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Imprenditrici alla ricerca della sostenibilità: Meeting formativo di Donne Impresa Confartigianato

Cambiamento e sostenibilità sono le parole-chiave che hanno caratterizzato il Meeting formativo 2018 di Donne Impresa Confartigianato.

Dal 24 al 26 febbraio, oltre 70 imprenditrici provenienti da tutta Italia si sono riunite a Roma per individuare un modello di piccola impresa femminile capace di reggere le nuove sfide dell’economia e della società. Buona la partecipazione del Gruppo veneto con dodici tra imprenditrici e funzionari da tutte le province della regione tra cui la presidente regionale Ivana Del Pizzol.
Ad accompagnarle in questo percorso quattro docenti e formatori.
“Oggi il contesto – ha sottolineato Daniela Rader, Presidente di Donne Impresa Confartigianato – richiede un approccio diverso al mondo del lavoro, al mondo dell’impresa. Una donna, quando sceglie di fare impresa ha talento e le capacità di esprimerlo al meglio nella sua attività, ma oggi manca la cassetta degli attrezzi, cioè un sistema che renda sostenibile la vita dell’imprenditrice, dal punto di vista del lavoro, della famiglia, degli affetti. Il nostro saper fare politica associativa vuole offrire risposte a tutto ciò, proporre una modalità di fare impresa al passo con i tempi”.
Le imprenditrici sono concrete, appassionate, talentuose, determinate. Ma sono anche divise tra responsabilità in azienda, impegni familiari, compiti associativi. E sanno che bisogna trovare un nuovo equilibrio per sostenere tutti questi ruoli. E allora, bisogna essere capaci di accettare l’invito ‘Signore, si cambia’ che Enzo Memoli, formatore manageriale, ha lanciato con il suo provocatorio intervento che sprona le donne a rompere i vecchi schemi, a mutare approccio nell’affrontare il lavoro e la vita personale.
Cambiare si può anche nella gestione della propria impresa, secondo Paola Paoloni, docente di economia aziendale all’Università Niccolò Cusano e responsabile scientifico dell’Osservatorio sulle questioni di genere ‘Ipazia’. La formula da applicare si chiama C.A.O.S.. A dispetto della sigla, punta a mettere ordine tra le tante attività delle donne, facendo leva sul capitale relazionale per costruire un modello sostenibile di sviluppo della piccola impresa femminile.
Ma cambiamento significa anche trovare soluzioni per un nuovo welfare che aiuti le donne nei compiti di cura della famiglia. Ne è convinto il professor Emmanuele Pavolini, ordinario di sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Macerata. “Da un lato – ha detto Pavolini – bisogna chiedere di più allo Stato in termini di servizi, ancora relativamente molto carenti. Dall’altro, occorre rafforzare le reti associative sul territorio per sviluppare forme di welfare interaziendale che offrano interventi alle imprenditrici e agli imprenditori con figli piccoli e con necessità di cura. Quindi, da un lato chiedere di più allo Stato, dall’altro autoorganizzarsi, utilizzando anche gli incentivi fiscali che esistono e si stanno diffondendo. Confartigianato su questo può avere un ruolo molto importante nel farsi promotrice presso i propri associati e il territorio produttivo locale di forme di aggregazione tra piccole e medie imprese”. E quella indicata dal professor Pavolini proprio la strada già intrapresa da Confartigianato con il progetto ‘Nuovo Welfare’ che punta a dare nuove risposte di welfare anche alle imprenditrici.