La ceramica artigiana: ripartire dalla tradizione per innovare
Il Italia il settore della Ceramica ha una forte vocazione artigiana, con territori che spiccano come il Veneto e distretti altamente specializzati come Vicenza. Aziende che, in quattro casi su dieci, sono guidate da donne.
È un Made in Italy che piace molto anche all’estero, con la nostra regione prima per export di prodotti, ma che a fronte di una consolidata e ben riconosciuta tradizione deve saper affrontare tecniche e mercati nuovi. Anche la Ceramica quindi, in un mondo tecnologico e digitale, deve trasformarsi e reinventarsi per riconfermarsi sul mercato. Il che significa ripartire dalla tradizione, osservare il cambiamento e le tendenze, e innovare, diventando attraente verso i giovani. Questo è stato il filo conduttore di un convegno a Nove, organizzato da Confartigianato Imprese Veneto e Confartigianato Imprese Vicenza, intitolato “Ceramic@rtigiana, il futuro delle imprese fra innovazione e tradizione” e svoltosi in occasione dell’annuale Festa della Ceramica.
LE RIFLESSIONI
Lo stato dell’arte
Dopo i saluti del sindaco Luca Rebellato, dell’assessore comunale Anna Pesavento e del consigliere comunale Valter Marcon, ha esordito Maria Teresa Maroso, presidente provinciale per Vicenza del Mestiere Ceramica e Vetro, parlando di una grande opportunità, quella di “reinventare la nostra tradizione, di coniugare l’antica sapienza dei nostri maestri con le più avanzate tecnologie, di creare un futuro sostenibile per la nostra Ceramica. Per farlo, abbiamo bisogno di lavorare insieme, di superare le divisioni e di costruire una rete solida e coesa. Imprese, istituzioni, università, ricercatori: ognuno di noi ha un ruolo fondamentale da svolgere. Solo attraverso la collaborazione possiamo affrontare le sfide del presente e costruire un futuro migliore”.
Dal canto suo Paolo Manfredi, consulente per la trasformazione digitale di Confartigianato Imprese, ha lanciato il seguente messaggio:“Per fare in modo che la Ceramica abbia ancora un futuro, dobbiamo sfruttare la tecnologia per trovare nuovi mercati. E puntare sui giovani, attraendoli con il loro linguaggio, i loro strumenti. Loro sono bravi nel racconto, usiamolo per far conoscere cosa facciamo, la nostra produzione e la nostra passione. Non possiamo presentarci a loro come caverne vuote. Serve inoltre fare rete per potenziare il Made in Italy”.
Il settore della Ceramica sembra già essere avanti su questo processo, tanto che il 96% dei “contratti di rete” ha come capofila una micro o piccola impresa, e oltre 33mila sono quelle coinvolte. Dei 6.553 contratti in essere, 5.731 hanno a capo una micro (87%), 568 una piccola (9%) e solo 254 una medio-grande impresa (4%).
“Dalla Meccanica alla Cultura, dall’Artigianato artistico allo Sport, passando per i comparti più tipici del Made in Italy come Moda, Arredo e Agroalimentare – ha spiegato Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola – le piccole e medie imprese artigiane dimostrano la capacità di legare tradizione manifatturiera, innovazione, sostenibilità, territorio e comunità, contribuendo a un’economia più a misura d’uomo e per questo più coesiva e competitiva. È un sistema diffuso lungo tutto il territorio nazionale, che preserva antichi saperi innovandoli, oltre a rappresentare in molte aree un presidio economico e di coesione sociale”.
“Oggi però – ha aggiunto Maroso – il connubio dev’essere tra innovazione e sostenibilità. Non possiamo più pensare alla produzione ceramica come un a processo che sfrutta le risorse senza restituire nulla all’ambiente. Dobbiamo puntare su tecnologie innovative, su materiali riciclati, su processi produttivi a basso impatto. Ma la sostenibilità non è solo ambientale: è anche sociale. Significa creare posti di lavoro di qualità, valorizzare le competenze dei nostri artigiani, garantire condizioni di lavoro dignitose”.
Il neopresidente del Gruppo di Mestiere Ceramica di Confartigianato Imprese Veneto, Alessandro Vicino,ha poi ricordato che “l’aumento dei prezzi, i costi dell’energia, la carenza di personale, la competizione internazionale ci stanno mettendo a dura prova, ma è proprio per questo che dobbiamo trovare gli stimoli per ‘ripensarci’, per stare al passo coi tempi, con il continuo cambiamento degli stili di vita e di consumo delle persone”.
“La domanda chiave è: vogliamo che i nostri figli continuino a fare l’artigiano della Ceramica?” – è stata la provocazione conclusiva del presidente nazionale di Confartigianato Imprese Ceramica, Antonio Colì –. Ebbene, sì. Allora partiamo dalle scuole, dalla formazione. Sappiamo fare innovazione di prodotto affiancato al design, ma è anche il momento di trasformare il nostro prodotto: rendiamolo più versatile, trasformiamoli in altri usi, innoviamo le nostre idee”.
I numeri del settore
A livello nazionale sono oltre 3 mila le imprese della Ceramica; di queste, oltre il 64% sono artigiane (2.128 in valori assoluti). In Veneto si contano 290 imprese del settore, di cui 199 sono artigiane (68,6%), pari al 9,3% sul totale nazionale. Vi risultano occupati 4.200 addetti a livello nazionale, di cui 763 nella nostra regione (con riferimento alle imprese artigiane).
Sulla base dei dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese nazionale e di quello di Vicenza, la Ceramica “tiene” nella produzione. Le esportazioni, a maggio 2024, ammontavano a 339 milioni di euro, di cui 250 milioni in prodotti per usi domestici e ornamentali (73,8%) e 89 milioni in altri tipi di prodotti (26,2%).
Il Veneto è la prima regione per esposizione delle esportazioni di prodotti in Ceramica, con una incidenza pari all’1,13% sul valore aggiunto regionale, quasi il triplo dello 0,44% nazionale, e rappresenta quasi un quarto (23,8%) delle esportazioni italiane del settore.
(link ai dati)