Da Confartigianato Imprese Vicenza un’indagine sui fabbisogni formativi e occupazionali delle imprese Metalmeccaniche ed Elettromeccaniche
Aziende a caccia di lavoratori, giovani a casa senza occupazione. Confartigianato Imprese Vicenza ha voluto capire a fondo dove sta l’inghippo, cosa non funziona nel mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro soprattutto in alcuni settori. Da qui un’indagine condotta a fine 2018 dall’Ufficio Studi dell’Associazione: “Abbiamo somministrato a circa 400 imprese della categoria Metalmeccanica ed Elettromeccanica un questionario vista la difficoltà espressa dai nostri soci, in modo sempre più preoccupante, a trovare personale da assumere per mancanza di candidati o candidature non idonee per i più svariati motivi- spiega Ezio Zerbato, presidente della Categoria Metalmeccanica.- Da qui l’idea di quantificare il fenomeno in modo scientifico e approfondirlo, investigando le caratteristiche delle figure professionali ricercate dagli imprenditori, ma anche per poterli aiutare ad affrontare le sfide future del settore legate sempre più alle nuove tecnologie.”
Dall’indagine emerge, infatti, che nei prossimi 12 mesi il 46,3% delle imprese del settore prevede di assumere nuovo personale, necessità che deriva dalla congiuntura economica positiva degli ultimi tempi che ha portato ad una ripresa della produzione. Infatti, le assunzioni previste sono finalizzate per l’incremento stabile dell’organico aziendale (51,1%) e per la copertura di picchi di lavoro (28,5%), solo in parte sono dovute a questioni di turn over dei lavoratori (31,5%). Si rilevano poi alcune interessanti caratteristiche delle imprese che accentuano la propensione delle imprese ad assumere nuovo personale: investimenti programmati (60,2%); utilizzo di tecnologie digitali (52,0%); forte vocazione all’esportazione (47,2%); e, naturalmente, fatturato in crescita.
“La maggior propensione ad assumere per le imprese che fanno investimenti e usano tecnologie digitali nasconde un importante significato, perché, contrariamente a quanto paventato in questi ultimi anni, indica che investimenti e tecnologie non sono sostitutivi del lavoro e dei lavoratori ma ne sono, piuttosto, complementari”, aggiunge Zerbato.
Quanto alle figure ricercate la maggior parte sono per l’area della produzione (82,6%), poca attenzione invece per l’area della progettazione (20,4%). Nel dettaglio delle mansioni, si ricercano prevalentemente addetti alle macchine utensili (59,0%) e a seguire, a distanza, addetti agli impianti ed ai processi metallurgici e meccanici (21,7%), tecnici meccanici (19,8%) e addetti all’ufficio tecnico e di progettazione (15,2%).
L’età dei candidati non è rilevante nella maggior parte dei casi (55,7%) e tra chi esprime una preferenza per giovani under 30 (36,2%) la gran parte (68,3%) sarebbe disposto ad assumere anche un over 45 potendo usufruire di eventuali incentivi economici e adeguata formazione professionale.
Non risultano preferenze di titolo di studio: propensioni simili delle imprese per qualifica di formazione professionale (28,9%), diploma istruzione tecnica indirizzo tecnologico (28,9%) e diploma di istruzione professionale (29,4%). Ancora bassa la richiesta di laureati (7,7%), anche se si rilevano differenze per classe dimensionale: le micro imprese richiedono laureati nel 5,0% dei casi contro il 10,3% delle piccole e medie imprese (PMI, 10 o più addetti).
“Deve crescere la consapevolezza che accanto a figure professionali e tecniche operative, servono anche quelle dai profili accademici che possono essere utilizzati in ambito di progettazione e sviluppo di idee e tecnologie. Una complementarietà sempre più necessaria da affiancare l’esperienza dell’imprenditore”, commenta Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza.
Fa la differenza invece l’esperienza: le imprese preferiscono candidati che l’hanno già maturata (72,8%) in particolare nel settore (35,3%) e nella mansione (37,4%). Di contro offrono contratti stabili: il 59,1% delle imprese afferma che utilizzerà contratti a tempo indeterminato, il 51,5% contratti di apprendistato, il 47,2% tempo determinato, mentre solo l’11,9% indica lavori in somministrazione.
“Un dato che non stupisce, perché impiegando tempo e risorse per formare una nuova figura professionale gli imprenditori sono propensi ad offrire contratti stabili al fine di garantirsi una lunga permanenza del lavoratore in azienda”, prosegue Zerbato.
E qui arriva la nota dolente: la gran parte degli imprenditori (80,4%) afferma di riscontrare difficoltà nel reperire nuovo personale.
“Va evidenziato che il 31,6% delle imprese non collabora con alcun ente per la ricerca di personale, e la percentuale sale al 43,7% tra le micro imprese – precisa Bonomo-. Ed è su questo punto che Confartigianato intende lavorare: aiutando le imprese nella ricerca di personale si potrebbe ridurre le difficoltà di reperimento”.
Va anche osservato che le difficoltà di reperimento sono imputabili al ridotto numero di candidati (58,7%), all’inadeguatezza nella formazione dei candidati (39,6%) e nelle competenze specialistiche in ICT (21,3%).
“Dalle motivazioni delle difficoltà di reperimento e dalle alte percentuali di richieste di esperienza, si desume che è essenziale migliorare il dialogo tra mondo scolastico e imprenditoriale – aggiunge Bonomo. – Tuttavia gli strumenti che potrebbero aiutare a mettere in connessione questi due mondi sono ancora poco utilizzati”.
Il 60,3% delle imprese intervistate, infatti, non ha ospitato tirocini o stage nell’ultimo biennio e la quota sale al 71,3% per le micro imprese; il 55,8% non ha ospitato studenti in alternanza scuola lavoro e anche qui la situazione peggiora tra le micro imprese (65,7%). Dall’altra parte, gli imprenditori sono attenti alla formazione e aggiornamento professionale proprio e dei loro dipendenti: il 57,0% delle imprese ritiene che nel prossimo biennio saranno necessarie attività di formazione (escluse quelle obbligatorie). Gli imprenditori sono principalmente interessati a formazione per competenze tecnologiche digitali (54,7%) e progettazione e disegno meccanico (39,9%).
L’indagine evidenzia, quindi, un effettivo problema delle imprese di reperimento di nuovo personale, nonostante buone offerte contrattuali. Si rileva anche una carenza di interazione tra scuola e mondo del lavoro, soprattutto per un settore come quello della metalmeccanica e elettromeccanica che è tradizionalmente conosciuto come un lavoro duro e faticoso, ma che le innovazioni tecnologiche possono alleggerire e offrire opportunità di crescita. D’altra parte c’è ancora poca attenzione da parte delle aziende del settore all’area di progettazione, indispensabile soprattutto per realtà che si occupano di produzione propria per aumentare la propria competitività.
“Confartigianato propone così un percorso per aiutare le aziende a ripensare alla propria organizzazione interna trasformandole in poli attrattivi capaci di garantire competenze professionali di eccellenza e immediata occupazione in un ambiente lavorativo sicuro, gradevole e in grado di assicurare miglioramento professionale e crescita personale”, spiega Zerbato
In pratica, dopo una visita in azienda e la definizione del profilo professionale ricercato dalla stessa, si procederà con la costruzione di un progetto formativo coerente, da presentare alle scuole di indirizzo o da proporre ad una figura over che abbia seguito un percorso formativo di riqualificazione.
“Da anni lavoriamo con le scuole per far conoscere agli studenti e alle loro famiglie la realtà di un artigianato vivace e dinamico, con punte di eccellenza. Se da un lato le imprese hanno necessità di particolari figure professionali, dall’altro dobbiamo far comprendere agli artigiani che devono puntare sull’ ‘appetibilità’ della loro offerta, su quelle situazioni e ambienti lavorativi che stimolano la creatività, la voglia di ‘restare’ e crescere con l’impresa”, conclude Bonomo.