ASSOARTIGIANI VICENZA SULLA MANOVRA: “UN PO’ MENO BUROCRAZIA MA SUGLI STUDI DI SETTORE ANCORA NON VA”
23/07/2008ASSOARTIGIANI VICENZA SULLA MANOVRA: "UN PO' MENO BUROCRAZIA MA SUGLI STUDI DI SETTORE ANCORA NON VA"La "manovra d'estate" recentemente varata dal governo contiene, in materia fiscale, alcune semplificazioni normative destinate a rendere la vita un po' più facile alle piccole imprese,come l'abolizione degli elenchi clienti e fornitori con decorrenza da quelli relativi al 2008. Contestualmente sono state abolite anche le sanzioni su eventuali irregolarità riguardanti gli elenchi presentati nel 2007 per il 2006 e nel 2008 per il 2007. Un buon colpo di spugna, che cancella una certa cultura prettamente burocratica. Interessante è anche la possibilità offerta al contribuente di definire il contenuto del processo verbale di constatazione ottenendo una riduzione delle sanzioni a un ottavo, oltre alla possibilità di effettuare il versamento rateizzato delle imposte. Bene inoltre gli incentivi destinati agli investimenti in imprese societarie di recente costituzione: è prevista infatti la non imponibilità delle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni qualora vengano reinvestite nei due anni successivi in società che svolgano la medesima attività. È un primo passo: ma perché limitare l'agevolazione solo alla medesima attività? È stato poi innalzato a 12.500 euro l'importo massimo consentito per i trasferimenti in contanti: il nuovo limite si applica alle somme di importo pari o superiore ai 12.500 euro. Rimane però sempre "caldo" il fronte degli studi di settore, che anche quest'anno hanno creato non pochi problemi alle piccole imprese.Gli studi revisionati applicabili per l'esercizio 2007 (sono 68) hanno sì visto l'eliminazione dei due indicatori di normalità economica – il "Valore aggiunto per addetto" e la "Redditività dei beni strumentali impiegati" – ma anche l'inserimento di un nuovo indicatore – "Incidenza dei costi residuali di gestione" – che non si limita, com'era stato annunciato, a una segnalazione di anomalia, ma va a incidere direttamente sui ricavi.Sempre difficile è la posizione per le aziende di produzione, in modo particolare se attuano investimenti in macchinari e attrezzature: «Invece di essere premiate con un meccanismo di detassazione – osserva al proposito Giuseppe Sbalchiero, presidente dell'Assoartigiani vicentina – esse vengono addirittura penalizzate da un uso non correttamente "tarato" degli studi di settore». «Riteniamo anche non del tutto soddisfacente – prosegue Sbalchiero – l'intervento sull'applicazione retroattiva degli studi: infatti è ora previsto che debbano essere pubblicati entro il 30 settembre dell'anno per il quale entrano in vigore, mentre finora entravano in vigore l'anno precedente rispetto a quello di pubblicazione. Confartigianato sta insistendo perché si arrivi invece a prevedere che gli studi entrino in vigore nell'anno successivo a quello della loro pubblicazione, perché solo così si supererebbe veramente il problema della retroattività».Sempre Confartigianato ha presentato un emendamento mirato a introdurre "a sistema" una norma che definisca la natura della "valenza probatoria" degli INE (Indicatori di Normalità Economica) stabilendo che i ricavi desunti dall'applicazione degli Indicatori stessi, anche in presenza di studio revisionato, costituiscono presunzione semplice e che, in caso di accertamento, spetta all'Ufficio motivare e fornire elementi di prova a sostegno degli scostamenti riscontrati. E una recente sentenza della Commissione Tributaria del Lazio è in linea con quanto sostenuto da Confartigianato.