IMU
Confartigianato Veneto: L’aliquota media cresce al crescere della spesa media corrente per abitante e soprattutto dove essa è eccessiva
Incrociando i dati delle nostre stime sull’aliquota IMU per le imprese nei sette comuni capoluogo del Veneto e la spesa corrente per abitante negli stessi, si evidenzia una tendenza alla crescita dell’aliquota in funzione della spesa corrente media per abitante.
A renderlo noto la Confartigianato Imprese Veneto che, attraverso il suo Osservatorio sulle MPI, ha elaborato e confrontato i dati relativi alle delibere comunali, Ifel e Agenzia del Territorio nei sette capoluoghi di provincia del Veneto, in cui operano oltre centomila imprese non agricole (101.617), pari a quasi un quarto (23,9%) delle imprese venete.
In queste sette città, emerge una aliquota media, sugli immobili produttivi, pari al 9,6 per mille, due punti sopra all’aliquota base del 7,6 per mille e solo 1 punto inferiore al massimo del 10,6 per mille. Il livello è oltre due volte e mezzo la possibile, ma irrealizzata, aliquota minima del 3,8 per mille data dalla quota comunque riservata allo Stato dal decreto ‘Salvaitalia’.
In particolare al di sopra della linea di trend si collocano Rovigo e Padova che con una spesa relativamente più bassa presentano una aliquota relativamente più elevata. Naturalmente questa evidenza sottende numerosi fattori causali che richiedono una analisi più approfondita: tra questi l’efficacia e l’efficienza della spesa corrente, l’incidenza e la composizione del patrimonio immobiliare delle imprese e il collocamento dell’aliquota per abitazione principale e quella per le seconde case.
Se poi si incrocia il dato dell’eccesso di spesa per abitante di Padova, Venezia, Vicenza e Verona, i quattro comuni capoluogo che rientrano nella classe dimensionale (oltre 100.000 abitanti) presa in esame dal Commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa, si osserva la tendenza alla crescita dell’aliquota IMU applicata agli immobili produttivi al crescere dell’eccesso di spesa.
Pur non trattandosi ancora di evidenze statistiche decisive, dall’analisi emerge un ‘ragionevole dubbio’ secondo il quale inefficienze della spesa dei Comuni e la loro eccessiva spesa per il personale (che porta anche maggiore burocrazia) si trasla su una maggiore pressione fiscale sulle imprese; al contrario sarebbe auspicabile la presenza di meccanismi che incentivino le Amministrazioni comunali a privilegiare tagli degli sprechi e della spesa inefficiente e improduttiva ad incremento della pressione fiscale locale.
Tornado all’IMU, nella comparazione risultano al primo posto per aliquota IMU sugli immobili produttivi le Amministrazioni comunali di Rovigo e Venezia con una aliquota media per immobili produttivi pari al massimo del 10,6 per mille, (va evidenziato che entrambi i Comuni indicano in delibera agevolazioni ed esenzioni per nuove imprese e/o legate a programmi di costruzione, ristrutturazione e/o assunzione di personale). Seguono Padova con il 10,2 per mille, Verona con l’8,6 per mille, Treviso con l’8,3 per mille e Vicenza con 7,8 per mille. La pressione fiscale locale sugli immobili più bassa si riscontra a Belluno con una aliquota media che si ferma al 7,6 per mille.
Nella media dei sette capoluoghi di provincia la aliquota più elevata è quella per la categoria catastale D2-Alberghi e pensioni, pari al 10,4 per mille, seguita dalla D3-Teatri, cinema, sale spettacoli con 10,3 per mille, C2-Magazzini e locali di deposito con 10,2 per mille, D7-Fabbricati per le speciali esigenze di un’attività industriale con 9,6 per mille. Seguono D8 -Fabbricati per le speciali esigenze di un’attività commerciale, C1-Negozi e botteghe e D1-Opifici, tutte e tre con aliquota del 9,5 per mille e A10- Uffici e studi privati con 9,4 per mille. L’aliquota mediamente più bassa nei sette capoluoghi è quella per la categoria C3-Laboratori per arti e mestieri pari all’8,7 per mille, evidenziando una relativa maggiore attenzione delle Amministrazioni comunali per le attività artigianali insediate nei centri storici.
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