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Energia, quali strategie?

In materia di autoconsumo, comunità energetiche e efficientamento. Intervista a Loris Rui, direttore CAEM

Si parla molto di nuove forme di aggregazione finalizzate a risparmio energetico: Autoconsumo collettivo, Comunità Energetiche, efficientamento. Opportunità? Strumenti inaccessibili per le piccole imprese?
Ha risposto a molti dubbi su questi argomenti l’intervista a Loris Rui, Direttore di CAEM, nell’ambito della settimana dell’energia e della sostenibilità indetta da Confartigianato Nazionale.

Quali le caratteristiche che le differenziano?

Una premessa, le imprese devono necessariamente tendere all’autoproduzione di energia per ottenere un doppio obiettivo: ambientale (ad esempio con il fotovoltaico), ed economico. Oggi più che mai i costi di energia sono diventati altissimi quindi la prima operazione che il sistema Confartigianato sta facendo, è aiutare le imprese a dotarsi di fonti rinnovabili. Dopo di che si entra nella “seconda fase”. Quella della normativa che ci spinge a rispettare i parametri definiti dalla UE di riduzione dei consumi elettrici e di abbattimento della CO2. Autoconsumo collettivo e Comunità Energetiche sono gli strumenti principali da utilizzare.
Si parla di autoconsumo collettivo quando si ha un singolo edificio con una molteplicità di utenze (ad esempio un condominio, un centro commerciale, un capannone con più utenze). Quando un gruppo di privati cittadini, imprese, parrocchie, enti pubblici eccetera si costituiscono in forma giuridica per produrre e condividere energia si parla invece di comunità energetica.
Quindi, una piccola impresa artigiana può aderire all’una o all’altra. Se il laboratorio si colloca all’interno di un condominio, può aderire al raggruppamento degli autoconsumatori collettivi. Oppure può aderire, come potrebbe fare qualsiasi altro soggetto, ad una comunità energetica.
CAEM e le Associazioni aderenti al sistema Confartigianato si stanno organizzando per lanciare il meccanismo delle comunità energetiche. La chiave di lettura è quella di consigliare, dopo aver installato pannelli fotovoltaici o qualsiasi altra forma di energia rinnovabile, di unirsi per dare più valore all’energia sovraprodotta. Produco dell’energia, non la utilizzo tutta, quella che avanza viene messa a disposizione degli altri. Qui le in piccole imprese secondo noi, secondo Confartigianato, potranno avere un valore determinante in molte scelte territoriale sulle tematiche energetiche.

Quale la scelta più vantaggiosa?

Due le differenze sostanziali: l’autoconsumo collettivo ha degli incentivi leggermente inferiori. C’è invece una complessità organizzativa maggiore per quanto riguarda la comunità energetica. Ad esempio tutti i soggetti devono far parte di un medesimo territorio e quindi devono essere costituite intorno a quelle che si definiscono le cabine primarie.
Da qui il ruolo fondamentale di Associazioni e Consorzi come il CAEM. L’azione congiunta di questi due soggetti permette di poter sostenere o meglio ancora di aggregare le aziende in prima battuta ma poi anche le famiglie, i loro dipendenti, i pensionati eccetera, di un dato territorio e aiutarli ad aggregarsi. L’aggregazione non è una cosa facile, bisogna convincere la gente, spiegare le cose bene, non basta dire a fare le comunità energetiche perché sono belle, non è così che il meccanismo funziona. E da questo punto di vista il Caem insieme alle Associazioni si pone proprio come un soggetto in grado di guidare verso la costituzione ma anche verso la gestione delle comunità energetiche.

L’impianto normativo è definito?

Manca purtroppo ancora il “famoso” decreto (Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica) che avrebbe dovuto uscire già nei mesi passati ma non è ancora stato pubblicato. È importante perché determinerà se comunità energetiche e autoconsumo collettivo avranno successo o meno. Dovrebbe stabilire parecchie cose ma soprattutto gli incentivi. Fondamentali in questa fase perché una comunità energetica necessita di tempo per “mantenersi”. Se gli incentivi saranno quelli che hanno dichiarato nella preparazione del decreto si riuscirà a mettere in piedi le comunità e gli autoconsumatori collettivi se invece saranno inferiori, diventa tutto molto problematico. Certo c’è un ruolo che può svolgere anche la regione Veneto, ma penso più a carattere divulgativo perché le norme sono nazionali. Anzi normative locali potrebbero fare confusione. Mi pare comunque che la Regione Veneto si stia muovendo molto bene, con attenzione. Ed ha anche recepito diversi nostri suggerimenti.

Quindi siamo pronti…

Si, ma bisogna rivolgersi davvero degli esperti e Confartigianato e Caem sono tra questi. C’è comunque ancora un po’ di tempo per passare ai fatti.

Nel frattempo, qualche consiglio di efficientamento?

Pensare di partecipare a una comunità energetica “solo” per avere energia da fonte rinnovabile e limitarsi a quello potrebbe essere riduttivo. Pensiamo ad una azienda che mette il fotovoltaico sul tetto, ma non è intervenuta ad efficientare i processi produttivi o lo stesso stabilimento. È evidente che non risolve il problema. Ha solo ridotto i costi. In questo momento Caem sta avviando insieme a Confartigianato una strategia sulla tematica dell’efficientamento energetico. Stiamo costruendo un percorso insieme a dei player importanti e probabilmente nel breve saremo pronti a proporre nuove soluzioni alle aziende.