Equo compenso, Veller (ICT): “Tassa borbonica su un settore innovativo e in espansione”
Fino a 5,2 euro in più sugli smartphone, 4 euro per un televisore, fino a 9 euro su chiavette Usb e fino a 32,20 euro per ogni computer e hard disk. È questa, in sintesi, la tabella della vergogna contenuta nel decreto sull’equo compenso pubblicata in Gazzetta Ufficiale e stabilita via decreto dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschini e che si applicherà per la tutela il diritto d’autore sui dispositivi contenenti una memoria di massa.
«Una tassa borbonica che si abbatte come un macigno in un settore innovativo come quello delle dell’Information and Communications Technology (ICT) che, anche per l’artigianato veneto, è in forte espansione – afferma Cristian Veller, neo presidente del gruppo ICT di Confartigianato Imprese Veneto -. Anche se l’equo compenso è previsto per legge dal 2003 (in seguito a una direttiva UE del 2001) – prosegue Veller -, l’ingiustificato raddoppio dei prezzi rispetto allo scorso aggiornamento, che risale al 2009, rischia di annientare interi settori come, ad esempio, quello delle chiavette usb, molto utilizzate per convegni, convention e la fornitura di testi formativi, la cui tassazione grava ben oltre il valore del manufatto».
Alla presentazione dell’annuale rapporto statistico della Regione Veneto è stato sottolineato come nel ranking nazionale dello Smart City Index, il Veneto piazzi ben tre provincie, Verona, Padova e Vicenza, tra le prime 25 città più tecnologiche del Paese. «Un lavoro che rischia di venir vanificato da una tassazione opprimente. È davvero un provvedimento ingiustificato – denuncia Veller – e non in linea con lo sforzo che il Paese deve compiere per sostenere l’innovazione digitale. Un provvedimento che non ci saremo mai aspettati da un Presidente del Consiglio smart come Matteo Renzi”.
«Gli artigiani digitali sono già una realtà – spiega Veller – solo in Veneto siamo già 4.500 operanti in vari settori “high-tech”. E ciò che conta di più i programmatori di software, tra i maggiori utilizzatori di tutti gli strumenti cui sono “dedicati” gli aumenti dell’equo compenso, sono in crescita tumultuosa (+42,5% in cinque anni)».
«L’equo compenso per copia privata è una misura del tutto ingiustificata rispetto agli attuali trend tecnologici e di consumo – conclude Veller – e un segnale in contrasto con l’esigenza, riconosciuta prioritaria dallo stesso Governo Renzi, di favorire l’innovazione digitale nel Paese. Secondo alcune stime confindustriali, ci sarà un gettito totale per le casse Siae di circa 157 milioni di euro, con un aumento del 150 per cento rispetto al 2013. Capisco che multimilionari personaggi dello spettacolo siano favorevoli, ma perché a farli più ricchi devono pensarci i poveri utilizzatori di supporti informatici?».