confidi
Attorno agli anni ’50 nacquero i primi Confidi, come espressione delle associazioni di categoria; ovvero cooperative di garanzia che, basandosi su principi di mutualità e solidarietà, offrono tutt’oggi garanzie alle banche, a supporto delle richieste di credito delle imprese socie. I Confidi possono oggi essere “intermediari vigilati” dalla Banca d’Italia o confidi cosiddetti “minori”, non vigilati.
IConfidi vigilati, come Fidi Nordest, sono considerati dagli istituti bancari come partner fondamentali nell’attività creditizia locale, poiché oltre a offrire garanzie specifiche “di peso” risultano fonti di informazioni spesso non facili da reperire dalle stesse banche, ma essenziali nei processi di valutazione del merito creditizio.
Le imprese italiane si distinguono notoriamente per una dimensione per lo più “micro” e “piccola” che le rende difficili da valutare, e conseguentemente da finanziare, se ci si basa sulle sole indicazioni degli organismi di vigilanza bancaria, che siano Banca d’Italia piuttosto che BCE. Oltre quindi ai bilanci, e ai comportamenti aziendali nella gestione dei rapporti bancari, misurati dalle banche (cosiddetti “andamentale”) con il rating, diventa utile alle aziende potersi presentare anche con l’appoggio di un partner solido come il Confidi, che può vantare esperienza e conoscenza del territorio, oltre a importanti patrimoni su cui i vari soggetti finanziatori convenzionati possono contare in caso di criticità.
Se per la parte di analisi preventiva diventa un valore, per le banche, quello di poter guardare l’azienda da più punti di vista, e con più occhi, per la concessione del credito diventa importante la garanzia cosiddetta “consortile”, poiché interviene nell’algoritmo che definisce il rating, migliorandolo.
Un miglior rating comporta più facilmente un iter di delibera più snello e un “pricing” dell’operazione agevolato, grazie alla metodologia di “pricing risk adjusted” che oramai tutte le banche adottano per definire le condizioni a cui erogare finanziamenti e fidi.
Tecnicamente, le banche sono obbligate ad accantonare capitale proprio ogni volta che erogano credito: semplificando, si può dire che ciò lo si fa a titolo di “copertura del rischio”, e questo risulta essere un costo. Se al finanziamento, o al semplice fido, si aggancia una garanzia, ecco che la percentuale di capitale che la banca dovrà accantonare si ridurrà, tanto più quanto sarà “di peso” la garanzia, che ridurrà il rischio. Il costo per la banca così diminuirà e questo margine potrà essere ribaltato favorevolmente all’impresa richiedente. È questo uno dei principali motivi per cui i Confidi riescono a concordare, con le banche partner, tassi e condizioni di accesso al credito più favorevoli per le aziende garantite.
Vi sono garanzie, come ad esempio quella pubblica, cui si possono appoggiare anche i Confidi, che ha effetti tali da azzerare completamente gli accantonamenti da parte della banca, e ciò rende l’accesso al credito particolarmente agevolato.
Negli ultimi anni, la garanzia è risultata fondamentale per banche e imprese che hanno potuto rispettivamente erogare e ottenere credito in situazioni economiche notoriamente critiche, dove non è stato sempre così facile guardare con ottimismo al futuro.
La garanzia, quindi, si è confermata ancora una volta un traino all’economia.