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ASSOCIAZIONE ARTIGIANI: «QUESTI STUDI DI SETTORE SONO FUORI DALLA REALTA’»

18/05/2007ASSOCIAZIONE ARTIGIANI: «QUESTI STUDI DI SETTORE SONO FUORI DALLA REALTA'»Secondo l'Associazione Artigiani vicentina gli studi di settore, così come stanno evolvendo, si dimostrano uno strumento sempre più inadatto a rappresentare le singole realtà aziendali ai fini della determinazione del reddito d'impresa.Infatti l'introduzione degli "indicatori di normalità economica" che, a detta del Ministero delle Finanze, avrebbero dovuto intercettare gravi anomalie gestionali rilevabili dai dati comunicati dal contribuente, si stanno rivelando, a giudizio dell'Ufficio Fiscale dell'Associazione, dei veri e propri coefficienti di redditività che, in diversi casi, richiedono l'innalzamento del reddito per una piccola realtà aziendale anche di 30/40.000 euro.Secondo il presidente provinciale dell'Assoartigiani, Giuseppe Sbalchiero,  «ai fini della determinazione del reddito viene in tal modo costruita una "azienda virtuale", lontana dalla realtà del mercato e dai problemi quotidiani, essendo la configurazione basata su formule di regressioni matematiche e su indici standard quali, ad esempio: la redditività dei beni strumentali mobili impiegati, la rotazione del magazzino o la durata delle scorte, il valore aggiunto per addetto e il rapporto tra costi di disponibilità dei beni mobili strumentali e il valore degli stessi».L'Associazione Artigiani provinciale ritiene perciò «inaccettabile questo modo di agire da parte del Fisco, anche in relazione al fatto che gli indicatori di normalità economica sono stati costruiti senza il necessario confronto e la collaborazione della Confartigianato nazionale che tra, l'altro, da subito ha rilevato e combattuto anche la loro applicazione retroattiva».L'organizzazione di categoria vicentina sollecita anche un pronunciamento da parte del Ministero delle Finanze sulla definizione di "attività marginale" che, come tale, dovrebbe essere esclusa dall'applicazione degli studi; «Si pensi – fanno notare i tecnici dell'ufficio fiscale associativo – che un pensionato impegnato a svolgere un'attività marginale di qualche ora al giorno deve presentare fino a ventiquattro pagine di dichiarazione dei redditi ed essere sottoposto al vaglio di complessi indici di analisi economica, quelli che vengono normalmente applicati nella gestione di grandi aziende con decine di milioni di fatturato».«Pertanto – conclude Sbalchiero – sugli studi di settore, a nostro parere, la misura è davvero colma. Se il Governo non interverrà al più presto nella riconsiderazione di tutta l'operazione, come Associazione Artigiani di Vicenza e come sistema Confartigianato ci vedremo costretti ad assumere posizioni di ancora più forte contrapposizione»