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Investimenti delle aziende fermi al palo. Pellegrino: “Alle incertezze legate al mercato  si aggiungono quelle dei crediti incagliati che incidono sulla liquidità delle imprese”

Il calo di investimenti delle imprese venete registrato dall’ultimo Rapporto della Banca d’Italia fotografa e registra una situazione particolarmente difficoltosa per la manifattura che Confartigianato Imprese Vicenza ben conosce. “Sono numerose le realtà artigiane pronte a credere nella loro crescita o nell’evoluzione del proprio business, e quindi a investire, ma a frenarle oltre l’incertezza dei mercati legata agli scenari geo politici c’è la mancanza di chiarezza su norme e misure che dovrebbero supportarle”, Carlo Pellegrino del Sistema Produzione di Confartigianato Imprese Vicenza.

Il riferimento è a quelle misure, Impresa 4.0. e Transizione 5.0. per citare le ultime, soggette a continui ‘cambi in corsa’ che di fatto hanno tenuto in sospeso 4milioni di crediti nel vicentino (stima su un campione di 200 piccole imprese su investimenti realizzati nel 2023 e primo trimestre 2024) nel primo caso, e congelato a livello nazionale 6,3miliardi di euro per la mancanza dei decreti attuativi nel secondo.
“A fronte di investimenti importanti, con le nuove disposizioni, non c’è la certezza di poter utilizzare i crediti d’imposta previsti se non sottostando a procedure di comunicazione preventiva dei crediti da compensare, introdotte dai recenti decreti degli scorsi mesi. Questo perché non di rado mancano appositi decreti attuativi relativi a diversi aspetti dell’incentivo, quando non cambiano termini di presentazione della documentazione o proprio tipo di documentazione richiesta – continua Pellegrino-. Le imprese che avevano pianificato la gestione della liquidità aziendale, quindi, non possono utilizzare crediti di imposta legittimamente maturati per mille motivi incagliati e si trovano invece nella paradossale situazione di pagare imposte e contributi. E se la regolarità contributiva è, come per molte imprese, condizione necessaria per continuare a lavorare, avere crediti congelati, anche per le prossime scadenze fiscali, potrebbe metterle davvero in ginocchio. Ricordo che, quando un’azienda intende investire e necessita di accedere a finanziamenti bancari, è “caldamente” invitata a redigere un business plan a più anni dove dimostrare la bontà, e quindi il ritorno, dell’investimento per il quale si richiede l’intervento dell’istituto di credito. Com’è possibile mantenere un Piano Industriale se cambiano le regole in corsa che possono far saltare la sostenibilità del Piano stesso? Tutte distorsioni che abbiamo più volte denunciato e che si ripresentano puntualmente ad ogni provvedimento, di fatto rendendo sempre più caute le imprese nell’investire. In periodi così difficili sono soprattutto micro e piccole aziende a “soffrire di burocrazia”, perché concentrate in attività di valore, quando dovrebbero trovare le istituzioni al loro fianco in questa difficile sfida di sopravvivenza. L’incertezza quindi genera mancati investimenti che si ripercuotono sulle esportazioni e sul mercato interno, oltre ad aumentare il rischio dell’estromissione da filiere e catene del valore, anche internazionali”.
In merito ad esempio alla misura Impresa 4.0, il decreto attuativo contenente il modello di comunicazione dei crediti fiscali maturati è stato emanato, di fatto con un meccanismo che prevede il coinvolgimento del GSE, soggetto esterno all’Agenzia delle Entrate, al quale l’impresa deve registrarsi per effettuare la comunicazione. L’aggravio di burocrazia sta nel fatto che il GSE, una volta acquisita la comunicazione dell’impresa, deve effettuare i dovuti controlli e comunicare all’Agenzia delle Entrate il via libera alla compensazione. Nel decreto però non è specificato entro quanti giorni ciò debba accadere, per cui le imprese non sanno quando effettivamente possono operare le compensazioni. In questo momento chi ha presentato l’F24 di giugno con la compensazione dovuta a credito di imposta non saprà fino al 17 luglio se tale compensazione sarà effettiva o meno con tutto quello che può comportare a livello finanziario una mancata conferma.  

“Ritardi che portano, com’è accaduto, le imprese a pagare le imposte e i tributi utilizzando la propria liquidità, in luogo dell’utilizzo legittimo di un proprio credito, riducendo così le risorse da destinare agli investimenti magari in settori strategici”, conclude Pellegrino.

Comunicato 70