Donne che numeri! Veneto tra i primi per numero di imprese femminili
Sono circa 97mila le imprese femminili del Veneto, pari al 20,5% del totale delle aziende attive a fine 2022.
La nostra regione risulta tra le prime per numero assoluto di imprese femminili attive, anche se il tasso di femminilizzazione ha ampi margini di aumento. Guardando però alle sole imprenditrici artigiane, risultiamo al secondo posto, dietro alla Lombardia, per numero di donne che ricoprono cariche imprenditoriali nelle imprese del comparto. La cifra complessiva di 36.098 artigiane a fine 2022 è anche il risultato di una contrazione del -0,8% rispetto al 2021, un dato più contenuto rispetto al totale degli imprenditori artigiani (-1,8%).
LE PROSPETTIVE
“Con il PNRR si ha un’occasione imperdibile per il sostegno alle donne, che contribuiscono a valorizzare una parte qualificata del capitale umano. Difatti, le donne indipendenti sono maggiormente istruite: sono laureate quattro imprenditrici e lavoratrici autonome su dieci (41,1%) e la quota è quasi il doppio degli uomini (21,4%). Senza dimenticare che migliorare le condizioni lavorative delle donne, sostenendo la natalità, è fondamentale anche per contrastare gli effetti di un inverno demografico che stiamo vivendo da anni”. Questa la riflessione di Barbara Barbon, presidente di Donne Impresa Confartigianato Veneto.
Le straordinarie risorse messe in campo dal PNRR (si prevedono entro il 2025 nuovi 264.480 posti in asili nido e scuole per l’infanzia da 0 a 6 anni, con una dotazione complessiva di 4,6 miliardi di euro di risorse, di cui 3 miliardi appunto dal PNRR) rischiano però di naufragare per alcune criticità organizzative della Pubblica Amministrazione, che compromettono il raggiungimento dei risultati. Ad esempio, sono 3.400 i Comuni italiani con una grave carenza di asili nido (tasso di copertura compreso tra 0% e 11%) che non hanno partecipato ai bandi PNRR; di questi, il 50% sono troppo piccoli, a rischio sovradimensionamento (meno di 18 bambini tra 0 e 2 anni), mentre 1.700 Comuni sono risultati inerti. In Veneto, i Comuni che non hanno partecipato sono stati 130: di questi, solo il 28,5% sono piccoli, mentre il restante 71% sono risultati inerti. Eppure, in Veneto mancano oltre 8mila posti per il raggiungimento del livello essenziale di prestazione.
Serve anche rafforzare la spesa sul welfare per famiglie e giovani (oggi, a fronte di 17,1 euro dedicati agli anziani, solo 1 euro è per giovani e famiglie). Ma, dato che in Veneto, a fronte di 240mila “over 65 anni” non autosufficienti, ci sono complessivamente 36.933 posti letto a loro destinati, significa che nell’85% dei casi sono i familiari a occuparsene. Specie proprio le donne.