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Indagine Anap (intervistati 700 soci) realizzata da Local Area Network per capire richieste, necessità ed esigenze dei nuovi e futuri pensionati: non solo servizi ‘su misura’ ma anche voglia di socialità e di continuare a imparare.

Un’indagine per capire, da qui al 2050, come cambierà il profilo dei propri associati, e di tanti loro coetanei vicentini, e di riflesso come dovranno cambiare anche servizi e prodotti offerti. È quanto l’Anap, Associazione Pensionati di Confartigianato Imprese Vicenza, ha chiesto di indagare a Luca Romano ricercatore e direttore di Local Area Network che, tra fine ottobre e inizio novembre 2022, ha provveduto a intervistare un significativo campione di 700 soci (oltre il 10% del totale) di età compresa tra i 65 e 85 anni. Un campione in cui le fasce di età maggiormente rappresentate sono quelle 65/74 anni (32%) e gli 75/85 anni (33%), in cui gli uomini sono più delle donne (53,8% i primi, 46,2% le seconde), che definiscono il proprio stato di salute ‘buono’ (61,9%), e con una media di 12,9 anni di pensioni ‘alle spalle’ e 12 di iscrizione all’Anap. 
I pensionati Anap vicentini sono attivi (il 66% pratica normalmente attività fisica) e praticano almeno un hobby (il 66,5%) il che aiuta a sentirsi meno soli, anche se la solitudine rimane l’unica compagna per tanti (il 19,8%) soprattutto per le donne con più di 85 anni residenti nella zona più urbana. Non a caso, sono proprio queste persone a esprimere un maggior bisogno di trasporti, mobilità e assistenza.
Tra le maggiori preoccupazioni degli over 65 spicca il rincaro delle bollette (per il 49,6%), in seconda posizione il rapporto con le tecnologie digitali (24,8%), quindi solitudine, difficoltà negli spostamenti e preoccupazione per l’assistenza sanitaria.
Al proposito il livello di soddisfazione dei servizi socio-sanitari per la maggior parte degli intervistati è fondamentalmente buono, con livelli alti di soddisfazione (81,4%) per i medici di base. Un dato significativo perché espresso da chi non vive un buon stato di salute. In tema di servizi sociali invece non mancano posizioni critiche in particolare su agevolazioni fiscali (poco soddisfatto il 60% del campione) e trasporti (55,8% non è contento). 

Quanto al rapporto con Anap, è di partecipazione attiva per quasi il 14% del campione, sopra media tra chi ha un’iscrizione tra i 10 e i 14 anni o sopra i 20, dato interessante se comparato con le altre associazioni sindacali. La socializzazione, e dietro la formazione, rimane l’anima dell’Associazione anche se non manca la voce “rappresentanza”, in senso stretto, e il volontariato. I servizi offerti dall’Anap e dal “sistema” Confartigianato Persone più apprezzati e utilizzati sono quelli legati alle pratiche fiscali CAF (95,4%), ISEE (73,1%), patronato (59,9%) ma anche assistenza lavoro domestico (51,3%) e sconti su bollette (64%).

“Ricerche come questa sono estremamente preziose perché sembrano farci capire che le organizzazioni collettive contano sempre meno su un’adesione ideologica o su un’appartenenza professionale – commenta Severino Pellizzari, presidente Anap Vicenza-. Oggi si diventa anziani in una società con meno figli e famiglie più mobili in un ambiente sociale che ha sostituito la prossimità con il digitale. Viviamo in un contesto caratterizzato da incertezza, economica, sociale, geo politica, che genera stress e peggiora la qualità della vita. Compito di un’associazione quindi è quello di non far sentire soli e impotenti i propri associati, di fronte a tutto ciò, anche attraverso un ascolto strutturato della propria base associativa, come ha fatto Anap, per individuare obiettivi, linguaggi e strumenti per l’associazione che verrà”. 

In termini di progettualità futura quindi, Pellizzari spiega che “La maggioranza degli associati ha il profilo ideale dell’invecchiamento attivo, c’è insomma una spiccata vena sociale assecondata con un’associazione che si deve qualificare sempre più come parte della qualità della vita. Anche per la parte di anziani che, invece, per ragioni di salute o di scarse relazioni comunitarie o famigliari, manifesta necessità di maggior accesso all’assistenza e alla cura, ai trasporti e alla mobilità, l’associazione può rivestire un ruolo importante. Come? Con proattività e presenza rispetto ai soci che si trovano in questa situazione, ma anche con dialogo e confronto con le altre forze sociali come gli Enti Locali (ad esempio sui temi di assistenza domiciliare, trasporti pubblici, medici di base), fino alla costruzione di forti reti territoriali di solidarietà. Dall’indagine emerge anche una domanda di formazione che cresce in rapporto alla perdita di alcune sicurezze legate al passato. Per questo ci stiamo già attivando organizzando ad esempio corsi di formazione sull’uso dello smartphone e abbiamo avviato un servizio di supporto per fare lo SPID, con la necessaria assistenza. Sono le donne che avvertono maggiormente questa nuova realtà. Dai problemi della salute e della cura all’uso degli strumenti digitali è ampio il catalogo di richieste che proviene dalla base associativa, domande alle quali già con l’attuale programmazione di attività cerchiamo di rispondere e che vanno perciò potenziate e ampliate. Per gli associati più giovani il rapporto di appartenenza con l’Associazione è più laico e meno “ideologico”, ma questo non significa che sia meno esigente rispetto ai servizi, alla qualità delle proposte e agli strumenti di comunicazione”. 

“Con questa ricerca – conclude Pellizzari – abbiamo voluto guardare avanti, convinti che gli scenari che si aprono possono diventare una opportunità se lavoriamo con un approccio anticipante e lungimirante. Il ruolo dei senior sarà sempre maggiore, in una società che sta velocemente invecchiando. Un’Associazione di rappresentanza come la nostra non può farsi cogliere alla sprovvista.” 

“Lo spaccato che emerge dall’indagine, uno dei pochi esempi del genere, è di estremo interesse perché attesta quanti artigiani pensionati siano ancora attivi e pieni di voglia di fare e, allo stesso tempo, quanti anziani in genere, vedano nell’Associazione un punto di riferimento per le reti territoriali di solidarietà – aggiunge Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza-. Se pensiamo che la fascia di popolazione over 65 è destinata ad aumentare progressivamente, e l’inverno demografico a farsi sempre più freddo, non possiamo non considerare i riflessi di tutto ciò in termini economici e sociali. Con un’età media di pensionamento che si alza, vanno pensati percorsi di formazione continua per chi è al lavoro ma anche possibilità di ‘trasferimento delle competenze’ tra chi da quel mondo sta uscendo e chi invece ne sta entrando, di fatto un futuro tema di fondo per le imprese sarà anche la gestione del mix generazionale. C’è da aggiungere poi che un progressivo aumento degli over 65 ha, e avrà, ripercussioni nei beni e servizi prodotti dalle imprese mettendo in moto la cosiddetta silver economy”. 

Secondo una elaborazione dell’Ufficio Ufficio Studi Confartigianato (su dati Istat e Inps)
infatti la silver economy, sul lato della domanda, è caratterizzata dalla spesa di 117 mila famiglie della provincia di Vicenza con persona di riferimento con 65 anni ed oltre, che si stima pari a 3.407 milioni di euro.  Nel 2021 i beneficiari di pensione con 65 anni ed oltre sono 175.843, con un reddito pensionistico di 3.593 milioni di euro, con una media di 20.433 euro. Il perimetro di spesa in cui si caratterizza la domanda delle famiglie anziane presenta alcune caratterizzazioni settoriali per alimentare (per prodotti dietetici e/o specifici), abbigliamento (vestiti/calzature specifiche), elettronica (elettromedicale e domotica), servizi finanziari e assicurativi, servizi sanitari e di assistenza residenziale e non, farmaceutica, mezzi di trasporto (veicoli per invalidi) e servizi trasporto persone (taxi, ncc….), turismo e servizi culturali solo per fare degli esempi. “Settori in cui sono attive anche molte imprese artigiane”, conclude Cavion. 

Comunicato 27