Confindustria e Confartigianato raccolgono il grido dall’allarme degli Istituti Professionali: i giovani rischiano di perdere occasioni di lavoro e le imprese di non trovare collaboratori
1 ottobre 2020
“C’è il rischio che tanti giovani perdano l’occasione di un’occupazione certa per i problemi logistici che gli istituti professionali si trovano a vivere a causa anche dell’emergenza sanitaria”.
Così commentano Sandro Venzo, delegato Provinciale per la Scuola di Confartigianato Imprese Vicenza, e Lara Bisin, delegata Scuola di Confindustria Vicenza, il grido di allarme lanciato dagli istituti professionali che devono trovare soluzioni a una situazione obiettivamente difficile, in particolare per quanto riguarda la parte laboratoriale del loro percorso didattico.
“Ci troviamo di fronte ad una svolta. O si approfitta del momento di riflessione forzata, e si rilancia la scuola con investimenti, o si va incontro a una involuzione che trasformerà queste realtà in semplici erogatori di conoscenze”, prosegue Venzo.
Aggiunge Lara Bisin di Confindustria: “La sintonia tra scuola e mondo del lavoro deve essere reale altrimenti in breve tempo il distacco diventerà insuperabile”.
Con l’inizio del nuovo anno scolastico, infatti, anche a Vicenza si sono tirate le somme delle iscrizioni. E se i dati aiutano le scuole a stilare programmi e a organizzare le attività didattiche, per il mondo delle imprese questi numeri dicono che ci sono meno studenti che decidono di intraprendere una strada che garantisce loro una doppia opportunità: immediato posto di lavoro o prosecuzione del percorso scolastico con un ITS o all’Università. A ciò si aggiunga che l’emergenza sanitaria ha poi interrotto la didattica operativa allontanando gli studenti dai laboratori e dall’esperienza di stage in azienda, riducendo gli apprendimenti alla mera didattica a distanza, troppo teorica e lontana dalla realtà di questi percorsi. Di riflesso quindi manca loro una parte di formazione fondamentale, quella che permette un accesso pressoché immediato, una volta diplomati, nelle imprese. Aziende che, se la situazione non viene risolta, rischiano di non trovare ruoli e figure fondamentali per le loro realtà produttive. Basti pensare ai percorsi: odontotecnico, elettrico ed elettronico, moda, legno, meccatronica, informatica, meccanica, manutenzione e assistenza tecnica, impiantistica; per i quali la parte laboratoriale è fondamentale per la formazione di questi studenti e che hanno molto risentito degli effetti del lockdown prima e della necessità di una didattica in sicurezza ora.
Da un confronto con le scuole da parte di Confartigianato e Confindustria, sono emersi molti punti critici, ma anche molta voglia di resistere. Ogni Istituto ha cercato di arginare la situazione.
Se gli assistenti tecnici e i docenti di laboratorio sono delle figure emblematiche di queste scuole, all’IP Scotton di Bassano quando il dirigente, Carmine Vegliante, si è reso conto che i banchi del MIUR non sarebbero arrivati in tempo per l’apertura della scuola, ha evitato la didattica a distanza provvedendo a ottimizzare gli spazi e utilizzare banchi più piccoli realizzati nel laboratorio di falegnameria. Altro aspetto è la formazione dei docenti. La dirigente dell’IP Lampertico di Vicenza, Luisiana Corradi, ha spiegato che la confluenza dei docenti tecnico pratici, con professionalità diverse rispetto agli specifici indirizzi della scuola, in un’unica classe di concorso ha contribuito a ridurre le attività pratiche in favore di quelle di simulazione con software specifici sacrificando la manualità, importante in un contesto di istruzione professionale.
I laboratori, come detto, permettono agli studenti di acquisire e sviluppare concretamente competenze tecnico professionali irrinunciabili per le filiere di produzione che ricercano questi profili con grande interesse ed attenzione.
Lo confermano i dati, come ha ricordato Antonella Sperotto, dirigente dell’IIS Ceccato di Montecchio: il 90% degli studenti dell’istituto trova subito un impiego, un’occupazione coerente con il percorso di studi. Ma questo è possibile solo grazie alla parte esperienziale, ha ribadito Alessandro Strazzulla, dirigente del Garbin di Schio scuola che ha deciso di effettuare tutti i moduli orari in presenza, lasciando alla DAD uno spazio più limitato.
Da Noventa la dirigente dell’IIS Masotto, Maria Paola De Angelis, aggiunge che le problematiche legate agli spazi, ovvero conciliare formazione e sicurezza, non è semplice e implica capacità organizzative e gestionali da parte dei dirigenti. Spesso, però, non ci sono gli spazi sufficienti per accogliere lo stesso numero di studenti tutelando il distanziamento sociale. Questo apre l’altra grande criticità legata alla logistica e al raddoppio delle aule che, anche in questo caso, spesso non ci sono. A meno di non sacrificare altri spazi scolastici, a volte anche gli stessi laboratori.
Tenere alta la motivazione degli alunni, che si sono visti negare la possibilità di entrare nei laboratori e di costruirsi professionalità indissolubilmente legate alla pratica quotidiana dei mestieri, è un’impresa davvero difficile come ha spiegato Afra Gecele, dirigente dell’IIS Marzotto-Luzzatti di Valdagno, che però non demorde anche perché in ballo c’è il futuro dei giovani ma anche del tessuto imprenditoriale locale.
Ed è questo in effetti il pericolo più grande.
“È indispensabile che parte dei contributi di Next Generation EU vengano destinati al rinnovo dei laboratori degli istituti tecnici e professionali – afferma Lara Bisin -, non possiamo permettere che i giovani imparino su strumentazioni obsolete e magari anche pericolose e allo stesso tempo non si possono lasciare gli istituti soli nell’acquisto del rinnovo macchinari perché non ne hanno la possibilità né è un compito del mondo manifatturiero, noi ci impegniamo ad accogliere gli studenti che escono da queste scuole e completiamo la loro formazione ma la base deve essere di qualità così come accade nel resto del mondo. Per questo motivo i docenti di materie tecniche e laboratoriali devono essere preparati e competenti e devono potersi aggiornare in base ai cambiamenti della tecnologia che si evolve”.
“I problemi legati allo svolgimento delle attività laboratoriali nelle scuole è una situazione che avrà un impatto nelle aziende tra qualche anno – aggiunge Venzo-. Le difficoltà delle scuole sono spesso le stesse del mondo imprenditoriale. Cura e attenzione per il capitale umano ma approccio di problem solving per affrontare e risolvere le difficoltà. I nostri giovani hanno la grande occasione di capire che questa è una terra che non si ferma mai, combatte, inventa, produce e in qualche modo esce dalle criticità con quel saper fare che è tipico dell’artigianalità. Noi siamo dalla parte delle scuole e ci impegneremo nei confronti delle istituzioni regionali e del MIUR affinché i nostri giovani abbiano una scuola che garantisca loro soddisfazione personale, formazione e lavoro”.