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Piano Transizione 5.0. Cavion: “Risultati deludenti frutto di una serie di cause tra rinvii, rimodulazioni, burocrazia. Sono necessarie chiarezza e certezza per permettere anche alle piccole e medie imprese di accedere alla misura”

Una misura che avrebbe dovuto incentivare investimenti in asset strumentali nuovi ad elevato tasso di digitalizzazione favorendo anche una riduzione del consumi energetici e che invece di fatto ha provocato immobilità. É questo il commento del presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion, a fronte dei dati relativi al numero di imprese che hanno beneficiato del Piano Transizione 5.0.: 324 per un totale di 99 milioni di euro prenotati su una dote di 6,23 miliardi.
Ma perché le imprese non hanno colto l’occasione?
“Siamo davanti a un ‘effetto disillusione”: tra rinvii, rimodulazioni e ora ipotesi di correttivi retroattivi, per le imprese le certezze sono poche o non sufficienti per aderire alla misura – spiega Cavion-. A questo va sommata la consueta complessità nell’accesso agli incentivi sia a livello burocratico che per molteplicità di professionisti/competenze coinvolte per la presentazione della documentazione. Basti pensare alla complessità delle attestazioni richieste sulle prestazioni energetiche dell’impresa, o catena produttive, ante e post intervento. A fronte di tutto ciò a farne le spese sono soprattutto le piccole e medie imprese che non possono permettersi costi a fronte di benefici non certi e che non permettono alcuna programmazione. 

Così in molti deviano sul Piano 4.0. o su altre misure, magari meno forti, ma rodate e sicure”.
Considerato che il Piano Transizione 5.0. tocca investimenti effettuati nel 2024 e 2025, e a fronte dei risultati ottenuti fino ad ora, si fa avanti l’ipotesi di una correzione in particolare sulle aliquote e sugli scaglioni di investimento portandoli a due (fino ai 10 milioni e dai 10 ai 50 milioni) per cercare di intercettare gli investimenti meno cospicui ma funzionali soprattutto per realtà di medie e piccole dimensioni.
“Come abbiamo ribadito a giugno, quando si attendevano i decreti attuativi, arrivati con le linee guida ad agosto, il Piano Transizione 5.0 sulla è una di quelle misure che vanno nella direzione di una concreta transizione green e digitale due aspetti sui quali molte delle nostre imprese credono per il valore di innovazione e competitività, interna ed estera, che possono fornire alle loro produzioni. In particolare ad essere interessate sono le imprese inserite in catene di valore che vanno oltre i confini locali, e spesso nazionali e internazionali, per le quali sostenibilità e innovazione vogliono dire continuare a far parte di quelle filiere soprattutto in questo momento- ribadisce Cavion. E continua: “Giunti a questo punto sarebbe realistico anche pensare a una proroga dei termini, considerato che tra un mese il 2024 finisce, anche per evitare, nel caso la situazione si chiarificasse, una corsa all’incentivo con il prevedibile intasamento a livello di ordini, consegne e installazione per esempio dei pannelli fotovoltaici”.

Comunicato 139