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Artigiani del Futuro

Il Rapporto della Fondazione Symbola mette in evidenza il ruolo fondamentale della piccola impresa in Italia non solo oggi, ma soprattutto domani.

“Siamo chiamati ad essere creativi, come gli artigiani, forgiando percorsi nuovi e originali per il bene comune”. Si apre con questa bella frase di Papa Francesco il recentissimo Rapporto “Artigiani del Futuro. Piccole imprese per un’economia a misura d’uomo”realizzato a livello nazionale dalla Fondazione Symbolainsieme conConfartigianato e le altre Confederazioni della categoria. 

Cosa dice, in sostanza, questo Rapporto? Che sono proprio i “piccoli”, cioè gli artigiani e le microimprese, a fare “grande” l’Italia. Proprio così: l’indagine dimostra, attraverso i dati raccolti e riuniti in dieci punti salienti, quanto essi siano importanti (e innovativi) all’interno del tessuto economico italiano; successivamente una seconda parte dell’indagine, in procinto di venire pubblicata quest’anno, racconterà volti e storie di imprenditrici e imprenditori.

Occhio: non si tratta soltanto di una fotografia del presente, ma è una testimonianza di prospettiva. Perché, come viene sottolineato dai curatori, “il ruolo di questo straordinario tessuto produttivo artigiano è fondamentale per affrontare le sfide che il futuro ci pone”. Vediamo perché…

Secondo Fondazione Symbola, “troppo spesso, analizzando i dati positivi dell’economia italiana, si trascura il ruolo dell’artigianato e delle piccole imprese. Si è a lungo sostenuto – e alcuni sostengono ancora – che il nanismo delle imprese fosse la vera causa di tante nostre difficoltà. Sicuramente le peculiarità del nostro tessuto produttivo chiedono attenzione e strumenti particolari in tema finanziario, normativo, organizzativo. In realtà, la capacità delle imprese artigiane di collaborare, partecipare a distretti e reti, rappresenta una componente poco conosciuta e difficile da misurare della nostra capacità di competere e, allo stesso tempo, produrre coesione e innovazione. Di animare e garantire la tenuta dei territori, come si è visto nella fase della pandemia”.

Su quali analisi si basa, dunque, il Rapporto “Artigiani del Futuro”? Tra le tante che si sarebbero potute scegliere, sono state individuate 10 evidenze che “raccontano le specificità di questa infrastruttura produttiva che innerva e dà vigore al Made in Italy”. 

Per esempio, c’è il doppio capitolo che parla di Green Economy, dove si osserva che “nell’ultimo quinquennio sono state 472.630 le micro e piccole imprese (rispettivamente 377.880 le micro e 94.750 le piccole) che hanno effettuato eco-investimenti su un totale di 531mila imprese, e ben il 61,9% dei nuovi contratti di lavoro in cui sono state richieste competenze ‘green’ stipulati nel 2021 è stato nelle micro e piccole imprese”. 

Altro primato riconosciuto è che le “piccole” hanno imparato a fare rete: i contratti di rete con capofila una micro o una piccola impresa sono risultati il 96% di quelli attivati dal 2010 al 2021.

Da non trascurare è poi la custodia del patrimonio gastronomico: nelle denominazioni alimentari DOP e IGP italiane, la quasi totalità delle aziende produttrici sono micro e piccole imprese, rispettivamente 94,86% e 91,35% del totale (piccole il 4,52% e micro il 6,61%). 

Ma anche “nelle filiere culturali e creative le micro-piccole imprese e le imprese artigiane rappresentano il 99,7% degli operatori”. E poi si evidenzia un forte ruolo delle attività di piccole dimensioni come presidio territoriale e infrastruttura turistica: “Grazie a micro e piccole imprese, 4618 Comuni (il 97% dei Comuni con strutture ricettive) sono resi fruibili al turismo. E sono oltre 5.532 i piccoli Comuni dove economia è sinonimo di micro e piccole imprese (99,4% del totale dei piccoli Comuni)”, cioè quelli sotto i 5mila abitanti. Ma c’è pure un fattore sociale e di integrazione che viene tenuto presente dalla ricerca, sottolineando: “Oltre l’80% dell’occupazione straniera attiva in Italia è nelle micro e piccole imprese”. 

Risalta anche il tema della parità di genere, poiché “la quota delle imprese femminili nelle micro imprese (22,5%) è più del doppio di quella di medie e grandi imprese (9,4%)”. 

L’azienda di minori dimensioni rappresenta inoltre un vero e proprio “hub” del lavoro giovanile, dato che “il 68% dei giovani trovano la loro prima occupazione nel privato” e che “il 77,2% degli occupati under 30 nelle microimprese ha un contratto a tempo indeterminato (medie e grandi imprese, rispettivamente, del 65,1% e 51%)”. 

Quanto emerge dal documento conferma insomma che “il Paese può affrontare le sfide che abbiamo avanti chiamando a raccolta i nostri talenti senza lasciare indietro nessuno”. 

Del Rapporto si è occupato anche il Corriere della Sera, commentando che “In Italia sono i piccoli imprenditori a fare la differenza. Le microimprese sono gli attori principali della green economy: il 44,8% ha fatto investimenti verdi, contro il 39,7 delle medie e grandi e il 36,1 delle piccole. Il 55% dei brevetti relativi a energie alternative e gestione di rifiuti sono stati depositati a livello europeo da micro e piccole imprese: rispettivamente il 37 e il 18%, contro il 25 delle medie e il 20 delle grandi”.

Per tutti questi motivi, secondo il presidente di Confartigianato Marco Granelli, il Rapporto “dimostra la necessità di guardare l’Italia negli occhi, con empatia, per capire i suoi problemi e leggere i suoi punti di forza. Le imprese artigiane sono fondamentali per l’economia di oggi e per affrontare le sfide del futuro, con uno sviluppo a misura d’uomo”.

È possibile scaricare la ricerca “Artigiani del Futuro” sul sito della Fondazione Symbola che l’ha realizzata, ovvero: www.symbola.net



Hanno collaborato a questo numero:
Anna Barbieri, Chiara Bordon, Nicola Carrarini, Sara Ferretti, Caterina Greguolo, Sabrina Nicoli, Matteo Pisanu, Enrico Quintavalle, Andrea Saviane, Valentino Varotto.

Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
Contributi multimedia: Corrado Graziano, Davide Samadello, Federica Vencato
Coordinamento editoriale: Stefano Baroni


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