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AMBIENTE

Pellegrin e Fontana: “La certificazione F-gas è un altro costoso ‘mostro’ burocratico. In veneto oltre 20mila imprese costrette a pagare ogni anno una “tassa” per lavorare”.

Sono 14mila gli impiantisti e oltre 6mila gli autoriparatori artigiani del Veneto costretti non solo a spendere tra i 2mila e 3mila euro per certificarsi e poter così continuare ad operare su apparecchiature di uso domestico e industriale contenenti i cosiddetti F-gas (pompe di calore, gruppi frigoriferi, condizionatori d’aria, lavatrici industriali, climatizzatori in abitazioni e su auto) ma per giunta a rinnovare l’abilitazione ogni anno con un ulteriore onere che oscilla tra 500 e 800 euro. Costi e complicazioni che scoraggiano l’iscrizione al Registro nazionale gas serra: ad oggi sono certificate il 66% delle persone e il 29% delle imprese.
“La burocrazia italiana continua a mietere nuove ‘vittime’ tra gli imprenditori. – spiega il Presidente degli impianti di Confartigianato Imprese Veneto Maurizio Pellegrin-. Il Dpr 43 del 2012, che disciplina il trattamento dei gas fluorurati a effetto serra, ci costringe ad una assurda trafila di adempimenti per poter operare su apparecchiature di uso domestico e industriale contenenti i cosiddetti F-gas”.
“Siamo in presenza di un nuovo “Sistri” –denuncia Soffiro Fontana Presidente dei frigoristi- un “mostro” burocratico inutile e costoso. Ancora una volta il Ministero dell’Ambiente ha recepito in maniera inutilmente restrittiva e complessa le indicazioni di un regolamento europeo del 2006. Risultato: un aggravio di oneri e di pastoie burocratiche per le imprese. Per poter lavorare, infatti, gli imprenditori non solo devono iscriversi al Registro nazionale dei gas fluorurati al fine di ottenere il certificato che li abilita ad operare sugli impianti (certificato che si consegue soltanto presentando un complicato ‘Piano di Qualità’ conforme alla norma tecnica UNI/ISO 10.005) ma sono obbligati a rinnovarlo ogni anno. Inoltre, ogni anno, si deve presentare al Ministero dell’Ambiente una dichiarazione con informazioni sulle emissioni in atmosfera di gas fluorurati relativi all’anno precedente”.
“E c’è di più –sottolinea Pellegrin-, l’obbligo imposto in Italia di presentare il Piano Qualità è un caso unico nell’Unione europea. E ora dal Ministero dell’Ambiente è arrivata la minaccia di controlli e pesanti sanzioni agli operatori che, pur essendosi iscritti al Registro, non hanno concluso l’iter di certificazione”. “Contestiamo al Ministero dell’Ambiente –conclude Pellegrin- l’inutile e costosa complessità degli adempimenti e sollecitiamo lo stesso Ministero e Accredia (l’ente italiano di accreditamento degli organismi di certificazione) modifiche per snellire gli adempimenti e tagliare i costi a carico delle aziende. L’occasione per correggere quanto imposto finora è offerta dal nuovo regolamento europeo n.517/2014 sui gas fluorurati a effetto serra, in vigore dal 1° gennaio, che ancora una volta ribadisce l’inutilità delle certificazioni aggiuntive previste in Italia. Si tratta di riscrivere norme ‘a misura d’Europa’, perché, una volta tanto, l’Ue non ci chiede l’assurda e costosa burocrazia che riescono ad elaborare i nostri legislatori e che non serve alle imprese, non garantisce migliori interventi, non riduce le emissioni di F-gas. Ma pare serva soltanto a ‘fare cassa’ sulle spalle degli imprenditori”.