DIADORA RIVUOLE IN ITALIA IL 10% DELLA PRODUZIONE
“Diadora ha dna italiano. Perciò torneremo a realizzare in Italia alcune linee di prodotto. Per farlo abbiamo optato per la riapertura, dopo 15 anni, della vecchia manovia di Caerano San Marco (Tv), nel distretto di Montebelluna, interna alla nostra azienda”. A spiegarlo a Pambianconews è Enrico Moretti Polegato, presidente e AD del marchio di calzature e abbigliamento sportivo controllato dal gruppo di famiglia Geox. Segnale importante che conferma la voglia di reshoring delle aziende italiane, fenomeno oggetto dell’ultimo convegno Pambianco. Nella sede di Caerano, Diadora realizzerà le cosiddette ‘collabo’, sneaker in edizione limitata sulle 300-400 paia, realizzate in collaborazione con i principali sneaker store al mondo, che ne sceglieranno modello e personalizzazione. “Quando questi pezzi si esauriscono nei negozi – spiega il presidente – vengono successivamente venduti come pezzi da collezione. La prima ‘collabo’ che abbiamo fatto ora è in vendita su eBay a 4mila euro”. Inoltre, utilizzando i macchinari originali che, diversamente da quelli odierni elettronici, trasmettono un senso di artigianalità, verranno prodotti i modelli alti di gamma delle linee active, sportswear e heritage. “L’obiettivo – prosegue Polegato – è di arrivare entro l’anno a 100mila paia e nei prossimi tre anni a coprire il 7-10% della produzione, trasversalmente su tutte le nostre linee di prodotto”. Il resto della produzione resta delocalizzato tra Cina, Thailandia e Vietnam. “Avere la linea produttiva interna è molto positivo per un’azienda come Diadora che punta sull’innovazione di prodotto – conclude Polegato -. Qui il reparto Ricerca&Sviluppo e quello di Produzione possono lavorare fianco a fianco”. Il produrre made in Italy permetterà a Diadora, inoltre, di avviare un progetto, unico in Italia, di quantificazione e tracciabilità della carbon footprint, che consente un rigoroso controllo sull’impatto ambientale della filiera produttiva. La riapertura dello stabilimento ha implicato l’assunzione di 6 persone, che a breve dovrebbero salire a 9. Se il progetto funzionerà, l’impatto occupazionale diventerà consistente.