CONVEGNO DONNE IMPRESA DELL’ASSOARTIGIANI DI VICENZA: IMPRESE E SOCIETA’ DEVONO CAMBIARE “AL FEMMINILE”
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21/03/2006CONVEGNO DONNE IMPRESA DELL’ASSOARTIGIANI DI VICENZA: IMPRESE E SOCIETA’ DEVONO CAMBIARE "AL FEMMINILE"Nell’ambito della Settimana dell’Artigianato si è svolto, a Villa Tacchi di Gazzo Padovano, il convegno "Il pensiero femminile: valore e risorsa per l’economia europea" moderato da Luca Paolazzi de "Il Sole 24 Ore". Tra gli ospiti anche Lilli Gruber, che ha presentato il suo recente libro Chador sulla condizione femminile in Medio Oriente con particolare riferimento all’Iran. "La società iraniana – ha riferito la giornalista – vive una fase che potremmo definire schizofrenica: da un lato infatti è imbrigliata da leggi e norme che limitano molte libertà, dall’altra le studentesse sono numerose, in molti usano internet e la tv satellitare, pur sapendo di essere al limite della "linea rossa", per conoscere quanto avviene nel mondo. Le donne iraniane, forti, intelligenti, vitali, preparate, combattono come possono un sistema che le penalizza, con una carica davvero unica. Così, riguardo al velo, vogliono essere lasciate libere di scegliere se indossarlo o meno". Quanto alla nostra dimensione europea e alle donne italiane, Lilli Gruber ha auspicato che qualcosa cambi nelle "stanze dei bottoni", prima fra tutte quella della politica. "Sono convinta che in società complesse qual è la nostra, le donne possano dare un contributo davvero importante – ha spiegato -. Le donne sono infatti più portate alla cooperazione e alla collaborazione, vivono esperienze diverse nella vita quotidiana (come lavoratrici, madri, mogli), possiedono un elemento intuitivo che, coniugato alle capacità tecniche, diventa un mix "esplosivo"".E proprio sulla "risorsa donna" è intervenuta Eliana Minelli, docente di Organizzazione aziendale dell’Università Cattaneo di Castellanza. Secondo la ricercatrice il problema per le donne di oggi è la possibilità di carriera, acquisita quella dell’accesso al lavoro. Ai vertici delle organizzazioni private si contano poche donne (4-10%), che sono più numerose nelle organizzazione pubbliche, mentre ben il 40% ricopre incarichi intermedi. Ciò accade, ha detto la studiosa, perché spesso le modalità di selezione nel privato non sono del tutto "paritarie", mentre nel pubblico l’accesso è determinato da concorsi. Ma è con il fattore "tempo" che le donne devono fare i conti, anche in tema di carriera. "Il tempo che serve per "salire al vertice" e formarsi una famiglia è biologicamente lo stesso. Decidere quindi se avere una carriera, peraltro per nulla garantita, o una famiglia produce nelle donne un conflitto lacerante. E se a questo uniamo che le modalità organizzative del lavoro non permettono a una donna di sostenere la molteplicità dei ruoli (in famiglia e fuori), si può capire il perché siano in poche al "top"". Il professor Pierluigi Sacco, docente di economia allo Iuav di Venezia, ha messo in luce come la donne abbiano un’attitudine più alta alla cooperazione (e in un’economia dove si deve fare rete ciò è un fattore molto importante), siano più affidabili, più adattabili al cambiamento e più creative: "In qualche modo la società deve diventare più "femminile", ovvero far leva sulle capacità delle donne senza costringerle a "mascolinizzarsi" per affermarsi e sostenendo alcuni costi sociali". Le conclusioni degli interventi, tra cui quello della presidente del Comitato provinciale per l’Imprenditoria Femminile Margherita Maculan Carretta, sono spettati a Rosa Gentile (presidente nazionale di Donne Impresa Confartigianato) e a Daniela Rader (Donne Impresa Assoartigiani Vicenza) che hanno sottolineato come il cambiamento sia "soprattutto una questione di cultura. Dobbiamo "insegnare" agli uomini ciò che a noi è stato inculcato in secoli di storia. Qualcosa sta cambiando, ma dobbiamo essere noi le prime a crederci e a impegnarci per affermare il nostro valore".