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Domanda e offerta di lavoro nelle PMI: i dati 2024 sull’occupazione a Vicenza

Anche a fine 2024 il mancato incontro (mismatch) tra domanda e offerta di lavoro si è confermato un problema di difficile soluzione. Le aziende cercano personale, possibilmente specializzato, ma non si trovano candidati.

È certo un bene per la società che i laureati siano in aumento, anche se la media in Italia è ancora tra le più basse rispetto alla media europea, tuttavia le imprese, soprattutto medio-piccole, ricercano figure con altre competenze, più tecniche e manuali. Per questo si guarda anche ai dati delle iscrizioni scolastiche 2025/2026, cercando di capire il futuro delle “risorse umane”. Un altro aspetto, emerso da una recente ricerca, è l’emigrazione dei giovani italiani verso altri Paesi in cerca, se non di fortuna, di esperienze professionali. E Vicenza? Nel 2024 ha registrato una difficoltà di reperimento di manodopera pari al 53,9%, più alta del dato regionale (51,5%). 

LE EVIDENZE

Per le micro e piccole imprese, nella loro totalità, il problema è più sentito: infatti, esse riscontrano una difficoltà di reperimento del 57,2%, con uno scostamento di 3,3 punti percentuali rispetto alla ricerca di personale del totale imprese. Inoltre, le MPI vicentine hanno la più alta difficoltà di reperimento in Veneto, subito dopo le MPI di Rovigo (57,4%), superiore di 2,2 punti percentuali rispetto alla media regionale (55,0%). In valori assoluti, delle 45.730 entrate previste dalle MPI in provincia di Vicenza nel 2024, ben 26.139 lavoratori sono risultati “introvabili”, ossia di difficile reperimento. Tra le professioni più richieste dalle imprese (totali) vicentine nel 2024 sono state: esercenti e addetti nelle attività di ristorazione (10.570 entrate previste, difficoltà di reperimento 54%); addetti alle vendite (7.160, difficoltà 35%); personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci (5.540, 30%), meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (2.590, 72%). 

E se la previsione di nuove assunzioni per il primo trimestre 2025 a livello nazionale è in leggero calo del -0,2%, proprio le micro e piccole imprese venete invertono il trend, con un aumento del +1,7%. Nel 2024 la nostra regione ha registrato la difficoltà di reperimento di manodopera più elevata d’Italia, con il 65,2% rispetto al dato nazionale del 55,2%, con uno scostamento del +13,7 punti percentuali rispetto alla ricerca di personale sul totale imprese. Nel 2023 il Veneto era al terzo posto, con una percentuale di difficile reperimento del 60,4%. La situazione è dunque peggiorata.

Sulla base dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato su dati Unioncamere-Anpal Excelsior, nel 2024 le entrate nella nostra regione ammontavano a 53.620 lavoratori (dipendenti, a contratto, collaborazioni), con ben 34.940 lavoratori richiesti ma “introvabili”, ossia di difficile reperimento. La Lombardia si trova all’ottavo posto, con una percentuale del 61,2%. Al secondo e terzo posto si posizionano l’Umbria e il Friuli-Venezia Giulia, con rispettivamente il 65,1% e il 64,8%. 

“La scelta del percorso dopo le medie è fondamentale anche per il tessuto economico del nostro territorio: per questo, con le altre associazioni, promuoviamo momenti di riflessione e conoscenza agli studenti affinché facciano una scelta quanto mai consapevole, ma anche in un’ottica di prospettiva lavorativa futura – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion -. Non solo: Confartigianato, nel tentativo di rispondere al pressante bisogno di risorse umane che le nostre aziende costantemente ci sottopongono, offre una doppia opportunità di incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Da un lato con una ricerca ‘attiva’ di determinati e specifici profili professionali; dall’altro mettendo a disposizione dell’impresa i nominativi dei candidati che rispondono agli annunci, lasciandola poi libera di selezione autonoma o attraverso gli specialisti di Manpower. In entrambi i casi, le aziende interessate saranno seguite dall’Area Capitale Umano per la gestione del servizio. Quando poi si trovano le risorse umane più adeguate, la consapevolezza dei nostri artigiani è quella di trattenerle. In tal senso, nel sistema di ‘welfare contrattuale’ incardinato sulla bilateralità, piani di welfare aziendale, strumenti di conciliazione e chiari percorsi di crescita professionali all’interno dell’impresa costituiscono benefici e plus in termini per i lavoratori.

Quella delle risorse umane è una delle criticità più percepita dalle aziende artigiane anche e soprattutto perché non ci sono soluzioni rapide, ma il bisogno è ora. Assistiamo a un radicale cambiamento di stili di vita e di mentalità, soprattutto nei giovani, che non sono più disposti a rinunciare, legittimamente, al proprio tempo libero e chiedono una maggiore flessibilità di orario. Il problema è che le aziende possono anche cercare di andare incontro alle loro esigenze, ma i processi di produzione hanno delle regole. Anche nel settore dei Servizi, molto spesso non si possono conciliare i bisogni e le esigenze dei clienti e dei consumatori con quelle dei lavoratori. E il riorientamento dell’economia verso la transizione “verde” e digitale potrebbe ampliare il gap qualitativo tra domanda e offerta di lavoro; a meno, appunto, di un collegamento più efficace tra sistema formativo e mondo produttivo.

Intanto, però, nell’arco di tre anni l’occupazione dei giovani in Italia è cresciuta a un tasso doppio della media europea. Tra il 2021 e il 2024, ultimi dodici mesi a giugno, gli occupati “under 35” in Italia sono saliti di quasi mezzo milione (454mila), pari a un incremento del 9,2%, un tasso doppio rispetto al +4,6% della media UE e superiore al +4,9% della Francia e al +4,5% della Germania. Resta ancora alto il numero degli inattivi: 1 milione 495mila giovani tra i 25 e i 34 anni secondo i dati al secondo trimestre del 2024.

Altro elemento da non sottovalutare è che la maggior parte delle imprese in Veneto ha adottato almeno una pratica per attirare o mantenere personale, con incrementi salariali, maggiore flessibilità degli orari di lavoro grazie a un efficacie sistema di contrattazione integrativa regionale, più autonomia sul lavoro in relazione a specifiche competenze o mansioni, o con benefit aziendali. 

Le imprese artigiane inoltre applicano un sistema di welfare contrattuale incardinato sulla bilateralità, che offre ai lavoratori molteplici prestazioni, anche di carattere sanitario, a cui si aggiungono sempre più frequentemente anche piani di welfare aziendale, che costituiscono un fattore di crescita e sviluppo del settore con evidenti benefici in termini di fidelizzazione dei lavoratori. Confartigianato chiede da tempo, ma finora senza risposte, che le prestazioni di welfare contrattuale erogate ai lavoratori siano detassate al pari di quelle erogate nell’ambito dei piani di welfare aziendale, così da mettere nelle tasche dei lavoratori dell’artigianato veneto ingenti risorse aggiuntive.Il problema, tornando al punto iniziale, rimane la preparazione. In generale non si trovano lavoratori qualificati e con competenze specifiche, e se anche si attinge dal mercato dei lavoratori stranieri, il problema di formazione si aggiunge alle difficoltà della lingua e di convivenza tra diverse etnie e culture.
In definitiva si tratta di un’emergenza, quella dei lavoratori mancanti, che per Confartigianato andrebbe affrontata in un’ottica di politica economico-sociale e sociologica. Assenza di ricambio generazionale, crisi demografica e invecchiamento della popolazione, difficoltà dei mercati, inflazione, inadeguatezza dei percorsi scolastici rispetto al mondo del lavoro, sono tutte cause che andrebbero analizzate insieme, per una nuova strategia e riforma del mondo del lavoro.