INDICAZIONE PRECISA DEL LUOGO DI FABBRICAZIONE: PER CLAUDIO MIOTTO “UNA NORMA SACROSANTA”
24/07/2009INDICAZIONE PRECISA DEL LUOGO DI FABBRICAZIONE: PER CLAUDIO MIOTTO "UNA NORMA SACROSANTA" Ci sono leggi importanti che qualche volta, volutamente e meno, passano sotto silenzio. E' il caso di alcune fondamentali disposizioni, per la verità un po' nascoste all'interno del DDL 1195 B del 9 luglio 2009, recentemente approvate dal Governo. All'interno del maxi provvedimento licenziato sotto il nome di "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia", all'articolo 17 si trova infatti una vera rivoluzione copernicana sul tema di indicazione di origine dei prodotti e quindi del made in Italy.Il "collegato energia", in attesa di essere pubblicato a giorni in Gazzetta per divenire dopo i canonici 15 giorni pienamente operativo, obbliga infatti le imprese italiane che hanno spostato all'estero parte o tutta la loro produzione, ad indicare, finalmente, il luogo dove la merce è stata realizzata. Sarà infatti pratica commerciale ingannevole "l'uso di marchi di aziende italiane su prodotti o merci non originari dell'Italia ai sensi della normativa europea sull'origine senza l'indicazione precisa, in caratteri evidenti, del loro Paese o del loro luogo di fabbricazione o di produzione, o altra indicazione sufficiente ad evitare qualsiasi errore sulla loro effettiva origine estera" . Ma non solo. Siccome è anche previsto che "Le false e le fallaci indicazioni di provenienza o di origine non possono comunque essere regolarizzate quando i prodotti o le merci siano stati già immessi in libera pratica" la merce sequestrata non potrà più essere "riscattata" come succedeva di norma sino ad oggi con il forte disappunto di noi artigiani e la consolazione delle forze dell'ordine che vedevano vanificata la loro azione ispettiva.Infine sono state inasprite anche le sanzioni per il reato di importazione ed esportazione con false indicazioni di provenienza, previste ai sensi dell'art. 517 del Codice Penale, che sono state portate a: due anni di detenzione più la sanzione e non più la seconda in alternativa alla prima."E' la risposta concreta ad una azione sindacale di Confartigianato che si perde nella notte dei tempi -dichiara Claudio Miotto- e una grande soddisfazione per tutto il nostro manifatturiero. Il comparto moda (tessile abbigliamento, calzaturiero, occhialerie) in primis, ma anche il legno la meccanica, che denunciavano da tempo, per bocca dei loro rappresentanti -Giuliano Secco (moda), Tiziano De Toffol (occhiali), Donato Pedron (legno) e Narciso Nichele (meccanica) solo per citarne alcuni- come le fascinose regole del mercato, anzi del profitto a tutti i costi, celavano il baro, la bugia, il tentativo di dare legittimità intellettuale a considerazioni che si radicano in altre valutazioni; quelle essenzialmente economiche". "Denunciavamo -prosegue Miotto- che ci stavano espropriando, derubando di un patrimonio. Quello che abbiamo messo da parte in anni di lavoro, quello che gli artigiani hanno trasformato in abilità e competenza. Dicendo che tutto questo, sul piano industriale e produttivo, non conta nulla, è irrilevante ai fini del risultato e della qualità del prodotto. Inutile ribadire che non eravamo e non siamo d'accordo"."Ma il nostro -conclude Miotto- non era soltanto un angoscioso sentire personale e professionale, ma soprattutto il tentativo e la volontà di difendere un bene che riteniamo comune: quello del saper fare italiano". Per questo diciamo che siamo anche disponibili ad accettare che chi ha un'idea italiana la vada a produrre dove vuole, ma non possiamo accettare che questo abbia la stessa dignità di ciò che viene compiutamente fatto nel nostro Paese. Per questo plaudiamo al Governo per aver reso realtà questa nuova norma. Una legge che fa chiarezza e che farà dire apertamente che è "italiano" quello che nasce e viene (metaforicamente) partorito da noi; il resto potrà essere nazionale nel gusto, nella linea, nel design, nei colori, ma non è "italiano": per l'appartenenza territoriale di un prodotto non è solo una questione di testa, ma anche di mani".