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Edilizia: più società di capitali, cala credito

Il vicentino Thomas Fantin (presidente della Federazione Edilizia): “Dobbiamo batterci per la sburocratizzazione e per risolvere il problema della carenza di manodopera”

Per il settore delle costruzioni le scadenze non finiscono mai. Terminato il Superbonus, ora all’orizzonte ci sono altre deadlines: il 2030 per migliorare la performance energetica degli edifici non residenziali del 16% e il 2033 per quelli residenziali che devono invece potenziare le prestazioni del 26%. È l’Europa che lo chiede, per avvicinarci il più possibile all’altra importante scadenza del 2050 a emissioni zero.
Il lavoro per gli edili non mancherà quindi in uno dei settori che per ora non conosce crisi. Ci sono in ballo ancora le detrazioni fiscali del 50% sulle ristrutturazioni ma scadono a fine anno e ancora non si hanno notizie di altre possibili agevolazioni.

“Considerato il patrimonio immobiliare che abbiamo, molto datato con classi energetiche basse, quello che ci attende è un periodo di importanti investimenti, sia pubblici che privati. Per i primi a sostegno c’è il Pnrr ma per le famiglie non si hanno avvisaglie per ora di aiuti – avverte il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto – e temo che con l’avvio della procedura di infrazione per deficit eccessivo non saranno previsti molti sostegni. Se queste scadenze sono richieste dall’Europa, è l’Europa che deve intervenire a garanzia dell’attuazione del Green Deal, magari basandosi sullo schema del NextGenerationEU”.

“C’è un po’ di preoccupazione tra gli addetti ai lavori – commenta Thomas Fantin, vicentino neopresidente della Federazione Edilizia di Confartigianato Imprese Veneto -. Ora stiamo lavorando, le commesse non mancano ma c’è incertezza per il futuro perché sono tutti in attesa di capire se ci saranno altri bonus o agevolazioni. Temiamo il mercato subisca uno stallo”.

Nel 2024 il trend di crescita del numero delle aziende è leggermente calato.
Dall’elaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, su dati Infocamere, nel 2023 erano attive nel settore 61.825 imprese, aumentate a 62.026 nel primo semestre del 2024, con una variazione dello 0,3%, di cui artigiane l’anno scorso erano 46.166, cui se ne sono aggiunte quasi 100 (46.255) a giugno di quest’anno, con una percentuale timida di crescita dello 0,2%. E le aziende piccole e medie rappresentano il 74,6% del totale.
Se si considerano i dati del 2010 però, il settore delle Costruzioni ha perso ben 12.540 aziende e l’artigianato 11.800.

“Si tratta di un rallentamento fisiologico rispetto agli anni precedenti dovuto al boom del Superbonus – chiarisce anche Giovanni Lovato, vicepresidente della Federazione Edilizia di Confartigianato Imprese Veneto – . Il problema come sempre è la carenza di manodopera e la mancanza di passaggio generazionale che fa chiudere molte aziende. L’edilizia moderna richiede sempre più competenze e apparecchiature, si sono moltiplicate le incombenze burocratiche per cui è indispensabile strutturarsi e fare rete”.

È proprio questo il dato più rilevante infatti. Stanno nascendo sempre più aziende a società di capitali piuttosto che quelle individuali o società di persone.
Nel primo semestre 2024 si è registrato un aumento di società di capitali (+3,3% del totale e del 4,6% nelle aziende artigiane), rispetto a quelle individuali o società di persone che invece sono in diminuzione rispettivamente dello 0,1% e del 3,6%.
L’accesso al credito delle imprese di costruzioni è però calato nei primi cinque mesi del 2024 rispetto al 2023 del 10,3%, più della media nazionale che si attesta sull’8,1% nonostante siano state oltre 4 milioni (4.026,344 contro i 5.007.585 del 2021) le imprese che hanno chiesto un finanziamento.

“Ci stiamo attivando per cercare di lavorare con il Pnrr e in previsione delle Olimpiadi Milano-Cortina – continua il presidente Fantin -. Questo è possibile per aziende con alta specializzazione e certificate. Ci stiamo battendo come Confartigianato per ottenere una semplificazione delle procedure burocratiche perché molte piccole aziende, seppur di elevata qualità professionale, non sono in grado di farvi fronte. Inoltre sarebbe opportuno che il nostro contratto collettivo prevedesse una certificazione sui lavori effettuati, come avviene per idraulici ed elettricisti, a garanzia del committente e della qualità delle opere, scongiurando così pratiche sleali”.

Se si analizzano i dati relativi alla manodopera, rispetto al 2020 in cui gli addetti erano 150.055, nel 2023 sono aumentati del 6,3% (159.443 unità) e del 2,1% rispetto all’anno precedente, mentre per il settore artigiano in tre anni solo dell’1,2% (nel 2020 gli addetti erano 88.184 e nel 2023 89.250) e in calo nel 2023 rispetto al 2022 dello 0,6%.
Nel 2023 le entrate previste di nuovi lavoratori nel settore costruzioni in Veneto era di 35.950 unità, di cui 24.734 difficili da reperire pari a ben il 68,8%. Di questi ben il 47,7% non sono stati trovati per mancanza di candidati. I dati, sempre elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto su dati Excelsior-Anpal, mettono inoltre in evidenza che a luglio del 2024 erano previste altre 3.100 entrate, ma il saldo è stato di solo 2455 con 10.305 cessazioni di cui 4.820 unità per dimissioni, pari al 46,8%, 1,4% in più rispetto al 2023.

“La questione della carenza di manodopera è una questione che va affrontata con urgenza – conclude il presidente Fantin -. Le aziende oggi investono molto sul personale con incentivi e formazione, ma dobbiamo fare di più, anche a livello di scuola professionale. Dobbiamo trovare nuove formule che attirino i giovani, ci sono esempi a livello nazionale che si potrebbero replicare, anche per creare nuove specializzazioni nell’edilizia complementare. Come Federazione ci stiamo lavorando”.