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Artigiani e MPMI: il cuore produttivo dell’Europa

Artigianato e MPMI costituiscono la forza produttiva nell’intera UE. Norme e leggi devono tenerne conto, con una nuova politica economica.

L’Europa siamo noi: oltre 23 milioni di unità produttive tra Artigiani e Micro, Piccole e Medie imprese, ovvero il 99,8% del totale delle aziende attive nei Paesi dell’Unione, quasi 4 milioni e mezzo in Italia, con il Veneto e Vicenza sul podio anche per vocazione manifatturiera ed export.

Parlamento e Commissione europei, freschi di elezioni, devono cominciare a rendersene conto, magari rispolverando i princìpi di quello “Small Business Act”, cioè la Comunicazione adottata ancora nel 2008 dall’UE e basata sull’idea-guida di “Pensare anzitutto al piccolo” (“Think Small First”) nel fare le leggi, di cui oggi paiono essersi perse le tracce, oltre che lo spirito.

Tale esigenza è stata ripresa anche dal Manifesto divulgato da SMEUnited (l’Associazione Europea che rappresenta l’Artigianato e le MPMI, di cui Confartigianato è membro fondatore) prima delle elezioni, chiedendo che la nuova legislatura ponga proprio queste aziende al centro della politica di competitività dell’UE, promuovendo un ambiente stabile e favorevole e sostenendo la formazione di manodopera qualificata. 

Tali priorità saranno anche tra i temi al centro della prossima Conferenza Europea dell’Artigianato in programma a inizio 2025, la cui fase preparatoria è avvenuta in febbraio a Monaco di Baviera, durante la Fiera internazionale dell’Artigianato. I vertici delle più importanti Organizzazioni che rappresentano l’Artigianato e le MPI in Europa stanno dunque percorrendo un cammino comune per indicare alle istituzioni il ruolo centrale che il settore svolge nel garantire sviluppo economico e coesione sociale. Con idee precise.

Il Documento di visione comune di SMEUnited sottolinea che l’Europa ha bisogno di economie locali forti per mantenere la propria competitività e costruire un futuro solido. Le Micro, Piccole e Medie Imprese e il settore dell’Artigianato qualificato sono indispensabili per garantire prosperità, servizi, posti di lavoro e formazione locale nelle regioni e nei territori europei. Sono loro a realizzare la trasformazione verde e digitale. Allo stesso tempo, queste aziende sono spesso le più in difficoltà a causa dell’introduzione di nuove e onerose leggi e burocrazie a ritmo accelerato. 

L’Artigianato europeo chiede perciò ai responsabili politici dell’UE di onorare l’importante ruolo del settore in Europa, fornendo alle imprese le migliori condizioni per competere, innovare e far crescere la propria attività. Quali sono, in sintesi, le richieste specifiche di SMEUnited? Eccole. 

1. Un quadro normativo stabile per la “transizione verde”.

Il settore dell’artigianato specializzato è un partner necessario per realizzarne il successo. Negli ultimi cinque anni sono state approvate numerose leggi nel quadro del “Green Deal europeo”, che le imprese devono ora attuare. Per poter mantenere la loro attività, hanno però bisogno di un quadro stabile e affidabile, senza continui cambiamenti di obiettivi e misure. Priorità chiare sono fondamentali per compiere progressi nella transizione verso un’economia “verde” in cui le PMI possano inserirsi e prosperare. 

2. Riduzione degli obblighi di rendicontazione e documentazione.

Il costante aumento della burocrazia è un fattore chiave che rende il lavoro autonomo sempre meno attraente dal punto di vista dei titolari di imprese nel settore dell’artigianato specializzato. I giovani lavoratori qualificati sono disincentivati ad avviare una nuova attività, o a rilevarne una esistente. Per contrastare tale trend, è necessario ridurre in modo significativo il carico burocratico che grava sugli artigiani. Gli interessi delle Piccole e Medie imprese devono essere presi in considerazione fin dall’inizio, anche attraverso la rigorosa applicazione del principio “Pensare anzitutto in piccolo”, il test degli effetti sulle PMI e il rafforzamento del Comitato di controllo normativo. Un rappresentante delle PMI deve difendere attivamente l’applicabilità delle iniziative dell’UE da parte delle MPMI e delle imprese Artigiane nel processo legislativo al più alto livello della Commissione UE. 

3. Concorrenza leale sui mercati digitali.

La transizione digitale offre grandi opportunità al settore dell’Artigianato specializzato. Tuttavia, tali opportunità possono essere colte solo se in futuro saranno garantite le condizioni quadro per una concorrenza leale, ad esempio sulle piattaforme di vendita digitali. Anche l’accesso ai dati necessari è un elemento chiave in questo contesto. L’UE ha posto le basi con il Data Act. Ora devono seguire ulteriori implementazioni dei suoi principi, ad esempio per quanto riguarda le interfacce hardware, i protocolli standardizzati, le normative specifiche del settore e l’accesso ai clienti. Quando si utilizza l’intelligenza artificiale, i rischi di responsabilità per le aziende vanno adeguati. 

4. Fornitura di manodopera qualificata.

In tutta Europa c’è un grande bisogno di lavoratori qualificati nell’Artigianato. I cambiamenti demografici si aggiungono a tale situazione. Allo stesso tempo, le mansioni diventano più complesse e i mestieri qualificati più esigenti dal punto di vista tecnologico. È quindi essenziale che gli artigiani in tutta Europa ricevano una formazione di alto livello e che l’immagine, l’apprezzamento e l’equivalenza della formazione professionale siano migliorati. È inoltre importante rafforzare l’accesso degli apprendisti e dei lavoratori qualificati nell’UE e semplificare l’immigrazione qualificata dai Paesi terzi. 

5. Le PMI al centro della politica di competitività dell’UE.

Il settore dell’Artigianato specializzato è un forte partner locale. Le imprese sono quindi più dipendenti dalle condizioni locali rispetto ad altri settori dell’economia. Serve quindi un ripensamento che ponga la competitività delle PMI al centro della politica europea. Per rafforzare queste imprese sono necessarie infrastrutture ben sviluppate, forniture energetiche sicure e a prezzi accessibili, procedure amministrative efficienti e digitali anche nelle aree transfrontaliere. È inoltre necessario un sostegno per un’efficace partecipazione ai processi di standardizzazione e per l’innovazione e la trasformazione, nonché un accesso semplificato ai programmi UE pertinenti. 

6. Maggiore sostegno alle PMI come fattori di coesione nelle aree locali.

Le imprese artigiane non sono solo parte del sistema produttivo, ma sono anche un fattore di sviluppo cruciale per le aree locali, in quanto il loro know-how, il capitale umano e i prodotti sono elementi chiave (materiali e immateriali) del patrimonio culturale europeo. Pertanto, le strategie e le iniziative dell’UE devono tenere in debito conto questo importante ruolo delle piccole imprese, promuovendo l’artigianato come “motore di coesione”, depositario delle tradizioni e vettore di crescita sostenibile. 

7. Promozione di un ambiente politico stabile.

Le piccole e medie imprese sono al centro del peso economico dell’Europa. Il loro successo dipende anche da un ambiente politico stabile, che rafforzi l’UE come comunità politica basata sui valori. Spetta ai politici garantire l’allineamento tra gli Stati membri e lavorare per una maggiore coesione interna, rinvigorendo l’UE come attore globale. Nel fare ciò, occorre tenere conto delle specificità dei diversi Stati membri nonché rispettare il principio di sussidiarietà per garantire una regolamentazione efficace. 


Hanno collaborato a questo numero:
Carlotta Andracco, Gaia Anzolin, Giovanni Artuso, Nicola Carrarini, Sabrina Nicoli, Valter Fabris, Andrea Fontana, Sandra Fontana, Alessandra Matteazzi, Massimo Meggiolaro, Enrico Quintavalle, Andrea Rossi, Loris Rui, Marco Zanchin.

Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
Contributi multimedia: Corrado Graziano, Davide Samadello, Federica Vencato
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