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GIANLUCA FASCINA AL SEMINARIO AMBROSETTI AD ORIGIN

“Il valore del made in Italy nei mercati internazionali”

Venerdì 9 maggio, nel corso del Salone Origin, lo Studio Ambrosetti ha organizzato un importante convegno dal titolo “Il valore del made in Italy nei mercati internazionali” a cui ha preso parte tra gli altri il Presidente Federazione Moda Confartigianato Imprese Veneto Gianluca Fascina e l’industriale Giovanni Bonotto (assieme in foto). Riportiamo una sintesi del suo intervento.

Il Sistema Moda dell’Artigianato Veneto è oggi uno dei più avanzati e completi del mondo. Consta in regione di 6.500 imprese: 1.000 operanti nel tessile Maglieria, 4mila nell’abbigliamento e 1.600 nella calzatura, pelletteria e pellicceria. Siamo da sempre un elemento centrale per l’artigianato nella nostra regione. Ma, in particolar modo in questo momento, rappresentiamo un sistema di imprese fortissime, frutto di una drammatica selezione iniziata negli anni ’90
– delocalizzazione
– congiuntura negativa iniziata nel 2008
– calo dei consumi.
Ne è risultata una rete di aziende, un sistema di competenze che esprimono la combinazione unica di sapienza, eccellenza e stile racchiuse nei capi dell’alta manifattura artigianale. Il lavoro artigianale di pezzi prodotti a mano e su misura è estremamente rappresentativo del valore dell’autenticità gli artigiani sviluppano conoscenza “sporcandosi le mani”, in anni di pratica sui materiali e sui modelli attingendo spesso ad un patrimonio (inteso in termini di know-how) ereditario. La piccola impresa artigiana, con un lavoro di miglioramento continuo tramite l’esercizio e la sperimentazione delle tecniche e dei materiali, riesce ad essere creatrice di tendenze e punto di riferimento, sia per il consumatore che per gli “addetti ai lavori”. Il territorio veneto continua quindi a vantare una elevata specializzazione produttiva nel settore della Moda, che rappresenta un driver fondamentale per attrarre la Grande Committenza. Il lavoro artigianale è infatti riconosciuto come sinonimo di un nuovo concetto di lusso: il lusso della dedizione, del tempo, dell’unicità e dell’autenticità dei prodotti. Marchi di grande prestigio veicolano la propria immagine attraverso i nostri laboratori artigiani che con cura meticolosa realizzano prodotti perfetti, ma questo “Sapere” e questo “Fare” appartengono al sistema diffuso delle aziende artigianali. Imprese che oltre a fare dell’autenticità, della sapienza e dell’unicità le caratteristiche principali delle loro creazioni, hanno proprie linee di prodotto, brand, presidiano i mercati, studiano tendenze, internazionalizzano e affrontano la difficile sfida di conquistare una fetta di mercato importante dove l’elemento qualitativo prevalga sulle logiche di marchio e di prezzo Le grandi Maison della Moda, che qui si rivolgono per avere parti di lavorazione o prodotti finiti, trovano ed apprezzano:

  • l’elevata qualità;
  • l’attribuzione del “Made in Italy”;
  • la diffusione di competenze specifiche e di capacità di lavorazione, fondamentali per il posizionamento nell’alto di gamma;
  • la velocità di reazione e il rispetto dei tempi di consegna;
  • La capacità dell’imprenditore artigiano e delle sue maestranze ad offrire una partnership vocata al problem solving e non passiva;
  • serietà, passione e capacità di visione imprenditoriale;
  • Il rispetto delle maestranze e altri aspetti “sociali” nei processi produttivi.

Un primo errore, lo commettono i committenti. Sono alla ricerca di “problem solver” e di abili prototipisti, ma non sono disponibili a riconoscere economicamente il lavoro svolto. Non è possibile pensare di avere i servizi delle nostre imprese al prezzo della Cina del Bangladesh etc. Un secondo errore lo commette il nostro Paese, che non ha mai difeso questo patrimonio. In Europa non è mai stato capace di imporre regole che valorizzassero la manifattura In casa ha speso legiferato “sull’onda della protesta” in modo caotico e poco preciso e, le poche volte che lo ha fatto, non ha perseguito con serietà la reale applicazione delle norme. Ricordo, solo a titolo di esempi: La legge 192 sulla disciplina della subfornitura – mai realmente applicata; La legge Reguzzoni Versace del 2012 – in pratica inapplicabile perché in contrasto con le norme europee. Ha fatto solo confusione! L’articolo 16 della legge 166 del 2012 – straordinario nella sua semplicità nella salvaguardia e valorizzazione del 100% made in Italy, ma mai davvero applicato e lasciato alle interpretazioni più varie. Addirittura la vicepresidente del Senato On Fedeli, ha recentemente affermato che essa è sottoposta ad infrazione europea. Una bugia bella e buona! Che ha ragione solo nel cercare di dare valore ad una nuova proposta di legge “Italian Quality” (ancora confusione) che di fatto ne ripercorre i punti salienti riducendo però a due le fasi di lavorazione da realizzare obbligatoriamente in Italia. Continuiamo a farci del male. Due speranze per concludere. La prima è che il vento in Europa sia davvero cambiato con il voto di metà aprile. Ora il combinato disposto del semestre Europeo dell’Italia e la valenza che ora ha il voto del Parlamento nei confronti del Consiglio, confido davvero che l’obbligatorietà del made in diventi realtà in tutto il territorio Europeo. Non cambierà molto ma è un segnale di inversione di rotta nella tutela delle nostre produzioni. La seconda è che nel nostro Paese si inizi davvero a fare sistema. Il Tavolo Veneto della Moda (Confartigianato Cna Confindustria Confcommercio e Confesercenti) è una prima (ed unica) esperienza positiva che spero dia il buon esempio. Sarebbe il tempo che la Politica portasse a compimento l’opera iniziata con la legge 166 e:
– definisse i disciplinari delle varie produzioni
– avviasse una campagna di promozione delle imprese che si certificano 100% made in Italy
– promuovesse un intesa con Unionfiliere per la certificazione del 100% made in Italy