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Europee 2014: artigiani “sensori” del cambiamento regionale

«Noi artigiani veneti siamo un po’ come il polpo indovino Poul dei mondiali di calcio del 2010, non ne sbagliamo una». Ci scherza un po’ su Giuseppe Sbalchiero, presidente della Confartigianato Imprese Veneto mentre scorre sul tablet i risultati delle elezioni Europee qui in Veneto.

«PD al 37,5 e noi avevamo previsto il 34; il M5S fermo al 19,8. Noi avevamo detto 18; Forza Italia al 14,7 la nostra previsione li dava al 18. Lega Nord al 15,2 mentre noi avevamo detto 18. Anche le “difficoltà” dell’NCD erano state previste con un 5% che si è rivelato essere un 3,46. La vicinanza è incredibile –commenta Sbalchiero- a tal punto da poter affermare con tranquillità che il mondo dell’artigianato veneto, tradizionalmente concreto e capace a giudicare con la testa oltre che con il cuore, è un sensore affidabile del cambiamento in atto non solo in Regione Veneto ma nel Paese».
«C’è stato lo scorso anno uno spartiacque –spiega-, anche’esso identificato con precisione con il nostro sondaggio per le politiche di febbraio 2013. Gli artigiani ed i cittadini non votano più per ideologia politica ma per chi sembra proporre soluzioni valide e percorribili e dà l’impressione di poterle portare a termine. Sono pronti a dare il voto e la loro fiducia anche a nuovi leaders o diverse forze politiche ma, altrettanto velocemente determinati a toglierlo se, alle parole, non si passa in fretta ai fatti».
«Ora –conclude Sbachiero- Renzi ha una grandissima responsabilità. Ha ottenuto dal Paese e dal suo cuore pulsante (la piccola impresa del Nord Est) quella legittimazione che mancava. Adesso è il momento di fare sul serio. Di prendere l’Italia per mano e portarla con decisione e velocità fuori dal tunnel. La nostra ricetta è sempre la stessa: valorizzare il manifatturiero attraverso politiche del lavoro ed economiche che premino il made in Italy, lotta senza quartiere alla burocrazia stupida e dannosa; impegno per la riduzione della enorme spesa pubblica per allentare la morsa della tassazione che è giunta a livelli insostenibili; eliminazione dei gap abissali nelle infrastrutture che ci dividono dagli altri Paesi europei come il costo dell’energia, la mancanza di strade, ferrovie e banda larga».