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ARTIGIANATO. IL PRIMO MANIFESTO PER IL FUTURO DEL SETTORE È VENETO!

Tenuto “a battesimo” ad ExpoVeneto, come padrini anche due esperenze di Confartigianto Veneto: Stebor e Italian Cobblers

Il Veneto è la prima regione a lanciare il proprio Manifesto per l’artigianato del futuro, che è stato presentato con grande successo di partecipazione mercoledì 6 maggio sera nel corso di un meeting presso il Padiglione AQUAE Venezia 2015, a Marghera, promosso dall’assessorato regionale all’economia e sviluppo, ricerca e innovazione. Le imprese artigiane venete costituiscono infatti una parte essenziale del tessuto produttivo e imprenditoriale della regione, contribuendo alla crescita economica del territorio. Ma l’artigianato veneto, pur salvaguardando la propria fisionomia maturata nel tempo, deve confrontarsi oggi con tutti gli aspetti che i nuovi contesti richiedono: innovazione tecnologica, informatizzazione dei processi e dei prodotti, contaminazione delle esperienze, uso del design, strategie di comunicazione, formazione continua, qualità delle produzioni. La Regione ha presentato il lavoro, frutto di un tavolo con esponenti delle Università, delle Associazioni di categoria, del mondo del credito e finanza e con un confronto costante con le imprese stesse per verificare la situazione del comparto, valorizzarne le potenzialità, mettere a fuoco le criticità, indicare le strategie per il breve e medio termine. Il primo risultato di questo impegno condiviso tra amministrazione pubblica, categorie, imprese ed esperti – come il prof. Stefano Micelli dell’Università di Venezia – è il Manifesto che tratteggia gli scenari e disegna gli assi attorno a cui si articoleranno le politiche regionali ed europee per le imprese artigiane nei prossimi anni. Il documento di programmazione regionale si chiama “Manifesto per il saper fare. Artigiano prossimo venturo” e si articola da un lato nell’analisi di alcune aree focus (innovazione, eccellenza artigiana, internazionalizzazione e capitale umano), dall’altro nella presentazione degli strumenti di intervento. “L’artigianato veneto – ha sottolineato l’assessore regionale all’economia e sviluppo, ricerca e innovazione – deve rispondere alle sempre nuove sfide dell’economia globalizzata. Per farlo è necessario che sappia coniugare i mestieri tradizionali e l’innovazione richiesta dal nuovo mercato. Il Manifesto costituisce la base, aperta ad ulteriori contributi, per la ri-scoperta e il ri-lancio della grande esperienza artigianale, di cui il Veneto va orgoglioso, e del manifatturiero come cuore pulsante del valore artigiano e di quella grande tradizione che tutto il mondo conosce come ‘Made in Italy’”. L’incontro ha presentato anche alcuni casi concreti di aziende che hanno coniugato il saper fare artigiano con l’innovazione di processo e di prodotto, aprendosi a nuovi mercati e alla grande sfida della competizione digitale. Molto spesso questi processi sono stati supportati dalla felice intuizione della rete di impresa che favorisce aggregazioni positive e fruttuose per vincere la sfida della ripresa. In particolare Luca Bortolotto, di Malo (VI) ha raccontato l’evoluzione straordinaria della sua Tranceria Stebor Snc. Da piccolo subfornitore artigiano, in pochi anni ha investito in macchinari di ultima generazione, cad cam e computer grafica decuplicando il suo giro d’affari in particolare quello verso l’estero. Altro aspetto vincente, aver dato fiducia a dipendenti giovani ed intraprendenti che si sono specializzati a tal punto nelle lavorazioni personalizzate che, oggi, i clienti chiamano per parlare direttamente con l’addetto ad una certa lavorazione. Altra esperienza targata Confartigianato Imprese Veneto è stata la rete Italian Cobblers. Una esperenza straordinaria – hanno raccontato due dei promotori, Paride Geroli (VR) e Simone Segalin (VE)-, nata a seguito di due eventi originali per i settori della calzatura su misura e dei calzolai. Il primo, l’acquisto da parte della azienda di Segalin di un foot scanner e relativi programmi per la “cattura” precisa delle forme dei piedi dei clienti ed offrire la posssibilità di vedere in anteprima –renderingcome sarà la scarpa una volta realizzata. Il secondo è stato un corso di formazione di 100 ore dedicato alla categoria dei calzolai per portarli a crescere nella tecnica della costruzione di scarpe su misura attraverso anche lo strumento del foot scanner. Ne è nata succesivamente l’idea di creare una rete di imprese per produrre a distanza scarpe 100% made in Italy, fatte a mano. La tecnologia in questo caso ha portato le nostre botteghe ad aprirsi al mondo senza spostarsi.