BONOMO (CONFARTIGIANATO VICENZA): “IL TFR IN BUSTA PAGA PENALIZZA LE PICCOLE IMPRESE SUL FRONTE DELLA LIQUIDITÀ”
Scatta dal 1° marzo la possibilità per i lavoratori di chiedere in busta paga la quota maturanda di TFR (Trattamento Fine Rapporto) loro spettante. La norma prevede un periodo sperimentale fino al 30 giugno 2018.
“Si tratta di una disposizione – commenta Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza – difficile da affrontare per le piccole imprese, esposte al rischio di un eccessivo aumento dei costi e alla perdita di liquidità derivante dagli emolumenti da corrispondere. E quei datori di lavoro che non potessero versare immediatamente con risorse proprie il TFR dovranno far ricorso al credito, assistito da garanzia. Ciò significa che, oltre al pagamento del tasso di interesse, dovranno versare al Fondo di garanzia – istituito presso l’Inps – un contributo mensile pari allo 0,2% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali nella stessa misura percentuale della quota di TFR liquidata in busta paga come parte integrativa della retribuzione”.
Sul versante dei lavoratori, va evidenziato che l’anticipo del TFR, per quanti abbiano un rapporto di lavoro di almeno sei mesi, dovrà essere assoggettato a contribuzione ordinaria, mentre il TFR generalmente è soggetto a tassazione separata; inoltre il lavoratore potrà decidere di chiedere l’anticipo anche della quota che ha già destinato alla previdenza complementare, andando di fatto a intaccare l’investimento per l’integrazione della pensione pubblica.