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CRISI: IL SISTEMA MODA CHIEDE INTERVENTI DECISI PER SOSTENERE UN SETTORE CHIAVE DEL “MADE IN ITALY”

27/02/2009CRISI: IL SISTEMA MODA CHIEDE INTERVENTI DECISI PER SOSTENERE UN SETTORE CHIAVE DEL "MADE IN ITALY"Dalla fine degli Anni ‘80 il comparto del Tessile e Abbigliamento in Italia ha conosciuto diversi momenti di forte ristrutturazione a causa dei fenomeni di globalizzazione e internazionalizzazione. Una  fase critica che si sperava avessero raggiunto il limite alla fine degli Anni '90: così non è stato e il biennio 2003-2004 ha dato un ulteriore scossone al settore, tanto che oggi le aziende del comparto sono il 50% in meno rispetto a vent'anni fa e si è perduto oltre il 70% degli addetti. Questa nuova ondata di crisi ha cominciato a farsi sentire già alla fine del 2008 e preoccupa seriamente il Sistema Moda attivo in seno all'Associazione Artigiani Confartigianato di Vicenza, presieduto da Stefano Stenta. Che commenta: «Se in passato il nostro settore aveva già subìto una completa ristrutturazione e si era trasformato puntando sulla forza di volontà e capacità di adattamento delle imprese, su qualità, marketing internazionale, innovazione di prodotto e di processo, export, ricerca continua di nuovi mercati, ora temiamo di perdere altri pezzi». Preoccupazioni forti, che le organizzazioni del Settore Moda hanno riportato al Ministero dello Sviluppo Economico affrontando i temi delle ripercussioni della crisi: «Confartigianato – continua Stenta – è in prima linea, assieme a Sistema Moda Italia Confindustria e alle altre rappresentanze, nel rivendicare azioni di tutela concrete, decise e tempestive. Abbiamo sottoposto al governo un documento unitario, firmato anche dalle sigle di rappresentanza dei lavoratori, per chiedere misure urgenti e forti a sostegno delle produzioni qualificate e innovative del Made in Italy.  Stiamo parlando di oltre 750mila lavoratori solo nella parte manifatturiera, di 70 miliardi di fatturato, di quasi 40 miliardi di export, senza considerare l'indotto. Inoltre il fashion e la moda sono l'immagine stessa dell'Italia all'estero e ciò genera opportunità economiche e commerciali in molti altri settori, dal turismo all'alimentare alla stessa industria automobilistica, che spesso si fregia di collaborazioni con brand della moda. Insomma, il governo non si limiti ad adottare misure di sostegno e promozione solo per i soliti, pochi gruppi industriali. La capacità del Made in Italy di creare occupazione e ricchezza è elevata. Soprattutto perché esiste una rete, una filiera, un tessuto produttivo ben radicato fatto di tante imprese, molte delle quali in subfornitura e di dimensioni assai piccole. Chiediamo inoltre misure di sostegno per i consumi interni, quali la deducibilità fiscale familiare per le spese d'abbigliamento per l'infanzia e di prodotti tessili che rispettino gli standard sulle norme ambientali, sociali e di salute e sicurezza nel lavoro. Noi assicuriamo tutto questo, e la tracciabilità e certificazione dei prodotti e dei processi va incentivata. E ancora, misure a tutela dell'occupazione femminile (che rappresenta il 65% del settore) e incentivi alle imprese in materia di risparmio energetico e costo  manodopera. Ma anche – conclude il presidente Stenta – la valorizzazione dell'innovazione e degli investimenti in processi produttivi più efficienti, incentivi alla commercializzazione e assistenza sui mercati internazionali attraverso il sostegno alla partecipazione a fiere e missioni commerciali all'estero».