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Analisi Confartigianato sulle attese per il 2024

Gli imprenditori vicentini pronti ad affrontare il nuovo anno reagendo ai segnali recessivi, tutelando in particolare il capitale umano e investimenti

Nonostante la stretta monetaria in corso, che rallenta la domanda interna e la flessione del commercio internazionale, le piccole imprese vicentine si attendono una crescita dell’occupazione e degli investimenti pur rimanendo preoccupate per gli aumenti dei prezzi, la mancanza di manodopera e il calo della domanda.
Sono queste, in sintesi, le evidenze emerse dall’indagine ‘Le attese degli imprenditori vicentini per il 2024” realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza per capire come gli imprenditori artigiani si apprestino ad affrontare l’anno nuovo. Una ricerca che si è svolta online dall’11 al 15 dicembre 2023 e ha visto la partecipazione di 558 imprese artigiane e micro e piccole imprese.

“La voce di questi artigiani è per noi molto importante -commenta Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Vicenza-. A fine anno studi e analisi economico sociali e di contesto se ne leggono molti, lavori interessanti e che vanno analizzati con attenzione, ma noi abbiamo anche bisogno di ‘calare’ il tutto nella nostra realtà diversa dalle altre e unica per molti aspetti. Un’analisi sulle imprese del nostro territorio quindi è quanto mai utile per capirne punti deboli e punti di forza, in generale e dei diversi settori in cui è composta. Questo consente, a organizzazioni come la nostra, di capire dove e come intervenire a sostegno delle imprese non solo in termini di attività e servizi, ma anche a livello sindacale per la tutela degli artigiani nelle sedi istituzionali”.

Il comparto artigiano nel III trimestre 2023 contava 23.023 imprese registrate, cifra sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2022 (-0,1%), con una attenuazione della dinamica negativa dello scorso anno (-0,5%) rispetto al 2021. Esaminando la demografia d’impresa si rileva che per l’artigianato cresce il numero di iscrizioni (+45 unità) e calano le cessazioni non d’ufficio (-10), realizzando nel III trimestre un saldo positivo pari a +44 unità tra le 285 nuove iscrizioni e le 241 cessazioni.

“Sono aziende alla cui guida ci sono imprenditori che hanno visto negli ultimi dodici mesi numerosi cambiamenti in particolare sullo scenario internazionale e per questo sono molto cauti nelle previsioni per il prossimo anno – continua Cavion -. Infatti, in generale, circa 2 imprenditori su 3 prevedono una stazionarietà per gli indicatori economici indagati. I saldi tra ottimisti e pessimisti sono in favore di questi ultimi per fatturato, produzione e ordini, mentre risultano essere in prevalenza gli ottimisti per l’occupazione e, di poco, per gli investimenti”.

Nel dettaglio il 61,6% degli intervistati fornisce indicazioni di stabilità per il fatturato, il 15,4% delle imprese intervistate scommette su un andamento in aumento mentre i pessimisti si assestano al 23% del totale. Analogamente, per la produzione si registra un 64,4% di imprenditori che prevedono stabilità, un 15,1% di ottimisti, e 20,5% di imprese dichiarano una diminuzione. Ed anche in materia di ordini la percentuale degli imprenditori che si attendono una sostanziale invariabilità è alta (63,4%) a fronte del 21,4% dei pessimisti (che prevedono un calo) e degli ottimisti (15,2%). Come detto in tema di occupazione risulta positivo il saldo tra il 9,1% di imprenditori che prevedono una crescita e il 6,6% che prevedono una diminuzione, ma la quota più alta di imprenditori è quella che dichiara stabilità per il prossimo semestre (84,3%). Per quanto riguarda invece le previsioni degli investimenti gli ottimisti, il 17,4% delle imprese, supera di poco la quota dei pessimisti, pari al 16,9%, a fronte del 65,6% delle imprese che non prevede cambiamenti.
Quando alle difficoltà che le imprese vicentine prevedono di dover affrontare nei prossimi mesi, ecco l’aumento prezzi delle materie prime (61%), mancanza di manodopera (39,4%) e insufficienza di domanda (29,4%). Seguono persistenza di un alto prezzo di energia elettrica e gas (28,7%), incremento dei tassi d’interesse (25,6%), costo dei trasporti (17,1%), incertezze conseguenti al conflitto israelo-palestinese (8,1%), scarsità di materie prime (6,7%) e embargo russo/conflitto Russia-Ucraina (4,9%). Insomma, molta parte dell’eredità del 2023 si farà sentire anche nel 2024.

L’analisi ha rilevato anche che le imprenditrici sono maggiormente positive per tutti gli indicatori economici, soprattutto per l’occupazione dove il saldo tra ottimisti e pessimisti sale a 6,7 punti percentuali. Inoltre, sono le uniche che prevedono un andamento positivo per gli ordini (+4,3 punti percentuali). Più ottimisti rispetto alla media anche i giovani imprenditori con saldi ampiamente positivi per gli Investimenti (+22,2 punti percentuali), fatturato (+14,3 p.p.) e produzione (+13,1 p.p.), mentre prevalgono i pessimisti riguardo l’andamento dell’occupazione (-5,1 p.p.).

Infine, le imprese che esportano mostrano il saldo maggiore tra ottimisti e pessimisti per quanto riguarda l’occupazione (+8 punti percentuali).
Al dettaglio dei macrosettori, si rileva un generale maggior ottimismo per le imprese dei Servizi dove gli ottimisti superano i pessimisti in tutti gli indicatori economici indagati, in particolare per gli investimenti dove il saldo è pari a +12,6 punti percentuali e per la produzione dove è pari a +7,1 p.p..

“In questo contesto, gli imprenditori vicentini si apprestano ad affrontare il 2024 tutelando le risorse del capitale umano e gli investimenti – spiega Francesco Tibaldo, segretario generale di Confartigianato Vicenza-. Nella manifattura vicentina gli indicatori di produzione e ordini sono in linea con il benchmark medio nazionale (indagine fiducia imprese dell’Istat), mentre sono migliori per l’occupazione. Le fonti di preoccupazione per le nostre imprese rimangono in gran parte quelle che hanno segnato il 2023 e i conseguenti rallentamenti dell’economia. Alcuni di questi problemi possono trovare la strada della collaborazione per soluzioni efficaci; l’esempio è la mancanza di personale, su cui è necessario agire su più fronti: il rafforzamento del dialogo tra scuola e imprese, sia in ottica di migliore orientamento che di diminuzione della distanza tra formazione ed esigenze delle imprese, il rilancio di percorsi di upskilling e reskilling del personale, e un accompagnamento degli imprenditori anche ad essere più attrattivi verso l’esterno. Su altri fronti le imprese possono trovare il supporto operativo dell’Associazione, si pensi agli interventi in tema di costi dell’energia e di gestione aziendale, all’accesso al credito con la presenza dei confidi, al supporto in tema di contributi agli investimenti e ai bandi; altri ancora necessitano di un impegno del mondo politico con scelte coraggiose che aumentino l’attenzione sull’impresa”.