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BANCA D’ITALIA: L’ECONOMIA DEL VENETO – RAPPORTO ANNUALE SUL 2013

Presentato oggi a Venezia, il rapporto su “L’economia del Veneto” di Banca d’Italia. Come ogni anno alcune stime vengono realizzate grazie anche al contributo del nostro Ufficio Studi.

“Nel 2013 è proseguita, pur attenuandosi, la recessione dell’attività economica iniziata nel 2011 in conseguenza delle tensioni sul mercato del debito sovrano e delle manovre di consolidamento fiscale. La domanda interna è calata ed è stata compensata solo in parte dalla crescita delle esportazioni. Il calo dell’attività produttiva si è arrestato nello scorcio del 2013. Nel primo trimestre del 2014 la produzione industriale è aumentata, sostenuta dall’andamento degli ordini dall’estero, che dallo scorso autunno beneficiano della ripresa dell’area dell’euro e della crescita delle economie emergenti, e dal miglioramento degli ordini interni. Nel 2013 la produzione manifatturiera regionale ha, nel complesso, ristagnato: ai cali nel comparto dei beni per la casa si sono affiancate la stagnazione nei settori della moda e la crescita nel settore dei macchinari. Le imprese esportatrici hanno registrato andamenti più favorevoli. La debolezza del quadro congiunturale e condizioni di offerta di credito ancora selettive hanno scoraggiato gli investimenti, ancora in calo. Le prospettive di investimento per il 2014 rimangono caute ma potrebbero risentire positivamente dell’avvio di una fase di ripresa e dell’allentamento delle condizioni di offerta di credito. Nel 2013 la diminuzione del reddito disponibile delle famiglie ha depresso i consumi e gli acquisti di abitazioni. Le condizioni del mercato immobiliare residenziale sono rimaste negative, con prezzi e transazioni in calo. Il comparto delle costruzioni ha registrato un’ulteriore diminuzione dei livelli di attività, sia nel comparto delle opere pubbliche, che continua a risentire della debolezza della spesa degli enti locali, sia in quello privato, dove il calo degli investimenti è stato in parte attenuato dagli incentivi governativi alla riqualificazione abitativa. La riduzione dei consumi delle famiglie ha penalizzato il settore dei servizi, in particolare il commercio. Il comparto turistico ha ristagnato: la debole crescita delle presenze dall’estero non ha compensato la marcata riduzione di quelle dei turisti italiani. L’occupazione ha registrato una diminuzione, in particolare tra i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, e il tasso di disoccupazione è aumentato, giungendo sui valori massimi degli ultimi venti anni. Il numero di procedure di crisi aziendale avviate è giunto sui livelli più elevati dal 2008 ed è aumentato il ricorso alla CIG straordinaria e alla mobilità. Dallo scorso autunno, con il miglioramento dei livelli di attività nel comparto industriale, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è diminuito. Le condizioni occupazionali dei giovani sono rimaste critiche: nel 2013 un quarto dei giovani con età compresa tra 15 e 24 anni risultava disoccupato, tra quelli occupati era inoltre aumentata la quota di quelli assunti a tempo determinato o a tempo parziale. Il credito concesso all’economia è diminuito in conseguenza della minore domanda da parte di famiglie e imprese e di condizioni di accesso ai finanziamenti che sono rimaste selettive, anche in considerazione dell’ulteriore aumento della quota di crediti deteriorati. I finanziamenti bancari alle imprese sono diminuiti sia nelle forme a medio e lungo termine utilizzate per finanziare gli investimenti sia in quelle a breve termine connesse con la gestione finanziaria del ciclo produttivo. Anche i prestiti alle famiglie sono calati sia per il finanziamento dei consumi che per l’acquisto della casa. Le banche locali, che fino al 2010 si erano caratterizzate per una crescita dei prestiti superiore a quella delle altre banche, dal 2011 hanno registrato un peggioramento più marcato della qualità del credito e una dinamica dei prestiti in linea con quella del resto del sistema bancario. Nel complesso, le banche prevedono per la prima metà del 2014 una ripresa della domanda di credito e condizioni di offerta in via di allentamento. La crisi finanziaria e le due recessioni che ne sono conseguite hanno influenzato la dinamica della ricchezza complessiva delle famiglie che tra il 2008 e il 2012 ha ristagnato, riducendosi in termini pro capite, in particolare nella componente finanziaria. Nel 2013 il valore delle attività finanziarie complessivamente detenute dalle famiglie consumatrici presso le banche è aumentato debolmente, la ripresa dei corsi azionari ha favorito una riallocazione delle attività verso i fondi comuni d’investimento. Nel triennio 2010-12 la spesa degli Enti pubblici territoriali del Veneto è cresciuta in misura modesta, a causa del contenimento delle spese correnti e dell’ulteriore calo degli investimenti che sarebbe proseguito in misura intensa anche nel 2013. In un contesto di minori risorse trasferite dallo Stato, le entrate tributarie sono cresciute; l’utilizzo della leva fiscale rimane tuttavia più contenuto rispetto alla media delle regioni a statuto ordinario. Il debito degli enti si è ulteriormente ridotto per effetto delle misure di contenimento di finanza pubblica e dei vincoli del Patto di stabilità interno. Nel corso del 2013, gli Enti locali del Veneto hanno usufruito degli strumenti posti in essere dal Governo al fine di accelerare i pagamenti dei debiti commerciali. Mentre i Comuni hanno preferito richiedere l’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno, la Regione Veneto ha fatto ampio ricorso alle anticipazioni di liquidità per il saldo dei debiti commerciali del comparto sanitario dove i tempi medi di pagamento sono leggermente diminuiti rispetto al passato, pur rimanendo ancora lontani da quelli prescritti dalle regole europee.