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I Bassano, la pittura in famiglia d’arte

Una famiglia di artisti, come una bottega artigiana.

A raccontare le vicende della dinastia dei Bassano, naturalmente al Museo Civico di Bassano del Grappa, fino al 10 settembre provvede la mostra “I Bassano, storia di una famiglia di pittori”: non solo attraverso le loro opere ma anche con le parole della scrittrice Melania Mazzucco. Il tutto a creare una “mostra racconto” sotto la regia scientifica della direttrice Barbara Guidi.

Nel percorso espositivo, nessun pannello storico-artistico e nessuna didascalia che vada oltre l’essenzialità: solo le meravigliose creazioni dei Bassano e l’intenso filo del racconto della vita dei Dal Ponte, poi noti al mondo appunto come “i Bassano”, protagonisti indiscussi della pittura del Rinascimento veneto. La loro epopea ebbe inizio con la discesa (correva l’anno 1464) a Bassano dall’Altopiano di Asiago di Jacopo di Berto, conciatore di Gallio. Giunto sulle rive del Brenta, Jacopo trovò dimora in Contra’ del Ponte, da cui deriverà il cognome futuro della celebre famiglia di pittori. Suo figlio Francesco, poi detto “il Vecchio” perché primo della dinastia, cominciò ad avventurarsi nell’arte della pittura. Alchimista dilettante, cartografo e decoratore, più che grande artista, Francesco dette vita a creazioni d’arte sacra che rispondevano alle richieste del mercato locale avviando un’eterogenea, attivissima bottega. 

Qui collaborano i figli, Giambattista e Jacopo, giovane d’immenso talento che, con il suo pennello, avrebbe scritto pagine indelebili della storia dell’arte e della pittura italiana e non solo. Genio mite e riservato, è a lui che si deve il cambio di passo: quella che sino ad allora era soprattutto una forma di artigianato decorativo prende la valenza di grande arte. Arte coltivata, con successo, anche dai suoi figli (il talentuoso e melanconico Francesco il Giovane, Giambattista, e poi i diligenti Leandro e Gerolamo, fino al nipote Jacopo Apollonio, che disegnava di nascosto) ai quali “il Bassano” seppe trasmettere amorevolmente la sapienza e la poesia della sua arte. 

I loro dipinti, ammantati da un ineffabile “mistero del quotidiano”, conquistarono il mercato internazionale: grandi quadri di devozione sacra destinati alle chiese, ma anche ritratti, commoventi notturni e intense pastorali che, dalla piccola Bassano, giunsero ad arricchire le grandi collezioni reali, da quella di Rodolfo II a Praga, alla Madrid di Filippo II, giungendo fino alle Americhe. Una storia che si conclude quando Jacopo Apollonio, formatosi sotto la guida dello zio Leandro, realizza le ultime repliche prodotte sui disegni e i modelli del nonno Jacopo. 

La storia dei Bassano, una vera e propria epopea per immagini iniziata sul finire del Quattrocento, esce così di scena avendo all’attivo oltre un secolo di grandissima fortuna. 

I visitatori della mostra si muovono di opera in opera (e di opere dei Bassano se ne ammirano ben 40, oltre a oggetti e documenti preziosi), sull’onda emotiva delle parole del libro della scrittrice Melania Mazzucco, Premio Strega e autrice di celeberrimi romanzi storico-artistici. Si tratta di un libro d’autore, edito dagli stessi Musei Civici in un’edizione limitata, da collezione. 

Ad arricchire ancor più il racconto visivo, alle opere sono affiancati, in alcuni casi, oggetti o libri (come il Libro dei conti della bottega, o il quaderno di esercizi alchemici di Francesco il Vecchio, o un erbario del Cinquecento che dialoga con le piante dipinte da Jacopo nella “Fuga in Egitto”, la preziosa Croce astile del Filarete, capolavoro dell’oreficeria sacra del Quattrocento, eccetera). 

Alla dimensione visiva delle opere si affianca dunque la forza della dimensione narrativa: due livelli che si compenetrano e si completano a vicenda. Testo e opere godono in mostra della stessa dignità, sono un unicum. 

«L’idea di questa collaborazione con Melania Mazzucco – spiega Barbara Guidi, direttrice dei Musei Civici di Bassano del Grappa – nasce dal desiderio di far conoscere, in un modo nuovo, inedito e sorprendente, l’inestimabile patrimonio conservato nei nostri Musei Civici, facendo entrare il visitatore nelle opere di questi grandi protagonisti della pittura veneta del XVI secolo anche attraverso le storie e vicissitudini dei loro autori e dei luoghi che hanno nutrito la loro opera; raccontando le passioni e le aspirazioni di Jacopo Bassano e dei suoi figli con le parole di Melania Mazzucco si può dunque comprendere il senso più profondo e poetico della loro grande arte». 

Ad impreziosire ulteriormente il progetto espositivo, è giunto a Bassano del Grappa un ospite illustre: il “Ritratto di uomo in armi” di Jacopo Bassano, in prestito dalla sede londinese della galleria Robilant+Voena. Il capolavoro – appartenente alla fase più originale, dinamica e sperimentale della maniera di Jacopo – esplora un genere assai poco praticato dal maestro veneto: quello della ritrattistica. Sebbene le fonti menzionino una sua non marginale attività come ritrattista, pochissimi sono i ritratti di Jacopo individuati con certezza dalla critica, oggi dispersi tra importanti raccolte pubbliche d’Europa e d’America, da Kassel a Budapest, da Palazzo Rosso a Genova al Getty Museum di Los Angeles. Insieme al preziosissimo piccolo “Ritratto del Doge Sebastiano Venier”, dipinto ad olio su rame e conservato nello stesso Museo Civico bassanese, il “Ritratto di uomo in armi” segna quindi un momento fondamentale per lo studio dell’intera opera del pittore bassanese. Dopo essere stato a lungo ascritto alla mano di pittori quali Veronese e Pordenone, nel 2009 il ritratto è stato ricondotto con fermezza al catalogo di Jacopo Bassano. 

Info: www.museibassano.it