CONFARTIGIANATO VICENZA ASSEMBLEA ANNUALE
Il presidente Agostino Bonomo ha aperto ieri pomeriggio in un Centro Congressi affollato all’inverosimile l’annuale Assemblea Soci di Confartigianato Vicenza, imperniata sul tema «Lo Stato nei territori, efficienze e qualità dei servizi: uno sguardo al futuro e gli effetti sulle imprese”, con un argomento di forte impatto e attualità soprattutto nel Vicentino, una delle province che conta più Comuni tra quelli interessati dalla legge regionale sul riordino territoriale, che avrà inizio dal 2014. «L’argomento che abbiamo scelto di approfondire in questa assemblea non è un esercizio accademico, ma un qualcosa che ha – e avrà – un riflesso diretto sulla vita delle nostre aziende, le quali non sono soltanto alle prese con le difficoltà economiche ben note, ma devono per di più sopportare un carico di costi che ha ormai superato ogni livello di guardia: il bombardamento fiscale cui siamo sottoposti in questi giorni ne è una eloquente testimonianza. Basta una cifra a spiegare quanto il sistema Italia sia un contesto negativo per l’attività d’impresa: quella dei 31 miliardi di costo annuo per adempimenti amministrativi che sono a carico delle aziende italiane. Un onere enorme, pari a 2 punti di PIL, che su ciascuna impresa fino a 250 dipendenti pesa per 7.091 euro l’anno». A giudizio dei rappresentanti artigiani, se è vero che tra gli elementi essenziali per far ripartire lo sviluppo rientrano anche lo snellimento della pubblica amministrazione, i tagli agli sprechi e la semplificazione degli eccessi burocratici, questi passaggi devono avere positive ricadute sul tessuto economico anche in termini di alleggerimento fiscale. Di qui la scelta di riflettere su quanto sta accadendo – e accadrà – nel Veneto alla luce della Legge Regionale 18 del 2012 che prescrive le fusioni tra Comuni e la gestione associata delle funzioni, così sulla riforma delle Province. A dibattere sull’argomento, dopo la relazione del presidente Bonomo introdotta dal direttore di Confartigianato Pietro De Lotto, sono stati chiamati il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e, in collegamento dalla sua sede con la consueta “verve”, Giulio Sapelli, professore di Storia Economica all’Università di Milano, nel corso di una tavola rotonda moderata da Ario Gervasutti, direttore de “Il Giornale di Vicenza”. Il presidente della Regione ha confessato che, nella sua visione, in futuro vorrebbe un Veneto con soli 150 Comuni, perché spesso le amministrazioni più piccole faticano a lavorare e devono consorziarsi. Ha spiegato inoltre ai presenti che il peso della burocrazia ricade anche sulle spalle della politica stessa, bloccata da mille e mille adempimenti. Il Piano Casa? «Ho sentito tante cose sbagliate – ha detto Zaia -. Non sarà una cementificazione. Permetterà un ampliamento dei capannoni? Ma un imprenditore che di questi tempi decidesse di allargare la sede sarebbe un eroe!». In base alla nuova legge, nel Vicentino i piccoli Comuni coinvolti dalle aggregazioni sono 61, ovvero la metà del totale, con il 15,4% della popolazione. Secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, quei 61 Comuni spendono in totale 145,5 milioni di euro, pari in media a 1.099 euro per abitante (a fronte di una media di 875 euro nei Comuni da 5.000 a 30.000 abitanti). Nella prospettiva di accorpamenti, si potrebbe arrivare a un risparmio di spesa attorno ai 29,7 milioni di euro: una cifra tanto più significativa quando la si accosti a quella del gettito Imu 2012 sugli immobili diversi dall’abitazione principale, che nei 61 Comuni coinvolti dal riordino è stato pari a 41,5 milioni. Il paragone tra spese e imposte comunali, in altre parole, indica un rapporto causa-effetto sul quale Confartigianato crede sia possibile intervenire. «Le nostre aziende – ha sottolineato Bonomo – sopportano dei costi che derivano da una burocrazia e da un’organizzazione dello Stato ormai arcaiche e immobili: basta pensare alle giornate lavorative sprecate per le carte e a quei 31 miliardi sborsati ogni anno per adempimenti amministrativi». Insomma, il nostro è un Paese in cui fare impresa è davvero un’impresa; e se a ciò aggiungiamo la pesantezza e lo stillicidio dei tributi, la lentezza dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, le normative mal congegnate, spesso tarate sulle grandi imprese ma imposte anche alle piccole senza tener conto delle raccomandazioni della UE, appare evidente la ragione per cui non si è competitivi, mentre aziende e cittadini sono sempre più disorientati.