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ALBO ARTIGIANI 2012 – TORNATI AI VALORI DEL 2001

Male il Veneto -1,77% pari ad un saldo di -2.505 imprese,
2° peggior risultato in termini assoluti dietro alla Lombardia.

Sbalchiero: “Confermate le nostre preoccupazioni.
Qui chiudono ad un ritmo di 32 imprese al giorno”.

E’ passato un altro anno di crisi e, nel Veneto, mancano all’appello altre duemila e cinquecento imprese artigiane. Niente a che vedere con la batosta del 2009 quando il saldo si era fermato ad un terribile –3.057 ma in peggioramento rispetto allo scorso anno quando ci eravamo fermati a – 1.000 aziende.
Il saldo 2012, risultato dalla differenza tra le 9.071 nuove iscrizioni e 11.576 cessazioni, porta a 139.129 il patrimonio di imprese artigiane operanti sul territorio regionale con un calo dell’1,77% superiore, anche questa volta, a quello nazionale -1,39%. I secondo peggior dato, in termini assoluti, dietro alla Lombardia -3.561 aziende e prima di Piemonte, Emilia Romagna e Toscana (-2.262, -2,260, -2.270 rispettivamente). Nella nostra regione hanno chiuso i battenti 32 imprese al giorno, sabati e domeniche comprese. 
Un tuffo nel passato dato che per trovare una platea così “esigua” di imprese nel nostro territorio bisogna tornare con le lancette al 2001, ben dodici anni fa!
Una moria dovuta alla forte propensione manifatturiera delle nostre imprese, il settore più esposto in questi anni alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione dei mercati. La crisi sembra aver prodotto una contrazione strutturale e non ancora stabilizzata del tessuto imprenditoriale artigiano che da anni chiude con un bilancio anagrafico in rosso. A determinarlo sia la riduzione delle iscrizioni (850 in meno rispetto al 2011) sia l’aumento di quasi 300 cessazioni.
“Dati allarmanti che non vanno sottovalutati –dichiara Giuseppe Sbalchiero, Presidente della Confartigianato veneta- per tre motivi. Il primo dovuto all’eccessiva sofferenza di uno dei capisaldi del nostro Paese, la manifattura. Politiche di difesa del made in Italy e di promozione all’estero dei nostri prodotti dovranno essere al centro delle azioni di Governo da qui ai prossimi mesi. Secondo è il drastico calo delle nuove iscrizioni, vera causa del saldo negativo, che apre uno scenario preoccupante sulla voglia (od il coraggio) di fare ancora impresa. Terzo è il concentrarsi della sofferenza negli ultimi mesi dell’anno –il che prelude ad un ulteriore anno difficile”.
“Il Veneto –prosegue Sbalchiero- ha tenuto in questi anni grazie ai suoi fondamentali etici e culturali. Artigiani, commercianti, piccole imprese si sono comportate da “eroi della quotidianità” salvandoci. Dobbiamo ricominciare a difendere questo nostro modello di sviluppo tornando al primato dell’economia reale e ricondurre la finanza al suo servizio”.
“Di fronte a questi dati cade a fagiolo la giornata di mobilitazione nazionale indetta da Rete Imprese Italia per lunedì 28 prossimo –conclude Sbalchiero- e che vedrà il Veneto in prima linea con iniziative in tutte e sette le province per dire con forza che le piccole imprese non ci stanno ad “essere messe in liquidazione dalla politica” e che misureremo i candidati rispetto ad impegni precisi su: riduzione della pressione fiscale, rilancio dei consumi, facilitazione per l’accesso al credito e riduzione di una burocrazia esasperante ed onerosa. Questo solo per citare i punti di maggiore criticità”.
Vedi tabella