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DALLA CONFARTIGIANATO DEL VENETO GIUDIZIO NEGATIVO SUL NUOVO CONTRATTO TESSILE-ABBIGLIAMENTO

15/01/2007DALLA CONFARTIGIANATO DEL VENETO GIUDIZIO NEGATIVO SUL NUOVO CONTRATTO TESSILE-ABBIGLIAMENTO Nei giorni scorsi a Roma, senza la presenza della delegazione della Confartigianato del Veneto che aveva abbandonato il tavolo il primo giorno, dopo mesi di trattativa è stato siglato il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro per il settore artigiano del Tessile Abbigliamento e Calzature. Il giudizio della delegazione veneta, di cui ha fatto parte anche il presidente della categoria Abbigliamento dell'Associazione Artigiani di Vicenza, Stefano Stenta, è decisamente negativo. «Abbiamo spinto fino all'ultimo – afferma Stenta – perché da questo contratto si ottenessero quei segnali di cambiamento di cui il nostro settore ha bisogno. Purtroppo il contratto si è chiuso nonostante il nostro disaccordo dopo una difficile trattativa con le parti sociali, e ci siamo trovati isolati anche rispetto agli altri rappresentanti degli imprenditori artigiani. In particolare, credo sia stata persa un'occasione storica per introdurre quegli strumenti moderni e innovativi di cui le nostre imprese necessitano per far fronte alle grandi questioni del mercato del lavoro nel settore moda. Le nostre aziende, infatti, sono fortemente penalizzate dalla forte stagionalità delle commesse e dalla sempre più complessa situazione del mercato del lavoro, data la loro prevalente manodopera femminile, nonché sul piano della formazione professionale. In altre parole, le aziende artigiane del comparto necessitano di flessibilità e di strumenti che consentano una formazione adeguata del personale. Purtroppo, con questo contratto non si è riusciti a dare risposta a nessuna di queste istanze».«Si trattava – aggiunge Giuliano Secco, presidente regionale di Confartigianato Moda -d'un rinnovo importante per la categoria sotto tutti i punti di vista. In primo luogo perché avveniva a circa dieci anni dall'ultima vera trattativa, in secondo luogo perché le regole della contrattazione sono cambiate nel 2006, e quindi tale rinnovo diventava un banco di prova per il tanto sbandierato federalismo contrattuale». «La delegazione veneta presente al tavolo nazionale – precisa a sua volta Vendemiano Sartor, presidente della Confartigianato del Veneto-  si era già dissociata formalmente dalla trattativa nel primo giorno, quando era risultata palese una conclusione di questo genere. È mancato infatti l'impegno della Confederazione a sostenere lo sforzo di cambiamento e di trasformazione delle imprese che hanno subìto, ricordiamolo, lunghi anni di crisi dovuti al processo di decentramento all'estero. La mediazione salariale raggiunta, di fatto, depotenzia e riduce di molto gli spazi della contrattazione territoriale». Commenta ancora Stenta: «Riteniamo negativa l'impostazione che si è voluta dare a questo contratto di non prevedere una maggiore sinergia tra livello nazionale e territoriale sul tema della flessibilità, cosa che abbiamo esplicitamente ma invano chiesto. Inoltre, l'introduzione dell'integrazione della maternità al 100%, di fatto accettata senza contropartita, era da noi considerata più che positiva se fosse rientrata in una più ampia logica di rivisitazione degli strumenti di flessibilità. Purtroppo, invece, il risultato del contratto si rivela giusto l'opposto».«Metteremo in discussione – conclude Giuliano Secco – anche la leadership nazionale di categoria.  Serve un profondo rinnovamento che ponga l'impresa al centro dell'azione sindacale, e non quegli astratti obiettivi sin qui professati a livello romano. Solo così renderemo un servizio alle aziende associate».