CCIAA
Barricate sulla creazione di una unica realtà regionale? Nostra proposta ricalca autoriforma indicata dalla stessa Unioncamere Veneto. Spiace che i vertici non abbiano capito la nostra “mano tesa”
Sabato 9 agosto è uscita sul corsera del Veneto una lettera del Presidente Sbalchiero in tema di riforma delle CCIAA L’attacco del Governo al sistema della camere di commercio è stato violento e, un po’, improvviso. Questo è indubbio. Che ci sia quindi una reazione altrettanto forte da parte dei vertici di queste strutture, in particolare quelli nazionali e regionali, è altrettanto scontato. Spiace però che, nella foga della difesa del “Piave”, sia sfuggito al Presidente di Unioncamere veneto che, nella nota congiunta di Confartigianato e Confindustria Veneto, in realtà ci fosse una vera e sincera “mano tesa” a riformare assieme un sistema che, lo stesso Presidente ha indicato irrinunciabile non più tardi di un mese fa nel corso della presentazione della relazione annuale a VicenzaFiere. Occasione in cui si spinse, ad esempio, ad ipotizzare una unica realtà regionale. Spiace soprattutto che il nostro intervento sia stato interpretato come un attacco alle Camere. Non è così. E lo rispiego. Parto da tre presupposti che, sono certo, siano condivisi anche dai vertici di Unioncamere. Il primo è che le Camere di Commercio esistono perché esistono le imprese, e dipende da queste ultime la loro governance. Secondo, le Camere di Commercio sono degli Enti Pubblici, anche se dotati di autonoma funzionale, e per tanto, a differenza delle Associazioni (aggregazione di due o più individui finalizzata al raggiungimento di uno scopo comune – Zingarelli) che sono private, sono a pieno coinvolte nel processo di razionalizzazione e semplificazione in atto nel nostro Paese per quello che riguarda la funzione pubblica. Terzo, un processo di razionalizzazione non può e non deve essere una farsa. Tutto ciò premesso, torno a ribadire che, dato che il Governo sventola il risparmio di 400 milioni di euro, dovuto al dimezzamento del diritto camerale, sotto il naso delle imprese per ottenere il necessario consenso dal mondo imprenditoriale, e dato che una riforma è assolutamente necessaria e non rinviabile, bisogna però approfittare per fare le cose per bene e salvare, o meglio valorizzare, quello che serve. Siccome sono persuaso che nemmeno il sistema camerale voglia raccogliere denaro solo e esclusivamente per pagare la sua sopravvivenza, è possibile raggiungere un ottimo risultato dal dialogo, serio e pragmatico, tra la Politica e chi è lo strumento camerale: le imprese. O meglio le organizzazioni (tutte) che le rappresentano. Non è banale che in Veneto ad esempio, oltre la metà delle aziende iscritte nelle CCIAA siano anche socie di una organizzazione di categoria del commercio, dell’artigianato dell’industria o dell’agricoltura. Iniziamo subito a lavorare, partendo proprio dal Veneto, su un progetto condiviso che indichi la strada per rendere questo ente veramente utile alle Imprese. Serve però l’impegno di tutti per riformarlo alla radice. La nostra proposta è chiara in materia: avviare il progetto di accorpamento degli enti che prevede la creazione di un’unica realtà regionale al posto delle attuali sette; riduzione dei compiti e funzioni, privilegiando i compiti istituzionali e qualificando quelli promozionali; riduzione e riorganizzazione della governance, limiti al trattamento economico del personale soprattutto in questo momento in cui nel “privato” vengono chiesti grandi sacrifici se non “cure cinesi” (come nella trattativa ACC); nomina di Commissari per le CCIAA inadempienti; accentramento del registro imprese ad istituzioni superiori. Sono questi i punti da cui partire. Noi siamo pronti.