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ARTIGIANI, ZERO INCENTIVI PER RIASSUMERE I LICENZIATI

Dimenticati dalla legge di stabilità, interessano 26mila veneti.
Sbalchiero denuncia, la Cgil lo appoggia: «Fatto grave».

Il Corriere del Veneto rilancia on-line con enfasi la denuncia di Confartigianato Veneto.

VENEZIA – I quasi 26 mila lavoratori di aziende sotto i 15 dipendenti licenziati nell’ultimo anno in Veneto ed iscritti alle liste di mobilità in deroga non potranno più contare sugli incentivi (sotto forma di sgravi contributivi) previsti finora dalla legge a vantaggio di chi intendesse riassumerli. L’allarme giunge dalla Confartigianato del Veneto che attribuisce il problema ad una «svista» in un articolo contenuto nella legge di stabilità 2012 e che denuncia in questo modo la creazione, di fatto, di una discriminazione fra «licenziati di serie A» e «licenziati di serie B». In sintesi, fino al 2012 le persone espulse dalle aziende, sia provenienti da procedure di licenziamento collettivo (applicabile solo alle imprese con oltre 15 addetti) sia licenziate individualmente (quella che si applica, invece, alle aziende di dimensione inferiore rappresentate in larga misura dalla platea dell’artigianato), potevano essere iscritte in liste di mobilità separate ma che davano luogo, in entrambi i casi, ad agevolazioni in caso di eventuali nuove assunzioni. In questo modo il nuovo datore di lavoro, scegliendo di inserire in organico una persona precedentemente licenziata, aveva la possibilità di versare i contributi Inps in misura ridotta come si trattasse di un apprendista, e questo per un anno e mezzo per contratti a tempo indeterminato o per tutta la durata di un rapporto a termine. Incentivo che però non è più previsto dal 1 gennaio 2013 ma limitatamente ai licenziamenti individuali. Cioè quelli di gran lunga più numerosi: fra ottobre 2011 e settembre 2012, infatti, secondo i dati di Veneto Lavoro, nella nostra regione questi sono stati 25.823, contro i 9.221 «collettivi », peraltro con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. «La crisi – rileva il presidente di Confartigianato Veneto, Giuseppe Sbalchiero – è arrivata al culmine proprio nel corso del 2012 ed ha provocato un fortissimo incremento del numero di licenziamenti individuali. La legge di stabilità 2012 introduce un errore madornale, escludendo in aggiunta dal beneficio degli sgravi contributivi anche coloro che erano già iscritti precedentemente nelle liste. Insomma i lavoratori delle piccole imprese considerati alla stregua di figli di un Dio minore, soprattutto nel momento in cui la crisi è arrivata all’apice ». Il leader della Confartigianato regionale si dice quindi «stupito per il silenzio del sindacato rispetto agli effetti dell’entrata in vigore della nuova disposizione. Siamo disponibili ad azioni comuni perché i lavoratori delle piccole imprese sono un patrimonio veneto che non possiamo né cancellare né dimenticare ». «Si tratta di un provvedimento grave – riconosce il segretario generale della Cgil del Veneto, Emilio Viafora – che potrebbe però essere sanato con un decreto ministeriale che ripristini ciò che era contenuto nella precedente legge finanziaria. La leva degli incentivi, nella misura in cui può farlo in un’epoca di crisi, ha dimostrato di poter operare in modo soddisfacente». Detto questo, Viafora evidenzia come la stortura giustamente evidenziata dall’organizzazione artigiana riproponga un problema più generale. «Gli ammortizzatori sociali hanno bisogno di universalità, occorre cioè un sistema che funzioni in modo uguale per tutti. La vera questione è quella di mettere mano al sistema generale, sia a vantaggio di chi abbia perso il lavoro ma anche per favorire le assunzioni dei giovani».
Gianni Favero