ETICHETTATURA ALIMENTARE: ARRIVA IL QUADRO SANZIONATORIO MA SCOPPIA LA POLEMICA
Malinverni: “Il nostro Paese continua a recepire alla carlona le direttive europee a discapito delle imprese”
“I vertici ministeriali italiani dovrebbero fare un corso accelerato sul corretto recepimento delle Direttive Comunitarie. Non è possibile che ogni volta il panorama legislativo nazionale diventi un ginepraio che penalizza solo noi imprenditori italiani. Nell’anno dell’EXPO in cui verrà celebrata la globalizzazione del cibo e la sua sostenibilità, in Italia noi alimentaristi ci troviamo ancora una volta a combattere interpretazioni locali”. Ad affermarlo Christian Malinverni, Presidente degli alimentaristi di Confartigianato Imprese Veneto che prosegue: “nella giungla normativa in cui sono costretti a lavorare i piccoli imprenditori italiani, la vicenda dell’etichettatura alimentare rischia di diventare un esempio eccellente di come non si amministra un Paese”.
Per capire bene la situazione è opportuno fare un passo indietro. Tutto comincia il 13 dicembre scorso, quando entra in vigore il nuovo regolamento europeo sull’etichettatura alimentare. Per intenderci, quello che ha cancellato l’obbligo di indicazione dello stabilimento di produzione dei prodotti, mettendo a rischio quei tanti, vitali legami che uniscono il territorio a tecniche di lavorazione che si tramandano da intere generazioni. Il risultato è stato un immediato vespaio di polemiche, con Confartigianato a chiedere fin da subito che venissero armonizzate le nuove norme comunitarie con quelle già esistenti nel nostro Paese e che venisse pubblicato immediatamente il nuovo quadro sanzionatorio.
Niente di fatto, i tre ministeri coinvolti nella partita, Sviluppo economico, Salute e Politiche agricole, hanno continuato per la loro strada, pubblicando note e circolari senza confronto con le parti in gioco.
Passano tre mesi e si arriva allo scorso 6 marzo, quando il Ministero dello Sviluppo economico pubblica una circolare con una tabella di concordanza delle sanzioni, riproponendo per “analogia” le stesse multe della vecchia norma italiana, il decreto legislativo 109/92. Una mossa anticostituzionale, priva del necessario valore di legge e che di fatto permetterebbe alle imprese sanzionate di fare ricorso e vincerlo. Il risultato è il caos in cui sono costrette a lavorare oggi le imprese dell’alimentare.
“In questo periodo –denuncia Malinverni- sul nostro settore stanno cadendo tante di quelle tegole che, di fatto, non si riescono più a sopportare”. Se il regolamento europeo nasceva dalla volontà di semplificare il quadro normativo ed aggiornare le regole del settore, il recepimento da parte dell’Italia ha creato soltanto polemiche e problemi.
“Sentiamo tanto parlare di semplificazione –aggiunge Malinverni- ma facciamola questa benedetta semplificazione. Perché qui, sembra vengano creati dei veri e propri mostri soltanto perché non c’è ascolto e confronto tra le parti. Poco tempo fa, ad esempio, Matteo Renzi osservava come non si potesse fare una legge e il giorno dopo la circolare esplicativa, perché vuol dire che la legge è fatta male. Ma qui -conclude- continuano a pubblicare leggi fatte male e a diffondere circolari che, a leggerle, ci si capisce ancora meno. E questo non è il modo per permettere agli imprenditori di lavorare”.
Confartigianato continuerà a far pressione su Governo e Parlamento per fare chiarezza, chiedendo il rispetto delle regole e, di conseguenza, un nuovo quadro sanzionatorio realmente applicabile, che rispetti le leggi e la Costituzione italiana.