Blocco del credito d’imposta 4.0
Impatta anche le piccole imprese. Una prima stima su 200 aziende parla di 4 milioni di crediti sospesi. Cavion (Confartigianato): “Competiamo nei mercati, lo Stato deve essere un alleato”
“Come si sta ad affrontare una situazione di instabilità come l’attuale, se nemmeno chi emana norme e leggi sa dare un minimo di certezza alle imprese? Quando si dice, purtroppo, un film già visto”. Il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion, prima che adirato è amareggiano per quel decreto “Salva Conti” (emanato il 30 marzo) che di fatto non rispetta lo Statuto del contribuente.
“Comprendiamo la necessità di monitorare l’andamento della spesa conseguente al credito d’imposta “Impresa 4.0” ma non i ‘cambi in corsa’ – continua Cavion-. Con l’art. 6 del D.L. n. 39/2024 si stabilisce infatti che per fruire dei crediti d’imposta relativi agli investimenti avviati dal 30 marzo 2024 le imprese sono tenute ad una doppia comunicazione preventiva e consuntiva”.
In pratica dopo il decreto è prevista una comunicazione ex ante con l’indicazione del costo preventivato, della descrizione dell’investimento e della tempistica stimata di utilizzo del tax credit, mentre la comunicazione ex post prevede la rendicontazione dei dati comunicati in via preventiva. Per gli investimenti, invece, realizzati nel 2023 e fino al 29 marzo 2024 lo stesso decreto stabilisce soltanto una comunicazione ex post, propedeutica alla compensazione del credito d’imposta maturato.
“Fino a qui nulla da eccepire, le regole parrebbero chiare. Se non fosse che il modello di comunicazione, e le specifiche tecniche per la sua presentazione, siano demandati ad un successivo decreto del Mimit, ancora non disponibile. Una situazione a dir poco paradossale – prosegue il presidente-. Nell’incertezza e nelle more di un provvedimento ancora da emanare alla data di pubblicazione in Gazzetta del decreto, ci si aspettava un’apertura da parte dell’Amministrazione finanziaria alla richiesta di Confartigianato di continuare a compensare i crediti di imposta. Per quale motivo un contribuente dovrebbe sopperire alle mancanze del legislatore, rinunciando ad un suo diritto?”
Inaspettata la risposta dell’Agenzia delle Entrate, la quale con la Risoluzione di venerdì 12 aprile (pomeriggio) precisa che l’utilizzo dei codici tributo relativi ai crediti d’imposta per investimenti 4.0 per le annualità 2023 e 2024 è sospeso. Tradotto, i crediti di imposta non sono utilizzabili in compensazione per il pagamento di altri tributi, fino a che non verrà emanato il decreto di approvazione dei modelli di comunicazione.
Rincara Cavion: “Una doccia fredda per moltissime imprese che hanno fatto investimenti, anche di importo rilevante, arrivata per di più a ridosso della scadenza di pagamento del 16 aprile. Dal nostro osservatorio di circa 200 imprese che hanno investito in tecnologia 4.0 una somma che si aggira sui 50 milioni di euro significa 4 milioni di credito non utilizzabile fino a quando non saranno disponibili i nuovi modelli”. “Imprese che avevano pianificato la gestione della liquidità aziendale – continua Cavion -, che contavano su un credito di imposta legittimamente maturato e utilizzabile e che si sono ritrovate, diciamolo pure da ‘ieri a oggi’, a dover sborsare invece denaro per pagare imposte e contributi. Per essere imprese oneste e rispettose degli impegni in essere verso lo Stato”. “Senza tener conto che per alcune aziende la regolarità contributiva è condizione necessaria per continuare a lavorare, per cui tenere i crediti congelati anche per le prossime scadenze fiscali potrebbe metterle davvero in ginocchio – precisa il presidente-. Come se non bastasse, nella giornata del 16 aprile, giorno di scadenza, e quindi a cose ormai fatte, arriva una FAQ dell’Agenzia delle Entrate che consente la compensazione di una parte, possiamo dire residuale, dei crediti, ossia quelli relativi a investimenti effettuati nel 2022 e interconnessi nei successivi anni 2023 e 2024. Un cambio di rotta “tampone” rispetto alle ordinarie regole di compilazione dei modelli F24 che dovrà poi essere correttamente allineata alla compilazione della dichiarazione dei redditi”.
“Purtroppo è ormai evidente come le esigenze di cassa stiano dominando e ancora una volta, la tanto sbandierata compliance sia a senso unico, di fronte ad una Amministrazione Finanziaria che non ha rispetto per chi produce valore. Aziende che anche per questi ‘aggiustamenti’ rischiano di subire la concorrenza di realtà produttive situate in altri contesti geografici. Auspichiamo perciò che le istanze di Confartigianato siano accolte e che il blocco delle compensazioni sia rimosso al più presto e che per la prossima scadenza del 16 maggio le imprese possano tornare nella legittima disponibilità dei loro crediti. Resta però aperto un tema: correttezza e uniformità dell’applicazione delle norme. Da parte di tutti”.