Come certificare il Credito d’imposta per ricerca e sviluppo
La rubrica di questo numero è a cura dell’Area Gestione d’Impresa Tributario di Confartigianato Imprese Vicenza
Da qualche anno l’Agenzia delle Entrate ha intrapreso la strada dei controlli sulla corretta determinazione e fruizione dei crediti di imposta relativi alle attività di Ricerca e Sviluppo, operando una vera e propria “campagna” di accertamenti. Una situazione che alimenta un clima di preoccupazione e timore. Fortunatamente, però, una via d’uscita c’è. Ma andiamo con ordine.
COME REGOLARSI
Nella maggior parte dei casi le contestazioni si fondano su un concetto di “novità” dei progetti di ricerca diverso e più stringente rispetto a quello della normativa originaria, che rappresenta il presupposto principale per poterne beneficiare. Il rischio è che, a contestare l’innovazione delle tecniche, delle metodologie e dei processi aziendali, possano essere funzionari che non hanno competenza specifica in materia. Le verifiche conducono quasi sempre al disconoscimento, parziale o totale, dei crediti d’imposta tramite un avviso di accertamento, con il quale l’Amministrazione Finanziaria qualifica il credito di imposta come inesistente, con conseguenze molto pesanti per l’impresa. Si pensi solo al fatto che quel credito, nel frattempo già utilizzato in compensazione, deve essere restituito, maggiorato della sanzione dal 100% al 200% del suo importo, oltre all’iscrizione del reato penale di indebita compensazione.
Tutto ciò a scapito di imprese oneste, che in buona fede cercano di sfruttare legittimamente le agevolazioni che lo Stato concede e si ritrovano a doversi difendere in lunghi, complicati e costosissimi contenziosi per far valere le loro ragioni e dimostrare la bontà della ricerca effettuata. Si ricorda, peraltro, che il credito di imposta per le attività di Ricerca e Sviluppo è stato introdotto con l’obiettivo dichiarato di aumentare la competitività delle imprese nazionali, sostenendole e incentivando gli investimenti in attività di Ricerca e Sviluppo nell’ambito dell’innovazione tecnologica. Intento superato dalle esigenze di fare cassa?
Certamente ci sono anche casi fraudolenti, in cui i progetti di innovazione sono inesistenti e le spese recuperate a credito di imposta risultano fittizie, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Alcuni documenti di prassi dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, anche recenti, hanno individuato dei potenziali fattori di rischio, che dovrebbero fungere da guida nelle attività di controllo e consentire di “mirare” in modo più preciso.
Ad esempio:
- implementazione di attività di Ricerca e Sviluppo interna all’azienda difficilmente compatibile con l’attività economica svolta;
- costruzione “ad arte” della documentazione di supporto, corretta solo dal punto di vista formale;
- elevata incidenza delle spese per attività di Ricerca e Sviluppo rispetto al costo complessivo del lavoro;
- mancata indicazione nei bilanci dello svolgimento dell’attività di Ricerca e Sviluppo;
- omesso deposito dei bilanci d’esercizio;
- assenza di costi per l’attività di Ricerca e Sviluppo interna negli anni precedenti all’istituzione del bonus, o impennata degli stessi;
- incompleta rappresentazione nelle relazioni ai progetti di ricerca dei requisiti tecnici, ossia l’avanzamento nella scienza e nella tecnica, gli ostacoli riscontrati nelle conoscenze e tecnologie attuali e le soluzioni attuate per poterli superare.
Come detto, l’attuale situazione di incertezza sta generando tra le imprese sentimenti di preoccupazione e timore. Fortunatamente, però, una via d’uscita c’è.
Si tratta della possibilità di certificare il credito di imposta per le attività di Ricerca e Sviluppo, introdotta dall’articolo 23 della legge 4 agosto 2022, n. 122 e resa definitivamente operativa con due decreti attuativi del Mimit del 15 maggio 2024 e del 5 giugno 2024.
È possibile richiedere la certificazione in relazione ai crediti d’imposta relativi alle attività inerenti a progetti o sotto-progetti di Ricerca e Sviluppo, di innovazione tecnologica e di design e ideazione estetica maturati dal 2014 in avanti.
Pertanto, la certificazione può esser richiesta dai soggetti che abbiano già effettuato o intendano effettuare in futuro investimenti in attività ammissibili ai fini del riconoscimento dei crediti d’imposta, a condizione che le violazioni relative all’utilizzo dei suddetti crediti non siano già state constatate con processo verbale o contestate con atto impositivo.
Un aspetto molto importante è che la certificazione esplica effetti vincolanti nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria, per cui non sarà più possibile per l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza contestare i progetti di Ricerca e Sviluppo che ottengono il “bollino” di validazione rilasciato da uno dei soggetti certificatori iscritti nell’apposito Albo tenuto presso il Mimit.
È chiaro che si tratta di una grande opportunità per le imprese di dormire sonni più tranquilli, per il passato e anche per il futuro. Naturalmente, per poter procedere su questa strana è necessario affidarsi alle competenze di personale qualificato, come quello di Confartigianato Imprese Vicenza, che può fornire alle imprese associate tutte le risposte del caso, sia dal punto di vista legale che operativo.