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Belle figure: idee e azioni degli artigiani durante la pandemia

Tra i vari lockdown causati dalla pandemia non c’è stato quello delle idee e delle azioni: il mondo della piccola impresa ha reagito mettendo in campo l’anima (e il cuore).

Le grandi tragedie della storia provocano morti e macerie, dove però s’infilano anche spiragli di luce. E la riprova l’abbiamo avuta da quando è iniziata la terribile sfida del Covid-19, un flagello a livello mondiale, imponendo il suo carissimo prezzo in termini di vite umane e di crisi economica.

Eppure, c’è chi non si è arreso, accettando la battaglia giorno dopo giorno, sforzandosi di arginare la conta delle vittime e dei contagi, inventando rimedi e contrasti di ogni tipo, adottando soluzioni.

È il tipico caso, ed è quasi superfluo ricordarlo, delle amministrazioni e del personale della sanità, della ricerca scientifica e della tecnologia ad essa applicata.

Ma c’è un altro fronte sul quale la reazione è stata forte, tenace, ed è stato quello delle imprese, per nulla disposte ad arrendersi, fatti salvi quei casi in cui la chiusura è stata imposta e prolungata, e ben poco lenita dai cosiddetti “ristori”, o faticosamente sostenuta dagli ammortizzatori sociali. Un mondo che, peraltro, ha trovato continuo supporto (a cominciare da quello informativo) nelle associazioni di categoria, anch’esse pronte a mettere in campo ogni strumento possibile.

Ebbene: tante aziende hanno saputo, in mesi davvero difficili, guardarsi attorno e inventarsi nuove produzioni, nuovi servizi, cogliere opportunità; e tante hanno voluto “mettersi a disposizione”.

Gli esempi sono innumerevoli, dalla quantità di laboratori tessili o di altri settori che hanno iniziato a sfornare mascherine, a qualche sartoria che è riuscita a renderle anche più gradevoli; ci sono state aziende, specie nel settore alimentare (panifici, gastronomie, ma anche ristoranti, gelaterie, pizzerie e pasticcerie) che hanno fornito cibi pronti da asporto con ditte di trasporto a livello locale: in questo modo entrambi hanno potuto in qualche modo continuare a lavorare anche in caso di limitazione agli spostamenti delle persone. E ciò è avvenuto pure in altre filiere di fornitura beni e servizi. Passando dal trasporto merci a quello delle persone, come non ricordare la costituzione di una associazione temporanea che ha saputo affiancare, con i propri pullman, i bus pubblici per lo spostamento degli studenti nei tragitti casa-scuola e viceversa? E quanti anziani, o persone con difficoltà motorie, hanno trovato nei taxi un prezioso alleato per i loro spostamenti?

Ci sono poi i professionisti del comparto Casa (Idraulici e Termoidraulici, Installatori, Elettricisti, Serramentisti, e così via) che si sono volentieri messi a disposizione di qualche Comune, o individualmente, per interventi urgenti nelle abitazioni di persone in difficoltà. Per non parlare di episodi particolarmente originali, come quello delle distillerie che hanno utilizzato parte dell’alcol in magazzino per trasformarlo in linee di liquido sanificante.

Tutte queste iniziative, come si può ben capire, hanno dato vita a episodi che gli esperti di oggi definirebbero “win-win”, in cui cioè “vincono tutti”, dato che il guadagno per le prestazioni economiche si accompagna a degli aspetti di positività allargata.

Ma c’è anche un altro versante che va giustamente messo in luce, ed è quello riguardante iniziative in cui gli artigiani e le artigiane, nonostante i grattacapi per mandare avanti la loro attività, hanno saputo rendersi protagonisti di episodi di altruismo, di solidarietà, di sensibilità sociale. 

E non è un caso che tutto ciò accada nel Veneto, regione che a buon diritto può vantare il secondo posto in Italia per persone (oltre cinquecentomila) attive in varie organizzazioni. Sì, proprio quel Veneto che, secondo qualche narrazione di comodo che stenta a scomparire, sarebbe una terra capace di pensare esclusivamente agli “schei”.

Ebbene: li abbiamo visto tutti, nelle cronache televisive e dei giornali, quei panificatori e pasticceri che portavano negli ospedali le loro specialità ancora calde di forno, per rifocillare medici e infermieri; ci sono imprenditori che mettono a disposizione porzioni dei loro capannoni dove stoccare merci (dal vestiario agli alimentari) da destinare a chi ne ha bisogno, trasportatori che nei ritagli di tempo danno una mano a far giungere a destinazione quei beni, o magari si impegnano in “missioni” anche all’estero; ci sono barbieri, acconciatrici, estetiste che si rendono disponibili per offrire anche prestazioni gratuite a chi è in difficoltà, alimentaristi che offrono prodotti alla Caritas e molti altri che in silenzio, senza cercare pubblicità, sostengono enti, opere, iniziative, con donazioni in denaro, o con le braccia.

Insomma, tante “belle figure” che con il loro “fare sociale” si affiancano a quanti operano nella Protezione Civile, negli Alpini, nella Croce Rossa, e che non di rado appartengono anche a quelle realtà, rinforzando il tessuto del territorio, la resistenza contro un cataclisma abbattutosi su tutto e tutti. Persone che, c’è da starne sicuri, con il loro spirito agevoleranno anche la ripresa collettiva.

Perciò, in questi mesi duri non abbiamo solo scoperto nuove modalità, come il ricorso all’informatica nel lavoro o nella didattica, o l’accelerazione dei processi innovativi nella produzione, ma abbiamo riscoperto anche il “cuore” che possiamo mettere nelle relazioni, nell’aiuto concreto, quotidiano, nel saper cogliere situazioni di bisogno e nella capacità di sostenerle.

È, si potrebbe dire, un “PIL della coscienza” che i diagrammi degli analisti magari stentano a riconoscere, ma che fa del bene.

In questo numero di “FareImpresa” abbiamo scelto alcune di quelle storie a mo’ di esempio, ma siamo certi che ce ne sono tante altre: se le conoscete, e soprattutto se le avete vissute, vi invitiamo a raccontarcele.




Hanno collaborato a questo numero:
Marco Amendola, Carlotta Andracco, Roberto Gobbo, Nicola Carrarini, Cristian Farinea, Andrea Fontana, Sandra Fontana, Luisella Frezzato, Sabrina Nicoli, Andrea Saviane, Christopher Spennato, Francesco Tibaldo, Arianna Vallarsa, Valentino Varotto, Federica Vencato

Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
Contributi multimedia: Nicolò LuisettoNicolò PolatoFederica Vencato
Coordinamento editoriale: Stefano Baroni

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