AL CENTRO VIART DA SABATO 13 DICEMBRE LA MOSTRA IL “GROTTESCO PALLADIANO.I MASCHERONI DI FRANCO DALLA POZZA”
10/12/2008AL CENTRO VIART DA SABATO 13 DICEMBRE LA MOSTRA IL "GROTTESCO PALLADIANO.I MASCHERONI DI FRANCO DALLA POZZA" Venerdì 12 dicembre alle 18.30 nel salone di "VIArt", il centro espositivo permanente dell'artigianato artistico in Contrà del Monte a Vicenza, si inaugura la mostra "Grottesco Palladiano. I Mascheroni di Franco Dalla Pozza". Patrocinata dall'Associazione Artigiani Confartigianato vicentina, l'esposizione raccoglie le tavole disegnate che l'artista e fotografo berico ha ricavato dai "mascheroni" scolpiti che compaiono, come chiave di volta, sulle facciate di tanti palazzi cittadini, a partire proprio dalla Basilica Palladiana. La mostra rimarrà poi aperta dal 13 dicembre al 7 gennaio 2009 con orario dalle 10 alle 19 (tranne il 25 dicembre e il 1° gennaio). Per informazioni: tel. 0444 545297; info@viart.itNella brochure che accompagna la mostra, il critico d'arte Giuliano Menato sottolinea che «Dalla Pozza è figura emblematica della pittura del nostro tempo in ambito vicentino, con dei risvolti sconcertanti, se si pensa alla sua stessa produzione, anche presente, che lo vede icastico paesaggista dei luoghi a noi tutti noti e cari. Sia i volti deformati della figura umana ricavati direttamente dai mascheroni lapidei della Basilica Palladiana, sia i ritratti onirici dell'immaginario personale, che li rende ancora più inquietanti, nascono da presupposti secondo i quali l'oggetto della rappresentazione non è solo realtà in sé, ma anche transfert di altro (…). Dalla Pozza disegna ritratti umani deformando le sembianze umane mediante un'abnorme proliferazione di organi e di viscere, ed essi guardano all'esterno con impressionante perspicacia (…). La modulata finezza del segno grafico, che nella spiroidale espansione suscita queste immagini "orribili" – esse non escludono lo sberleffo e la dissacrazione -, rivela la certosina pazienza dell'artigiano che mira alla perfezione, ma anche la superiore intelligenza dell'artista che sostiene il suo lavoro con la carica propulsiva dell'invenzione». Nell'altro intervento di analisi presente in catalogo, il critico Antonio Stefani osserva che «proprio traguardando la città a misura di architetture, materiale che qui di certo non scarseggia a cominciare dalla Basilica Palladiana, Franco si è lasciato irretire dalla folla di mascheroni che stanno appollaiati sulle chiavi di volta, elementi di decoro e retaggio di antiche suggestioni. Di sicuro li ha scrutati attraverso la lente del proprio teleobbiettivo, ha provato a interpretarne gli umori bizzarri, ci avrà pure scambiato qualche chiacchiera sotto la luna, quando nei paraggi non passava nessuno, e poi si è messo a ritrarli. Si è divertito a ritrarli. Il risultato è questa galleria di volti che, da incarnazioni di una micromitologia più o meno rinascimentale, da eredi delle medievali entità apotropaiche, diventano personaggi di un nuovo gioco al quale adesso sta a noi dare un nome, come ci piace. Cominciando intanto con lo scovarli (…). Quei mascheroni esprimono e suscitano una gamma di sensazioni in transito dal grottesco all'eroico, dal comico al minaccioso, esibendosi e celandosi in un rimpiattino tra vie, piazze e scorci del centro storico. Recitando insomma, oltre i canonici due metri d'altezza di cui si parlava, una commedia che si specchia in quella umana e che al tempo stesso attiene a qualche altra dimensione del tempo e dello spazio, quelle di cui si intendono solo i bambini». Franco Dalla PozzaNasce a Vicenza, dove ha il suo studio in via Oratorio dei Servi, 13 (tel. 347.4323559, www.francodallapozza.zenfolio.com). Dopo aver frequentato la Scuola d'Arte e Mestieri della sua città, segue i corsi di pittura del maestro Otello De Maria. Comincia a esporre le sue opere nel 1960.Partecipa a numerose collettive e tiene mostre personali, in Italia e all'estero, soprattutto in Germania. Le sue opere sono conservate nei seguenti Musei: Chalon sur Saone (Francia), Musèè Niepce di Landshut (Germania), Burg Trausnitz, Museo d'Arte Moderna di Sinagra (Messina), Museo "Vito Mele" (Calabria), Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza, Museo "Casabianca" di Malo (Vicenza).Analisi critiche sulla sua attività sono comparse su quotidiani e riviste quali "Il Giornale di Vicenza", "L'Adige", "Il Gazzettino", "Arte Triveneta", "Eco D'Arte Triveneta", "Alto Adige", "La Voce dei Berici", "La Gazzetta del Sud", "Bolaffi Arte", "La Provincia di Vicenza", "FareImpresa", "Nuova Vicenza". È presente nel Catalogo Bolaffi 1983-84. e in Arte Nuova Mondadori 2003. Su di lui hanno scritto Benito Aguzzoli, Bruno Chiozzi, Gerardo Cossio, Anna Dall'Angelo, Maria Lucia Ferraguti, Giangiacomo Gabin, Aldo Lucchetti, Salvatore Maugeri, Giuliano Menato, Franco Pepe, Neri Pozza, Gino Prandina, Paolo Rizzi, Marica Rossi, Remo Schiavo, Giorgio Segato, Antonio Stefani, Adriano Toniolo.