La dinamica delle imprese artigiane in provincia di Vicenza nel 2020: contenuto tasso negativo (-1,4%). Resistono però alcuni settori e continua la tendenza dell’artigianato verso imprese più strutturate e di maggiori dimensioni occupazionali
Comunicato 28 – 15 febbraio 2021
Tasso negativo (-1,4%) per le imprese artigiane a fine 2020. Resistono però alcuni settori (con qualche sorpresa) e continua la tendenza verso imprese più strutturate e di maggiori dimensioni occupazionali. Questo è quanto emerge dai dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza sulla dinamica delle aziende artigiane vicentine nell’anno che le ha viste colpite dalla pandemia e dai provvedimenti conseguenti.
“Il 2020 è stato un anno davvero duro per le nostre imprese. Molte delle attività soggette a restrizioni legate all’emergenza sanitaria, infatti, sono del comparto artigiano. A ciò si aggiunga una situazione di incertezza generalizzata, sul futuro politico ma anche economico e sociale, che di certo non ha favorito il ‘fare impresa’ – commenta Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza -. Cosa c’è da attendersi è difficile da dire perché le variabili in campo sono ancora molte. Confidiamo che il nuovo Governo guidato dal prof. Draghi segni un momento di svolta dedicando la giusta attenzione al mondo dell’impresa e del lavoro. L’economia del nostro Paese si fonda sulla capacità di intraprendere e noi imprenditori siamo pronti ad agire e reagire a questo momento di contrazione economica, fondamentale è il focus sull’impresa che è concentrata sulla piccola dimensione che da sempre è il motore della produzione e che si sta adeguando con lungimiranza alle esigenze del mercato”.
“Ciò premesso – continua Cavion – notiamo una tenuta media delle aziende che fa ben sperare nel rimbalzo o ripresa che dir si voglia. È indubbio che alcuni settori abbiamo pagato più degli altri, altri comparti hanno trovato soluzioni diverse. Penso agli operatori del settore trasporto persone che, praticamente fermi da febbraio 2020, attraverso un’Associazione Temporanea d’impresa sono riusciti a vincere un bando per il trasporto studenti. O ai tanti che hanno utilizzati i social per intercettare i clienti di prossimità o per mantenere vivo il rapporto con quelli di fiducia; o alle riunioni e contatti via web che hanno permesso di continuare rapporti di business; o all’e-commerce scoperto o potenziato da molte imprese. Tanti esempi della flessibilità e dell’adattabilità dell’artigianato ma soprattutto del suo dinamismo”.
Entrando nel vivo dei dati, a fine 2020 le imprese artigiane registrate nella provincia di Vicenza sono 23.170, con un saldo negativo di 343 unità rispetto all’anno precedente, dato da 1.141 nuove iscrizioni e 1.484 cessazioni, e registrano un tasso di variazione in negativo dell’-1,4%, (-0,7% nel 2019). Rispetto all’anno precedente le iscrizioni di nuove imprese sono calate del 21%, mentre le cessazioni subiscono un calo più contenuto pari all’8,5%. Il dato si spiega con il fatto che le cancellazioni di attività dal Registro Imprese si concentrano nei primi tre mesi dell’anno, per cui occorrerà attendere per osservare le reali ripercussioni della pandemia. Inoltre, si prevede uno spostamento degli effetti, in quanto le aziende tendono a posticipare la chiusura dell’attività per poter ricevere i ristori. Gli effetti sulla spinta imprenditoriale, invece, sono già visibili e pare abbiano colpito maggiormente gli artigiani vicentini: infatti, è nella provincia berica che si osserva la flessione più intensa di iscrizioni, in calo del 21%, mentre a livello regionale si registra un calo del 16,1%.
Se si confronta la nati-mortalità delle imprese con l’altra grande crisi del XXI millennio, di natura completamente diversa, si nota che nel 2009 la crisi economica ha portato un calo delle iscrizioni di imprese artigiane vicentine del 18,8%, variazioni di 2,2 punti percentuali meno intensa rispetto al -21% registrato nel 2020 con la pandemia; discorso diverso, invece, per le cessazioni di impresa che già nel 2009 vedeva un aumento del 2,6%, mentre nel 2020 sono in calo dell’8,5%.
L’analisi dell’Ufficio Studi considera anche i diversi settori. Si osserva così una tenuta delle Costruzioni che segnano una diminuzione dello 0,2% rispetto al 2019, ovvero di appena 20 unità. Servizi alle imprese e alle persone registrano entrambi una variazione pari ad un meno 1,7%, mentre soffre particolarmente il Manifatturiero con un calo del 2,5% rispetto all’anno precedente e perde 176 imprese.
Quanto alla forma giuridica, si osserva la continua mutazione dell’imprenditoria artigiana: al calo dell’1,4% delle imprese artigiane, determinato da un -1,3% di ditte individuali e da un -3,2% di società di persone, si contrappone una crescita delle società di capitali dello 0,9%. Il trend positivo delle società di capitali artigiane, che negli ultimi 9 anni sono cresciute del 36,0%, non si interrompe, quindi, neanche nell’anno della pandemia.
La pandemia, con i conseguenti lock down totali o parziali, ha messo a dura prova il tessuto imprenditoriale. Tuttavia, anche in questo anno funesto si osservano alcuni settori che registrano una crescita, seppure contenuta, e che, quindi, rappresentano i driver dell’artigianato
Nel 2020 si individuano 11 settori driver dell’artigianato che con le loro 8.670 imprese registrate rappresentano oltre un terzo (37,4%) del comparto. Questi settori presentano un saldo positivo nell’anno pari a +68 unità che determina una variazione del +0,8% a fronte di una flessione del 2,7% registrata negli altri settori.
Tra i settori driver principali, con almeno 50 imprese artigiane registrate, il più dinamico risulta Attività di servizi per edifici e paesaggio che segna una variazione pari a +4,3% rispetto all’anno precedente. A seguire troviamo Attività creative, artistiche e di intrattenimento con una variazione pari a +3,7%, Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine e apparecchiature con +2,5%, Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche con +1,4% e Lavori di costruzioni specializzati con +0,2%.