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UBER INVITATO DALLA ART (L’AUTORITÀ DI REGOLAZIONE DEI TRASPORTI) ALLE AUDIZIONI?

Nordio: “Un errore. Nessuna rappresentanza deve essere data a chi non paga le tasse in Italia”

Circa un mese fa l’Autorità di regolazione dei Trasporti ha incontrato, nella sede torinese dell’ente nazionale al Lingotto, i rappresentanti della multinazionale californiana UBER che con la sua app consente ad ogni auto privata di trasformarsi in un taxi “low cost”. Il presidente dei Taxisti di Confartigianato Imprese Veneto, Alessandro Nordio, sottolinea con una nota il suo rammarico per la scelta fatta. L’invito alla Multi Nazionale Americana presso l’Autorità di Regolazione dei Trasporti andava cestinato per il semplice fatto che contraddiceva e contraddice uno dei precetti cardinali della democrazia occidentale: nessuna tassazione senza rappresentanza e nessuna rappresentanza senza tassazione. Il principio No taxation without representation (appunto: nessuna tassa senza rappresentanza) esprime l’idea portante della rivoluzione culturale che sfociò, qualche secolo fa, nel parlamentarismo inglese. I sudditi, in particolare i ceti neoborghesi, non ne potevano più di guerre e capricci di sovrani e relativi feudatari. Cari monarchi, volete le guerre? Volete delle residenze sfarzose, più costose di una miniera d’oro? Pagatevele da soli, non con le nostre tasse. Se, invece, ci tassate, dovete garantirci la rappresentanza nelle aule dove si prendono le decisioni. Altrimenti, andate al diavolo. Infatti i primi Parlamenti nacquero con l’obiettivo di frenare e fermare le spese pazze del governo, cioè del Principe. Spese che si tramutavano in incessanti e incredibili stangate fiscali. E quando furono i coloni americani (1770) a ribellarsi contro la voracità impositiva di Sua Maestà britannica, la frase più gettonata da parte dei rivoltosi – che partirono all’attacco dopo l’introduzione di nuove tasse sul commercio del tè, aprendo così la strada al cosiddetto Boston Tea Party e allo scoppio della guerra di indipendenza – fu paradossalmente proprio quella che diede vita alla Costituzione materiale inglese: nessuna tassa senza rappresentanza. Una frase, questa, che si può, anzi si deve, leggere pure a rovescio: nessuna rappresentanza senza tassazione. Non si capisce perché piattaforme tecnologiche internazionali e migliaia di persone che a queste fanno riferimento, nemmeno sfiorate dalle cartelle del fisco italiano debbano poter esprimere una propria rappresentanza presso lo stato italiano. Sulla base di quale principio? Perche’ e’ bello, innovativo, giovane, cool, alla moda? Bah di cose che hanno quelle caratteristiche nel mondo ve ne sono a bizzeffe ma non per questo non debbono rispettare le leggi italiane quando vendono o offrono i loro prodotti e servizi in Italia. Una situazione, a dir poco, surreale. Non solo si attribuisce una patente di innovazione tutta da dimostrare a soggetti con sede nei paradisi fiscali (paradisi appunto rispetto all’inferno fiscale italiano) e sulla base di questa patente gli viene consentito di operare in contrasto con almeno una decina di Leggi italiane ma, addirittura gli si consente di aver diritto di parola presso un Ente Governativo (Autorità di Regolazione dei Trasporti) mancando del presupposto principale ovvero pagare le tasse allo Stato Italiano e quindi indirettamente contribuire al sostentamento del welfare dei suoi cittadini (sanità, pensioni, trasporti, sostegno al reddito ecc..).. Chissà cosa direbbero i rivoluzionari inglesi e americani del Settecento davanti all’attuale spettacolo made in Italy, dove chi paga le tasse ha un limitato diritto di parola, mentre chi non paga le tasse, viene osannato nei media e dai maitre a penser e viene invitato nel Parlamento, nei Consigli Regionali e Comunali, a Palazzo Chigi, nei talk show. Perché non potrebbe persino essere chiamato a decidere il destino di un governo? La domanda di fondo è se sia giusto che l’Italia, in questo inizio di terzo millennio, debba ignorare un imperativo categorico della moderna democrazia, già invocato e stabilito dalle anime più liberali del passato. Ripetiamolo: nessuna tassazione senza rappresentanza, nessuna rappresentanza senza tassazione. Perché, in occasione non solo delle audizioni dello scorso mese di febbraio presso l’Autorita’ dei Trasporti ma più in generale nel corso dell’ultimo anno, a tutti i livelli istituzionali (Governo,Parlamento, Regioni, Comuni, Autorità ecc…), nessuno se n’è ricordato?