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Gli effetti del Covid sul mercato del lavoro nel 2020

I dati relativi a mancate assunzioni e sul ricorso agli ammortizzatori sociali testimoniano l’interruzione di una crescita che durava da quattro anni.

Registrato un calo complessivo dello 0,7% rispetto al dicembre 2019. È quanto emerge dall’indagine sul secondo semestre 2020 realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza, su un campione di 1.870 micro e piccole aziende con 10.614 dipendenti. 

I dati rispecchiano la situazione di emergenza sanitaria che, soprattutto nella prima parte dell’anno con il lockdown totale, ha interrotto molte attività.

Inevitabile quindi una ricaduta sull’occupazione, in particolare nei settori poi ‘soggetti’ anche alle restrizioni successive fino a fine 2020. L’analisi realizzata dal nostro Ufficio Studi conferma che a pagare la crisi, in termini di perdita di lavoro, sono in particolare apprendisti, under 30, donne e stranieri. Il quadro non è dei migliori ma, vista la situazione, in parte ce lo aspettavamo. Come ora ci aspettiamo che i legislatori mettano in atto tutti gli strumenti necessari per un rilancio dell’economia attraverso misure serie e concrete. Non basta un ristoro alle imprese, né uno spostamento di date per i pagamenti, ma un serio piano di ripartenza con sostegno agli investimenti, che abbisognano di occupazione specializzata.

Nel dettaglio delle attività economiche, si evidenziano i cali maggiori nei settori Benessere (-5,8%) e Comunicazione (-5,6%); in controtendenza, è cresciuta l’occupazione nei comparti Casa (+1,2%), Legno e Arredo (+0,7%) e Alimentazione (+0,6%).

Stante il divieto di licenziamento, gli effetti dei primi dieci mesi di pandemia sul mercato del lavoro sono stati per lo più rappresentati dalle mancate assunzioni, dai contratti a termine non rinnovati e dai contratti stagionali o occasionali non stipulati. Si spiega anche così il calo del 28,7% delle assunzioni di dipendenti artigiani nel 2020 rispetto al 2019. La flessione più intensa si è osservata nel primo semestre, quando ha avuto inizio l’emergenza sanitaria: calo del 39,1% con un crollo, in particolare, nel mese di aprile (-81,4%). Nel secondo semestre, grazie all’andamento contenuto dei contagi e alle minori restrizioni, la contrazione è stata più contenuta, pari a -15,4% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Nel dettaglio delle attività economiche, la flessione meno marcata delle assunzioni si è osservata per le imprese di Costruzioni (-16% rispetto al 2019), grazie alla controtendenza registrata nella seconda metà del 2020 con un leggero aumento delle assunzioni (+1,6% rispetto al secondo semestre 2019).

Contrazioni più intense, invece, nelle imprese di Servizi, dove le assunzioni hanno segnato nel 2020 un -32,8%, e nel Manifatturiero, con un calo del 30,0%. Per entrambi i settori si è rilevato un trend in miglioramento nella seconda metà dell’anno.

Direttamente connesso al tema lavoro è l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, naturalmente intenso durante i primi mesi dell’emergenza sanitaria, cioè il periodo di lockdown totale tra fine marzo e primi di maggio: con un picco, ad aprile, che ha coinvolto oltre un terzo dei dipendenti artigiani (37,1%), per il 31,1% delle ore lavorabili. 

Con la graduale riapertura delle attività economiche e l’attenuarsi dei contagi è progressivamente diminuito anche il ricorso ai sistemi di sostegno del reddito, toccando i valori minimi a ottobre con il 6,5% dei dipendenti interessati, per il 2,6% delle ore lavorabili.

Da fine ottobre poi è ripresa la crescita dei contagi, ma le restrizioni alle attività economiche sono state minime, essendo il territorio rimasto sempre in zona gialla, e questo si è riscontrato anche nell’utilizzo degli ammortizzatori, che non ha subìto grandi aumenti negli ultimi due mesi dell’anno: a dicembre, nonostante le restrizioni durante le festività, solo il 2,8% delle ore lavorabili sono state coperte con gli ammortizzatori sociali, interessando il 6,9% dei dipendenti artigiani.