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SBALCHIERO: “CHI HA RAGIONE SULLE CIFRE DEL FEDERALISMO MUNICIPALE? CONFARTIGIANATO VICENZA TEME CHE LA PRESSIONE FISCALE SULLE IMPRESE AUMENTI”

04/03/2011SBALCHIERO: "CHI HA RAGIONE SULLE CIFRE DEL FEDERALISMO MUNICIPALE? CONFARTIGIANATO VICENZA TEME CHE LA PRESSIONE FISCALE SULLE IMPRESE AUMENTI"«Rimango sconcertato quando, su quelli che saranno gli effetti del federalismo municipale, leggo calcoli diametralmente opposti, a seconda che provengano da questa o da quella parte politica. Se la traduzione in cifre del decreto si presta a deduzioni così discordanti, mi chiedo quanto possa essere confuso il testo che sta a monte». Così Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Vicenza, esprime tutta la propria perplessità per come si sta materializzando un passaggio di assetto istituzionale nel quale le piccole imprese ripongono non poche aspettative. «Per noi artigiani – osserva Sbalchiero – il senso del federalismo sta nel garantire maggiore responsabilità delle amministrazioni pubbliche, migliori servizi, meno sprechi, eliminazione delle sovrapposizioni tra livelli di governo e dell'oppressione burocratica, recuperi in efficienza e conseguenti risparmi destinati a ridurre la pressione fiscale. Ma non ci siamo se per esempio l'Imu, la preannunciata imposta municipale che sostituirà l'Ici, dovesse aumentare per le imprese». Secondo gli artigiani, perciò, il rischio di un innalzamento della pressione fiscale sulle aziende – attraverso la tassazione degli immobili produttivi – esiste, in contraddizione con le promesse di un federalismo che divenga occasione per ridurre il carico tributario sulle attività economiche. «Altro che inno alla responsabilità – aggiunge Sbalchiero -, la scelta pare invece quella di decentrare i costi e spingere i Comuni ad aumentare le imposte per compensare le minori entrate».Secondo i calcoli di Rete Imprese Italia, la sigla che a livello nazionale raggruppa le organizzazioni dell'artigianato e del commercio, il passaggio dall'attuale aliquota ICI, pari in media al 6,49 per mille, alla nuova IMU con aliquota base del 7,6 per mille (che, però, grazie all'autonomia concessa ai Comuni, potrebbe essere incrementata sino al 10,6 per mille) comporterebbe, in tal caso, un aggravio fiscale sugli immobili strumentali posseduti dalle imprese pari a circa 3 miliardi di euro. «Sarebbe un pesante aumento per il sistema delle imprese, già gravato da una pressione fiscale più elevata rispetto alla media europea» commenta Sbalchiero.Dalle stime emerge che, considerando tutti gli immobili adibiti ad attività produttiva (uffici, negozi e botteghe, magazzini, laboratori per arti e mestieri, opifici, alberghi e pensioni, teatri, fabbricati industriali e commerciali), l'incremento dell'imposizione ad aliquota del 7,6 per mille sarebbe pari a 812 milioni di euro. A livello di singola impresa, inoltre, l'aggravio di imposizione rischia di superare alcune migliaia di euro annue in base al Comune nel quale è collocata l'impresa stessa.«Il federalismo fiscale che vogliamo – conclude Sbalchiero – è invece quello che favorisce la progressiva riduzione della spesa pubblica locale improduttiva e che determina un meccanismo virtuoso in grado di abbassare la pressione fiscale sulle aziende. E' quello in cui i Comuni, nell'ambito della propria autonomia tributaria, riducano – come permette la norma – l'aliquota base dello 0,3%. In tal modo le imprese godrebbero di un risparmio d'imposta pari a 1,4 miliardi di euro. Ma temo che questo rimarrà nel libro dei sogni».